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(La tolleranza zero)

Barbara Molinario dell’Unhcr: «La nostra priorità è togliere i rifugiati dai centri di detenzione libici»

(12 Agosto 2017)

tramite controlacrisi.org (dall'edizione del manifesto dell'11 agosto 2017)

logo unhcr

«Purtroppo ancora oggi i migranti fermati in acque libiche vengono rinchiusi nei centri di detenzione, dove le condizioni di vita sono terrificanti. Come Unhcr stiamo lavorando con le autorità e con l’Oim perché si possano aprire al più presto dei veri centri di accoglienza nei quali ospitare migranti e rifugiati». Barbara Molinario dell’Unhcr fa il punto sul lavoro che l’Agenzia Onu per i rifugiati sta svolgendo in Libia. «Un Paese nel quale siamo presenti fin dal 1991 anche se purtroppo nel 2014 per motivi di sicurezza il nostro staff internazionale è dovuto andare via», spiega. «Nonostante questo a oggi con i nostri partner riusciamo ad essere presenti in tutti i dodici porti in cui vengono portati i migranti dopo essere stati fermati in mare dalla Guardia costiera libica. E qui forniamo assistenza medica, cibo, beni di prima necessità. Da là poi, però, i migranti e i rifugiati vengono trasferiti in centri di detenzione».

Quando saranno pronti i centri di accoglienza?
Ci stiamo lavorando insieme alle autorità libiche e ai nostri partner. Questa è la strada da percorrere perché con tutte le difficoltà che vivono, le violenze subite e i rischi corsi in mare non è giusto che i migranti tornino nei centri di detenzione.

Cosa ne ha ostacolato finora la creazione?
Si tratta di un processo molto lungo condizionato dal fatto di non avere lo staff internazionale nel Paese, dalla necessità di individuare i luoghi adatti e avere le autorizzazioni da parte delle autorità. Tutto questo richiede del tempo. In più bisogna tener conto delle difficoltà legate ai problemi di sicurezza.

L’Unhcr riesce ad entrare in 13 dei circa 30 centri di detenzione gestiti dal governo di Tripoli. In che condizioni vivono i migranti?
In condizioni terribili. Mancano i servizi sanitari, manca l’assistenza medica e mancano le condizioni di sicurezza. Trattandosi di centri di detenzione per tutti, anche per le donne o per chi ha delle problematiche particolari, per persone vulnerabili e bambini è ovvio che la priorità per noi è di negoziare la loro liberazione e metterli in sicurezza. Bisogna considerare che in Libia esistono centri di detenzione gestiti da vari soggetti. Quelli nei quali entriamo ricadono sotto la responsabilità del governo di Tripoli, ma poi ci sono quelli in mano alle milizie e quelli gestiti dai trafficanti che tengono rinchiusi i migranti fino al momento della partenza.

Da luglio si registra una diminuzione degli arrivi. A cosa è dovuta?
A un insieme di fattori. In parte a qualche giorno di maltempo, ma anche al fatto che la Guardia costiera libica è stata più operativa e ha intercettato un numero elevato di persone in mare. Bisogna dire però che è troppo presto per affermare che si tratta di un trend. A oggi gli arrivi sono bene o male in linea con quelli dell’anno scorso e dell’anno prima. Il problema comunque non sono i numeri ma la necessità di trovare un’alternativa al fatto che persone debbano rischiare la vita in mare. Non si tratta quindi solo di potenziare le operazioni in Libia, ma anche di chiedere che vengano fornite delle vie legali per arrivare in Europa. E’ fondamentale continuare a dirlo, altrimenti non si arriverà mai a una soluzione. L’Italia ha fatto uno sforzo incredibile nell’accogliere centinaia di migliaia di persone fino a oggi ma è impensabile che possa continuare così. L’Europa deve essere più solidale. Purtroppo non è così, come dimostrano i dati sui ricollocamenti: a oggi è partito circa il 20% del target. Fa tutto parte dello stesso problema, il fatto che venga allentata la pressione sull’Italia tramite i ricollocamenti, tramite delle soluzioni in Libia e tramite l’apertura di vie legali, in modo che chi è in fuga non debba attraversare il Mediterraneo in barca.

Il governo italiano spinge molto perché Unhcr e Oim si occupino dei centri di accoglienza in Libia. Non avete paura di fare la parte della foglia di fico per coprire i respingimenti dei migranti?
Quello dell’Unhcr è un mandato umanitario, quindi noi lavoriamo con tutti gli attori in tutte le situazioni perché c’è un estremo bisogno di migliorare la situazione in Libia dove oltre ai migranti ci sono anche 300 mila sfollati libici.

Cosa pensa del lavoro che svolgono le Ong?

Senza ombra di dubbio sono fondamentali per i salvataggi in mare. A prescindere dal Codice di condotta quello che è importante è che possano continuare a fare il loro lavoro, anche quelle che non hanno firmato il Codice come sta di fatto sta accadendo e come ci auguriamo continui a essere, perché nonostante tutto lo sforzo della Guardia costiera italiana e di tutti gli altri attori nel Mediterraneo comunque non basterebbero. Senza le Ong sicuramente avremmo un numero di morti maggiore.

Carlo Lania - il manifesto

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