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Per il Primo Maggio 2017

Di fronte alle minacce di guerra imperialista
Tornare alla lotta di classe, all’Ottobre, al Comunismo

(29 Aprile 2017)

La storia si ripete

Il capitalismo porta alla miseria la gran parte dell’umanità non perché produce poco ma perché è costretto a produrre troppo. Come nella Grande Depressione iniziata nel 1929, la attuale crisi economica del capitalismo, che ormai abbraccia tutti i continenti, dagli Usa alla Cina, non ha via di uscita: l’accumulazione del capitale si inceppa, gli operai sono licenziati, la disoccupazione si diffonde.

Perché la causa della crisi è nei meccanismi vitali del capitalismo stesso.

Il mercato mondiale, che finora aveva smaltito la sovrapproduzione, diviene inaccessibile per le merci dei più vecchi e maggiori capitalismi, che denunciano i precedenti accordi fra gli Stati e tornano ad invocare il protezionismo e le guerre doganali. Si inganna la classe lavoratrice pretendendo di trovare una soluzione nella difesa della patria, della nazione e della sua economia, o anche solo della propria fabbrica.

La globalizzazione delle produzioni, della finanza, dei commerci, delle migrazioni dei lavoratori, nata col capitalismo, ne costituisce la esplosiva carica eversiva ed è un’illusione reazionaria volerla fermare, contenere, riformare. La negazione della globalizzazione del capitale può essere solo l’internazionalismo comunista.

Ma il capitalismo non può tornare indietro e chiudersi all’interno dei mercati nazionali: per sopravvivere ha bisogno di devastare il Mondo. Non potrà mai esistere un capitalismo senza crisi e senza guerre. Gli Stati borghesi infatti sempre più ostentano i contrasti di interessi che li dividono, non più celati nel cerimoniale delle diplomazie. Già si misurano con le armi nell’interminabile conflitto siriano, ma preparano un nuovo terzo grande conflitto globale che supererà di molto le immani carneficine di proletari avvenute nella Prima e nella Seconda Guerra.

È ineluttabile, tutti i governi, di destra e di sinistra, guerreschi e pacifisti, si getteranno nella fornace della guerra, e vi getteranno il proletariato, perché in realtà la guerra è necessaria alla mondiale classe borghese, per la sua conservazione, come è rivolta in sostanza contro la classe operaia e contro il comunismo.

Nei trascorsi decenni di pace capitalistica, nei paesi di più antica industrializzazione, nonostante le enormi ricchezze accumulate dalla borghesia, la classe operaia ha visto progressivamente revocate le briciole della corruzione del riformismo, del pacifismo e del “progresso” borghese e conservatore, mentre nei paesi di più recente sviluppo capitalistico si sono rovesciati nelle città centinaia di milioni di rurali, divenuti operai che, alla dura scuola del capitalismo, si sono allineati nell’esercito sterminato della classe operaia mondiale, chiamata dal bisogno e dalle oggettive condizioni storiche alla rivoluzione comunista.

Contro le devastazioni del tardo e morente capitalismo il proletariato, per la sua difesa oggi e liberazione domani, può contare solo sulle proprie forze, sulla sua lontana e incessante tradizione di lotta, sul programma del comunismo, di cui è custode solo il suo partito. Un programma, distruttore del mercantilismo e del lavoro salariato, che è oggi maturo ed urgente ormai in tutto il mondo.



La storia può ripetersi

Nel Maggio di un secolo fa, mentre la Prima Guerra imperialista mondiale dilaniava il proletariato europeo, in Russia il Partito bolscevico si preparava a prendere la direzione della rivoluzione che avrebbe di lì a poco abbattuto lo Stato borghese e il suo governo, nel nome dell’internazionalismo proletario, della fine immediata della guerra, della riforma agraria, del comunismo mondiale.

La classe operaia di tutto il mondo cercò di seguire quell’esempio, ma fu, allora, battuta. Fu sconfitta non dalle forze armate degli Stati borghesi ma dal loro complice, il riformismo infiltratosi nel movimento operaio.

Ma il proletariato tornerà domani a far sentire la sua voce. Si darà le sue organizzazioni di lotta difensiva, veri sindacati di classe con i quali opporrà sempre più decisi ed estesi scioperi alla oppressione padronale. Tornerà a lottare intransigentemente a difesa delle proprie condizioni di lavoro e di vita, contro l’economia nazionale, che altro non è che l’economia del capitale, ponendosi così già sulla strada che lo condurrà alla distruzione delle disumane e antistoriche leggi del capitale.

Una incessante battaglia che sarà una scuola di guerra sociale ove apprenderà a riconoscere il suo partito contrario a tutti gli altri. Tramite il partito comunista la classe imporrà la sua prospettiva storica a quella mortifera della classe borghese, e prenderà la guida dell’intera umanità sofferente attraverso un processo rivoluzionario che, come nella Russia dal 1917 ai primi anni Venti del secolo scorso, abbatterà il potere degli Stati borghesi per instaurare la sua dittatura, fino all’abolizione del lavoro salariato, del denaro, della merce, della società divisa in classi.

Oggi come cento anni fa ribadiamo che all’inevitabile guerra del Capitale la classe lavoratrice opporrà la sua parola d’ordine: Rivoluzione!

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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