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Gls - Piacenza
OMICIDIO DI CLASSE

(16 Settembre 2016)

La notte scorsa, al magazzino GLS di Piacenza, nel corso di uno sciopero indetto dall’Unione Sindacale di Base, un operaio che stava partecipando al picchetto è stato travolto e ucciso da un camionista che, incitato dagli aguzzini dell’azienda, cercava di forzare il blocco.

Nonostante la stampa borghese si guardi bene dal parlarne, episodi analoghi sono accaduti cento volte negli scioperi che in questi ultimi 6 anni hanno infiammato il settore della logistica e solo per caso fino ad oggi non avevano causato dei lutti. Questo omicidio dimostra la durezza delle condizioni e dello scontro in questo settore lavorativo, così come in altri dove ci sono stati episodi simili, come nell’industria dei macelli e fra i braccianti.

La lotta rivendicava l’assunzione a tempo indeterminato di 13 operai assunti con contratti a tempo determinato. Il lavoratore ucciso era già assunto in modo stabile dal 2003, quindi non si batteva solo per sé ma per gli altri suoi compagni in condizioni peggiori. Lottava contro la precarietà per tutta la classe operaia, italiani e immigrati, lui, egiziano, padre di 5 figli.

Lottava per tutta la classe operaia, e in realtà ad ucciderlo non è stato solo un crumiro, è stata tutta la classe borghese, tutta interessata a spezzare il movimento operaio cresciuto in questi anni nella logistica affinché non si estenda al resto della classe lavoratrice.

È la borghesia intera – gli industriali, la finanza, la macchina repressiva dello Stato, i suoi burattini seduti in parlamento – ad aver voluto le leggi che peggiorano sempre più le condizioni di vita dei lavoratori. È la irreversibile, storica crisi economica del capitalismo, non solo italiano ma del mondo intero, che richiede, per la difesa dei profitti, di aumentare sempre più lo sfruttamento e la repressione contro i lavoratori.

I lavoratori devono apprendere la lezione. I partiti che affermano essere possibile per la classe operaia una vita pacifica e dignitosa nel capitalismo, che predicano la collaborazione di classe, con le aziende e con lo Stato, nell’interesse di un inesistente bene comune che chiamano “economia nazionale”, questi partiti non fanno altro che disarmare i lavoratori nella lotta contro la classe dominante, che oggi li spinge nella miseria e domani li spingerà al macello in una nuova guerra mondiale, che va maturando di giorno in giorno. È questo infatti l’unico mezzo che ha il sistema capitalistico per uscire dalla crisi di sovrapproduzione: distruggere le merci in eccesso, compresa la merce forza-lavoro, per poi rilanciare un nuovo folle ciclo di accumulazione, come è avvenuto dopo la seconda guerra mondiale.

La lotta di classe è quindi inevitabile e va combattuta. È necessario opporre alla forza del padronato la grande forza unita dei lavoratori. Per questo serve uno strumento fondamentale che oggi manca: il sindacato di classe.

Cgil, Cisl e Uil sono sindacati di regime, le organizzazioni che più e meglio legano la classe operaia, sottoposta ai colpi della classe dominante. Dalla seconda metà degli anni settanta, fuori e contro i sindacati di regime, sono nati i sindacati di base che hanno rappresentato un primo passo verso un vero sindacato di classe.

Ma in quasi quaranta anni questo obiettivo non è stato ancora raggiunto, non è stata superata la divisione e la concorrenza fra le diverse sigle, e questo a causa, oltre che del sabotaggio del nemico di classe per mezzo dei sindacati di regime, dell’opportunismo politico delle dirigenze del sindacalismo di base.

Oggi il sacrificio di questo nostro fratello di classe non deve essere vano ma sia a monito della necessità di una risposta comune dei sindacati di base all’aggressione padronale!

L’unità nell’azione di tutti i lavoratori, sia inquadrati nei sindacati di base sia mobilitati dai sindacati di regime, è la migliore arma per smascherare il ruolo di Cgil-Cisl-Uil e per far maturare la nascita del sindacato di classe.

Ma il sindacato può solo porre un freno allo sfruttamento. La lotta sindacale è una palestra necessaria ma la lotta di classe può vincere solo nel suo campo decisivo, che è quello politico. Per questo è necessario il partito comunista rivoluzionario, armato della necessaria teoria, del programma, della esperienza storica. Solo conquistando il potere la classe lavoratrice internazionale potrà distruggere il capitalismo, eliminare lo sfruttamento e fermare la guerra.

15/09/2016

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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