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Elezioni in Olanda, alcuni dati

(15 Marzo 2017)

I partiti di governo, il liberale VVD e il laburista PvdA hanno subito una pesante batosta alle elezioni. Il primo è passato da 41 a 31 seggi, mentre il secondo è passato da 37 a 9. La differenza nel livello di punizione degli elettori è fondamentalmente causata dal fatto che mentre il VVD ha applicato conseguentemente il suo programma procapitalista il PvdA ha rinnegato tutte le promesse di politica sociale accodandosi al VVD: quindi doppiamente punito. Notevole é il progresso di partiti di centro e di contenuto sociale come il D66 (liberaldemocratici) e il GroeneLinks che si é presentato come partito giovane con programma social-liberale. Il D66 é arrivato a 19 seggi così pure il GroeneLinks. Il CDA (cristianodemocratici, vecchio partito di maggioranza caduto in disgrazia dopo aver deciso di finanziare le banche all’inizio della crisi nel 2008) si è presentato come alternativa al VVD come leader di governo raggiungendo peró solo 19 seggi. Importante è anche il risultato del PvdDieren (Partito degli animali) che é arrivato a 5 seggi dai 2 che aveva. É un partito costituito maggiormente da donne e che ha un programma ecologico militante. Così come il DENK, partito antirazzista di immigrati recentemente costituito, che ha preso 4 seggi. Il partito degli anziani 50plus ha portato i seggi da 1 a 3. Il SP (partito socialista) ha invece perso un seggio passando da 15 a 14 seggi. La sconfitta virtuale è stata subita dal PVV di Wilders. Mentre tutti i media annunciavano la sua prossima vittoria, ha solo guadagnato 4 seggi arrivando a 19. In effetti il PVV non è esattamente un partito, non ha iscritti, non ha una organizzazione, ma è una creazione “cloud”dello stesso Wilders, che riceve finanziamenti da Israele e dai lobby sionistici USA per mantenere alto il livello di attacchi all’Islam e agli immigrati. Il totale dei deputati è di 150 e il sistema elettorale è proporzionale.
Tutti questi partiti danno per scontato l’ordine economico e sociale capitalista, la partecipazione alla NATO, la accettazione della politica USA qualunque essa sia. L’appoggio a Israele non é in questione. L’unico partito che si distanzia un po’è il D66 che si pronuncia per la creazione di uno stato palestinese e il ritiro di Israele nel confini del 1967. Senza però definire una via per arrivarci. Ciò che è in questione è la appartenenza all’euro e la sottomissione al diktat della Commissione europea. Già in una occasione il referendum aveva sancito la contrarietà della maggioranza della popolazione alla UE cosí come fu concepita. Wilders aveva fatto sua questa avversione alla UE e all´euro riscuotendo così appoggio popolare. Tuttavia il fatto che sia riuscito a canalizzare il malcontento della popolazione non ha significato un appoggio tale da consegnargli il potere di governare. É certo che la gente quando non ha strumenti propri, utilizza quelli che sono a disposizione, ma non è detto che vi si identifichi. Wilders sarebbe stato una avventura difficile da gestire proprio in un momento in cui non è presente e non si prospetta una alternativa della classe lavoratrice. Ciò che comunque ha significato un cambiamento è che è stato infranto il monopolio di governo dei liberali del VVD e dei sociali del PvdA. L’alta partecipazione dell’82% indica altresì che la popolazione ha inteso farsi sentire e di non essere più disposta a subire un potere politico duopolistico. Qualunque nuovo governo dovrà essere composto da una coalizione di almeno quattro partiti molti dei quali dovranno rispondere alle pressioni sociali che li hanno portati alla Camera per cui sarà più difficile un appiattimento sulla difesa degli interessi delle banche e del grande capitale. Spazio per la lotta.

15/3/17

Nicolai Caiazza

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