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La banda del buco

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(6 Giugno 2012) Enzo Apicella

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GERMANIA: CRISI POLITICA E LOTTA DI CLASSE

(29 Dicembre 2017)

Dal n. 60 di "Alternativa di Classe"

schultz e merkel

Le elezioni del 24 Settembre scorso hanno registrato il declino elettorale dei maggiori partiti tedeschi (Cristiano democratici, cristiano sociali e socialdemocratici) e l'ascesa elettorale dei partiti di estrema destra.
Due mesi dopo il voto federale, i liberali rovesciano il tavolo delle trattative con verdi e democristiani. Nessun governo è possibile dopo la defezione dei liberali dalla coalizione “Giamaica” con CDU, CSU e Verdi; i socialdemocratici della SPD confermano la loro contrarietà alla “grossa coalizione”. Ma i programmi dell'Unione cristiano democratica (CDU) di Angela Merkel e quelli del Partito socialdemocratico tedesco (SPD) sono sovrapponibili.
La CDU promette di ridurre la disoccupazione al 3%, attualmente è al 5%. La disoccupazione tedesca appare così bassa perché molti lavoratori sono occupati con ”i mini - jobs”, lavoretti precari che fanno risultare ”occupati” secondo le statistiche, ma che, di fatto, costringono a continuare a prendere gli ulteriori miseri sussidi al reddito, previsti dal sistema tedesco. La CDU NON PARLA PIU' DI “QUOTE MASSIME” DI MIGRANTI CHE IL PAESE PUO' ACCOGLIERE, MA VIENE PROPOSTO DI INCENTIVARE L'ACCOGLIENZA PER GLI IMMIGRATI CON MAGGIORI COMPETENZE.
Nel frattempo “Alternative fur Deutschland” (AfD), il nuovo partito della estrema destra, entra per la prima volta nel Bundestag con ben 94 seggi: l'ostilità verso gli immigrati cresce vistosamente ed è promossa da una frazione della borghesia alla ricerca di una base di massa, per imporre i propri interessi particolari. Micidiale strumento di divisione del proletariato, la xenofobia è utile all'insieme della borghesia tedesca.
Il programma politico dei socialdemocratici tedeschi della SPD è sostanzialmente conservatore. Non vuole alzare l'età pensionabile, ma non ne chiede nemmeno una riduzione. Promette un consistente taglio delle tasse per la classe media. Parla genericamente di ridurre il crescente divario tra ricchi e poveri, ma senza mettere in discussione gli attuali rapporti di produzione e l'ordine borghese. Con diversi comportamenti, e con lieve incremento dei voti, si muove la sinistra riformista della Linke, cercando di rispondere alla protesta sociale.
La UE ora è con il fiato sospeso in attesa che si formi un governo a Berlino; fra qualche mese avrà il fiato sospeso per paura che non si formi un governo a Roma. Intanto peggiorano le condizioni di vita sia dei proletari tedeschi che di quelli italiani. Gli imprenditori tedeschi fanno grandi profitti e non hanno bisogno, in questa fase, di una classe politica che direttamente li rappresenti.
In Germania crescono le diseguaglianze e le condizioni di sofferenza sociale. Bassi salari, lavoro interinale, contratti “a tempo”. L'ampliamento dei settori a basso salario è stato provocato principalmente dalla deregolamentazione del mercato del lavoro e dalla riduzione dei sussidi di disoccupazione. Per anni i diritti dei lavoratori tedeschi sono stati un fatto istituzionale. Lo Stato tedesco ha sempre imposto il divieto di qualunque concreto conflitto politico.
Ora l'attacco dei padroni e dei loro collaboratori si fa pesante sull'orario di lavoro. Nei mesi scorsi il presidente dei cinque (5) consiglieri economici del Governo aveva spiegato che ”ormai l'idea che la giornata lavorativa inizi la mattina sul posto di lavoro e si concluda con l'abbandono pomeridiano dell'azienda è obsoleta”. Nell'epoca digitale, ha aggiunto, alcune tutele dei lavoratori sono troppo rigide: ”le aziende hanno bisogno della certezza che non infrangano la legge se un lavoratore partecipa di sera a una conferenza telefonica e se a colazione legge le e-mail”.
Nel Luglio 2015 è stata approvata in Germania una legge, la “Tarifeinheit”, che prevede che a ciascuna contrattazione salariale con le aziende debba partecipare unicamente il sindacato con la maggioranza delle iscrizioni (mentre va ricordato che in Italia era stato siglato l'Accordo interconfederale tra CGIL, CISL , UIL e Confindustria sul Testo Unico sulla Rappresentanza nel Gennaio 2014, per spazzare via il sindacalismo di base combattivo e classista). Il meccanismo rientra nel solco della tradizione industriale tedesca, che, come prospettiva generale, evita il conflitto di classe e cerca il consenso tra sindacati e aziende, in nome dei “sacri” obiettivi della produttività e del profitto. Lo stesso spirito in base al quale, da anni, esiste la cogestione, in cui le rappresentanze sindacali possono partecipare ai processi decisionali delle aziende. Allo stesso tempo, è vietato in Germania lo sciopero politico.
Gli imprenditori tedeschi chiedono da tempo una definizione più flessibile dell'orario di lavoro. Chiedono di cancellare i limiti giornalieri: al momento sono otto ore, massimo 10 ore, con obbligo di recupero del riposo nel semestre e di lasciare soltanto il tetto settimanale di 48 ore.
Dal 2001 al 2005, secondo i dati dell'Institut der deutschen Wirtschaft di Colonia, il 94% dei giorni di sciopero proveniva dal settore industriale, ma tra il 2011 e i 2015 la tendenza si è completamente capovolta: il 95% dei giorni di sciopero è arrivato dal settore dei servizi.
Nel 2008 la Compagnia ferroviaria tedesca Deutsche Bahn (DB) fu obbligata ad accordare un incremento del 11% sui salari e una riduzione di un'ora sulla settimana di lavoro per i macchinisti. Questo è stato il risultato di mesi di aspro conflitto, nonostante la dichiarazione di illegalità degli scioperi nazionali dei ferrovieri, ed il tentativo delle burocrazie sindacali di dividere i lavoratori. La lotta dei ferrovieri è stata poi seguita dalla mobilitazione nell'area della Ruhr intorno alla chiusura della produzione dei telefonini Nokia. Un giorno di azione in solidarietà con gli impiegati della Nokia a Bochum ha visto la mobilitazione per strada di lavoratori provenienti da innumerevoli settori differenti e l'invio di delegazioni da diverse parti della Germania. Gli operai della Opel di Bochum sono scesi anch'essi in sciopero a sostegno di quelli della Nokia.
Fin dall'Aprile 2013 il sindacato VER.DI. ha organizzato scioperi all'interno dei 9 centri Amazon presenti sul territorio tedesco, sedi in cui sono impiegate quasi 12mila persone. Le giornate di sciopero vengono sempre indette in prossimità del “black friday” o delle vacanze di Natale con l'obiettivo di mettere in difficoltà l'azienda nei giorni dello shopping on-line più intenso.
La multinazionale risponde alle proteste dei lavoratori delle sedi tedesche, trasferendo il processo logistico nei Paesi confinanti, ad esempio la Polonia. La sindacalizzazione dei lavoratori Amazon è lenta. Da più di quattro anni il sindacato chiede un contratto collettivo che si basi sulla retribuzione per i lavoratori del settore della vendita al dettaglio, l'azienda non vuole aprire alcun tipo di trattativa. Tra i dati che emergono con forza c'è quello del tasso di malattia tra i lavoratori Amazon, che è del 20% più alto della media nazionale. Una tendenza che deriva dalla pressione fisica e psicologica a cui sono sottoposti i lavoratori della multinazionale del commercio elettronico.
Nel frattempo, la Haribo, multinazionale dei dolciumi con sede a Bonn, in Germania, sfrutta minorenni in Brasile. Gli orsetti d'oro della Haribo, composti di zucchero, sciroppo di glucosio, amido, aromi di frutta, sono resi lucidi con un sottile strato di cera di carnauba, che impedisce alle caramelle di incollarsi l'una all'altra nella confezione. Questa sostanza viene dalle foglie di una palma diffusa nel nord-est del Brasile, una delle zone più povere del Paese. Il lavoro di raccolta è affidato a contadini pagati 10 euro al giorno per faticare dall'alba al tramonto, obbligati a dormire all'aperto o nei camion di raccolta, privi di acqua potabile e di servizi igienici, costretti a dissetarsi nei ruscelli dell'arida boscaglia del Sertào. Tanti di loro sono bambini. A partire dal 2017, il salario minimo in Germania è, invece, di 8,84 euro lordi, ma all'ora.
Nei giorni scorsi a Bruxelles, sede UE, grazie al voto decisivo della Germania è stato ammesso per altri 5 anni il Glifosato nell'agricoltura europea. Il Glifosato è un erbicida chimico della Monsanto, giudicato dagli esperti molto dannoso per la salute. Si è voluto affermare il vincolo di lobby, dal momento che la tedesca Bayer sta completando l'acquisizione della Monsanto. In Germania, come negli altri Paesi europei, si tratta di esprimere posizioni classiste anche sulla questione ambientale.
Da mesi autisti di bus, lavoratori delle poste, educatori negli asili, sono mobilitati. Circa la metà degli autisti che trasportano lettere e pacchetti per la Deutsche Post, le poste tedesche, non sono dipendenti del gruppo. Almeno tremila di loro lavorano per aziende partner, spesso con sede nei Paesi dell'Europa dell'EST, e sono pagati con le tariffe locali, nettamente più basse di quelle tedesche, e meno del minimo salariale stabilito dalla legge tedesca.
L'inflazione e l'accumulazione degli effetti di anni di tagli reali allo stipendio hanno condotto ad una rabbia generalizzata. I licenziamenti, la disoccupazione e la precarietà, se inizialmente possono frenare la combattività, alla fine provocheranno una riflessione profonda sulla natura del sistema capitalistico. Le lotte attuali devono collegarsi a quelle degli anni passati, lotte di cui occorre recuperare tutte le lezioni per affrontare adeguatamente gli impegni futuri. Il proletariato tedesco deve partecipare allo sviluppo internazionale della lotta di classe, con le sue sorelle e i suoi fratelli di classe di Francia, Italia e degli altri Paesi, a partire da quelli dell'Europa.

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