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Il dilemma dei generali

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(23 Giugno 2012) Enzo Apicella

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Non mandiamo in pensione il cervello

(10 Settembre 2017)

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Il confronto tra cgil cisl uil e governo sul tema delle pensioni è un miserabile gioco delle tre carte. Muoversi all'interno delle compatibilità finanziarie che saranno fissate dalla nota di aggiornamento del DEF, impone un processo di redistribuzione delle attuali risorse interne al sistema previdenziale creando ulteriore frammentazione sociale e costruendo la categoria dei pensionati poveri come unica prospettiva di fine lavoro.
Tuttavia gli incontri consentono a cgil cisl uil di propagandare il proprio impegno e al governo di costruire la prossima campagna elettorale sull'aspettativa previdenziale dei lavoratori, dei giovani e dei pensionati. Ma la ricerca del consenso non riesce a nascondere la truffa delle misure messe in atto e di quelle che si stanno predisponendo.

La distruzione del sistema previdenziale pubblico è un progetto che si sta realizzando progressivamente e dopo aver abbattuto il sistema di calcolo retributivo, ora distrugge anche il sistema di calcolo contributivo trasformando il diritto costituzionale alla pensione in prerogativa personale legata alla propria condizione socio economica.
Permettersi l'APE volontaria è un lusso e pertanto riservata a chi ha un reddito elevato. Accendere un mutuo ventennale per andare in pensione con un esborso in termini di interessi da restituite a banche e assicurazioni è sicuramente un'ipotesi singolare. Tuttavia la possibilità di passare al partime e contemporaneamente accedere al pensionamento anticipato per l'orario mancante attraverso l'APE volontaria, costruendo la nuova figura di metà lavoratore e metà pensionato, dimostra come possa essere utilizzata da particolari figure. Ma i giovani quando entrano al lavoro in questo modo?
La questione dell'innalzamento dell'età pensionabile in relazione all'aspettativa di vita è propaganda pura. Innanzitutto le donne del privato vedranno salire la loro età pensionabile a 66 anni e sette mesi con un anno in più del trattamento attuale, quindi con un risparmio nella mancata erogazione della pensione. L'aspettativa di vita che viene calcolata in un triennio, 2014-2016, nel 2015 è diminuita e nei primi messi del 2017 sta scendendo in maniera sensibile. Il prolungamento dell'età pensionabile lascia senza pensione quei soggetti che hanno titolo per la pensione sociale e chiaramente stiamo parlando di un area sociale già in povertà. Sarebbe opportuno ricordare che il prolungamento dell'età pensionabile a 67 anni è previsto nella famosa lettera di Trichet che dava indicazioni su come risparmiare distruggendo stato sociale e garanzie del lavoro. Quindi stiamo parlando di un progetto che, come in Grecia, fa dell'appropriazione delle risorse del sistema previdenziale un progetto strategico.
La pensione dei giovani è l'ulteriore elemento di destrutturazione del sistema previdenziale pubblico in quanto porta a sintesi il progressivo abbattimento anche della relazione tra contribuzione e pensione e trasforma quest'ultima in pura assistenza sociale condannando intere generazioni ad una vecchiaia di povertà e di stenti. Quello che si manda in pensione non sono i giovani ma il loro diritto al lavoro, saltando tutta la fase lavorativa della vita si costruisce il futuro pensionistico della povertà.
L'abbattimento della relazione tra contributi e pensione è funzionale alla politica degli sgravi contributivi delle imprese, alla discontinuità e precarietà lavorativa, alla progressiva distruzione del patrimonio dell'Inps a cui Boeri vorrebbe cambiare nome definendo come Istituto della Protezione Sociale. Infatti la mancata contribuzione dell'impresa che diventa a carico del prelievo fiscale generale, quando verrà versata all'Inps dallo stato ? Un chiaro segnale del ruolo che si vuole disegnare per il futuro previdenziale del paese.
Nel frattempo di costruiscono meccanismi legislativi per poter consentire il ricalcolo delle pensioni erogate con il sistema contributivo che corrisponderebbe ad un taglio di 300 euro circa. Per raggiungere questo obiettivo costruiscono progetti di riforma dell'articolo 38 della Costituzione trasformando la pensione da diritto costituzionale acquisito e costruito sui propri risparmi in variabile dipendente delle politiche economiche del governo.
Eppure basterebbe tagliare il prelievo fiscale sulle pensioni per ridare reddito ai pensionati e immettere risorse economiche nel sistema. Ma si guarda all'UE solo per togliere, mai per dare. Così non si vedono la tassazione agevolata degli altri paesi come l'età pensionabile in essi prevista.
Il 24 ottobre la Corte Costituzionale si pronuncerà sui ricorsi per la mancata perequazione sostituita dai famosi bonus del governo. Cgil cisl uil hanno sempre ignorato la precedente sentenza della Consulta e si guardano bene dal porre il problema al governo.
A tutto questo si aggiunge il tentativo sempre verde di rilanciare con forza la previdenza complementare dei fondi pensione come alternativa progressiva al sistema pensionistico pubblico. Bisogna aspettarsi di tutto, hanno messo le mani sul sistema di calcolo passando dal retributivo al contributivo, sull'età pensionabile, sui coefficienti di trasformazione, su tfr e tfs, sulla perequazione delle pensioni, sui giorni di accredito bancario e postale, che cosa dobbiamo aspettarci ancora?
9 settembre 2017

Usb Pensionati

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