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(9 Dicembre 2017)
Aderisco alla giornata di digiuno del 10 dicembre 2017 per l'abrogazione dell'ergastolo.
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Mi è sempre sembrato evidente che condannare una persona alla detenzione fino alla morte - con ciò privandola per sempre della quasi totalità delle libertà personali e delle relazioni sociali al di fuori delle quali l'umanità è pressoché annichilita - costituisce quasi una sorta di condanna a morte in forma differita attraverso una segregazione senza speranza che si configura come una tortura senza scampo.
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La Costituzione della Repubblica Italiana, che all'articolo 13, comma quarto, stabilisce che "è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà", e che all'articolo 27, comma terzo, stabilisce che "le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato", ed al comma quarto del medesimo articolo ribadisce che "non è ammessa la pena di morte", ebbene, inequivocabilmente dichiara la flagrante illiceità della pena dell'ergastolo.
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Ogni essere umano ha diritto alla vita e alla dignità; e cosi' come è inammissibile l'omicidio, e' altresì inammissibile la perpetua segregazione di una persona dall'umanità e l'imposizione dell'incessante tortura del sapersi per sempre privati di tantissima parte di ciò che rende umana l'umana esistenza.
Viterbo, 8 dicembre 2017
Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace e i diritti umani" di Viterbo
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