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Le 4 cupole

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(28 Maggio 2010) Enzo Apicella

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    IL RITORNO DEI ROTTAMATI VIVENTI

    (5 Dicembre 2016)

    rottamati viventi

    Nell'attuale mondo globale ed interdipendente non si possono spiegare gli avvenimenti nazionali se non si comprendono quelli internazionali, che, spesso, ne sono origine e causa.
    La battuta di arresto del processo di riforme Renziane (ed i numeri imprevisti che la testimoniano) si inserisce (dopo la Brexit e, in parte, dopo l'elezione Trump) nella composita e trasversale filiera euroscettica comprensiva località topografiche che vanno dall'estrema destra all'estrema sinistra.
    Una filiera che tende a mettere in discussione l'attuale gestione Tedesca ( e Franco-tedesca) del processo di composizione del blocco continentale europeo, nelle forme di richiesta di “uscita dall'euro”, di “sovranismo nazionale”, di “muro contro i migranti”, di “temperamento della ricetta dell'austerità” e di affossamento dei governi piu' diligentemente servitori della U.E..
    E' quello che è accaduto anche in Italia con il composito e vincente fronte del no (nonostante il perenne tavolo di contrattazione Renziana con la Merkel), accozzaglia di pulsioni razziste, di grumi profittuali legati alle autonomie locali, dell'arcobaleno del vecchiume politico della prima repubblica mischiato al “nuovismo Grillino”, fino all'ininfluente contributo di ex “lottatori sfiduciati nello stato”.
    Il fronte del si, nonostante alcuni tentativi di “corruzione contrattuale” e di miserevole “riforma della riforma Fornero”, non ce l'ha fatta, facendosi travolgere dall'onda di un no sudista, anziano e di ceto medio poco incline ai “cambiamenti”.

    Al di la dei numeri incontrovertibili, la solita solfa unitaria sulla “vittoria della democrazia” fa il paio con l'annuncio di “mediazioni e senso di responsabilità” che lasciano presagire, oltre un definitivo regolamento di conti nel P.D., la possibilità di un governo tecnico (Padoan?) che accompagni il paese in stand-by alle elezioni del 2018.

    Per gli sfruttati, ovviamente, nulla cambia, tranne il governante.
    Il potere resta quello europeo,
    a vincolare e condizionare scelte e decisioni politiche.
    Il dominio resta quello capitalistico che continua ad annoverare nel suo taccuino antioperaio una feroce politica contro il salario,
    i diritti e le normative del lavoro.

    Insomma,
    forse,
    cambia lo spartito,
    ma la musica resta la stessa.

    Pino ferroviere

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