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Roma, Collettivo Siamo Tutti Comunali: il nostro NO al Governo Renzi

(24 Ottobre 2016)

Siamo Tutti Comunali è un collettivo di lavoratori capitolini con cui abbiamo già avuto modo di interloquire, in una conversazione che, fra l'altro, ne ha restituito la spinta a costuire passaggi di lotta unitari. Una tendenza confermata anche dalla partecipazione alla manifestazione del 22 ottobre contro il governo Renzi, significativo momento di opposizione alle politiche economiche e alla riforma costituzionale dell'attuale esecutivo. Il senso di questa presenza ci è stato spiegato direttamente in piazza da Alessandro, che del collettivo è membro.

lotta in comune

Per cominciare, puoi spiegarci i motivi della vostra presenza alla manifestazione di oggi?
Siamo qui per rappresentare le istanze e il disagio dei dipendenti diretti e indiretti del Comune di Roma, attivi in servizi di estrema utilità per la cittadinanza. Servizi che possono essere assolti da Aziende Municipalizzate e Partecipate o esternalizzati e affidati, mediante appalto, a cooperative e imprese di vario tipo. In questo ampio settore, è sempre più diffuso il dissenso verso le politiche economiche e sociali del governo Renzi. Il quale prosegue, in altre forme e con maggiore ferocia, nella direzione intrapresa dai precedenti esecutivi, che ci ha già penalizzato molto. Per dire, con la Riforma Fornero, varata dal governo Monti, s’è impedito a molti di andare in pensione e, poiché non vengono fatte nuove assunzioni e non ci sono concorsi pubblici aperti, l’età media dei dipendenti supera i 50 anni.

Questo dato anagrafico, a quanto ci risulta, si combina spesso con una situazione di sotto-organico...
Certamente. Forse, in questo senso, il caso più clamoroso è quello del Servizio Giardini. Qui, ad occuparsi di centinaia di migliaia di alberi sono solo 157 persone, quasi un terzo dei quali è costituito da “esodati”, spostati da altri settori e assunti con contratti a termine. L’età media, per quello che è a tutti gli effetti un lavoro usurante, è molto alta. Si calcola che, nel 2019, circa la metà dei dipendenti andrà in pensione. Allora, in mancanza di assunzioni, la situazione di sotto-organico diventerà ancor più esplosiva e la cura del verde pubblico (giardini, ville storiche e alberature varie) ne risentirà, anche se, quasi sicuramente, la stampa ufficiale attribuirà ai lavoratori sfaccendati la minor tutela di questo patrimonio.

In effetti i dipendenti di Roma Capitale vengono percepiti dall’opinione pubblica – orientata dal sistema mediatico – perlopiù come nullafacenti e privilegiati...
E’ un’immagine che non corrisponde alla realtà, spesso noi lavoriamo in condizioni veramente disagiate. Per esempio, non beneficiamo d’una buona tutela della salute, come indica il fatto che tra i lavoratori del Comune il Testo Unico per la Sicurezza sul lavoro ((Dlgs 81/2008) è, nella maggior parte dei casi, disatteso.

Dunque, una situazione difficile, che giustifica ampiamente la partecipazione a una manifestazione come quella odierna. Ma rispetto allo sciopero che l’ha preceduta, come vi siete comportati e che valutazioni fate?
Vi abbiamo aderito, ritenendolo più che sacrosanto. Ovviamente, i giornali ne hanno in tutto o in parte oscurato le motivazioni, sia nei giorni precedenti che a sciopero avvenuto, quando – costretti a riportarlo – hanno genericamente accennato a disagi rispetto alla mobilità e alla spinta verso il No al Referendum Costituzionale. In effetti, nell’ambito dei trasporti, a Roma la riuscita è stata notevole, con gli autobus fermi e le linee della Metro A, B e C chiuse. Nella capitale, inoltre, lo sciopero ha avuto successo pure nelle scuole. Magari, presso i lavoratori di diversi servizi di Roma Capitale, l’impatto è stato talvolta minore. E, in generale, secondo noi sarebbero più necessari e coinvolgenti gli scioperi prolungati, che non si esauriscano in una giornata, così da non dare il senso d’una cosa estemporanea, sganciata da un conflitto generalizzato. Per questo ci vorrebbero, però, vere e proprie casse di resistenza, tali da permettere di superare gli ostacoli frapposti da quella l. 146 del 1990 che, nei servizi essenziali, riduce fortemente la possibilità di scioperare. Se viene meno la percezione dello sciopero come episodio isolato, prospettandosi un vero percorso conflittuale, lavoratrici e lavoratori saranno più disposti ad affrontare i sacrifici economici connessi alla lotta.

Accennando alle motivazioni dello sciopero, ha parlato del Referendum Costituzionale, tema centrale anche in questo “No Renzi Day”: su tale argomento intendete portare avanti una campagna anche nei posti di lavoro?

Ovviamente sì: l’intento del Collettivo è quello di svolgere un percorso di sensibilizzazione presso le lavoratrici e i lavoratori di Roma Capitale. Ovviamente, quel che veicoleremo è un No Sociale, molto in linea con quello espresso in queste due giornate di lotta. Cercheremo, cioè, di spiegare che un ulteriore rafforzamento dell’Esecutivo - come quello previsto dalla Riforma renziana – darà più slancio agli attacchi alle condizioni di vita dei proletari, provocando la cancellazione dei diritti residui. Un approccio non esclusivamente giuridico, quindi, quello che abbiamo scelto per i volantinaggi e per gli incontri che svolgeremo sul tema.

Bene, con simili argomentazioni sarà più facile suggerire il nesso con altri aspetti della complessiva opposizione al Governo Renzi. Pensiamo al rifiuto del Decreto Salva Roma (2014) e del recentissimo Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica, attuativo della Riforma Madia: due provvedimenti che vanno nel senso di una forte stretta sulle Società Partecipate dal Comune...
Infatti: in nome del debito di Roma Capitale, e di una presunta logica efficentista, si vuol procedere alla dismissione di società municipalizzate o partecipate che offrono servizi di fondamentale importanza, come Farmacap, Zètema e Multiservizi. La consegna dei servizi pubblici ai privati per questo governo è un dogma, ma noi controbattiamo, anche con proposte concrete, come quella portata avanti dall’Usi rispetto a Multiservizi. Che è una partecipata di secondo livello, perché appartiene per il 49% ai privati e per il 51% non direttamente al Comune, ma ad una società di cui lo stesso è interamente proprietario: l’AMA. Sia per scongiurare la perdita del posto di lavoro per circa 2500 persone sia per rendere più efficace un servizio che, per esempio, concerne la manutenzione dei giardini scolastici, l’USI ha proposto un’internalizzazione totale dell’azienda. Un’ipotesi rispetto alla quale la Giunta attuale (in particolare, attraverso l’Assessora all’ambiente Muraro) ha palesato interesse...

Però, nella Giunta pentastellata ci sono anche voci che vanno in altra direzione, come quel Colomban – imprenditore veneto, da poco Assessore alle Partecipate – che è sempre stato fautore d’un liberismo senza freni...
E’ vero, Colomban esprime una logica diversa, anche se rispetti ai furori di fine settembre, quando sembrava che volesse svendere tutte le Aziende del Comune, ha fatto parzialmente macchina indietro. Forse, pezzi rilevanti dei 5 stelle di Roma, gli hanno detto di darsi una calmata e lui s’è moderato. Sta di fatto che noi, come Collettivo, non abbiamo mai condiviso le illusioni che, rispetto alla Giunta Raggi, hanno circolato sino a ieri in larghi ambienti della sinistra di classe. Per noi anche con questa amministrazione vale l’approccio battagliero che si aveva con le precedenti, magari più esplicite nell’essere contro chi lavora. Se Raggi e i suoi accettano proposte come quella di USI su Multiservizi, bene, sennò non ci limiteremo a fare un po’ di pressione, creando invece momenti di conflitto. Parliamoci chiaro: abbiamo aderito alle giornate del 21 e 22 anche perché riteniamo il Pd il nemico principale, ma questo non vuol dire che altri soggetti politici, che non esprimano il rifiuto netto di certe politiche economiche e sociali, siano diventati “nostri amici”.

A cura de Il Pane e le rose - Collettivo redazionale di Roma

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