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Salvate la Sanità

Salvate la Sanità

(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
Secondo Monti il sistema sanitario nazionale è a rischio se non si trovano nuove risorse

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LA LOTTA... FA BENE ALLA SALUTE!

(18 Febbraio 2018)

Editoriale del n. 62 di "Alternativa di Classe"

tagli alla sanità

Per chi, illusoriamente, continua a credere che il nostro sia uno dei sistemi sanitari modello del Vecchio Continente, il rapporto redatto dall'Osservatorio Europeo sulla Salute mette impietosamente in evidenza una dura realtà. “L'Italia è uno dei Paesi europei in cui vi sono più bisogni sanitari insoddisfatti. Il terzo, per la precisione, dopo Lettonia e Polonia. E buona parte di questi bisogni sanitari insoddisfatti sono imputabili al costo troppo elevato delle prestazioni”.
Il 23% dei costi sanitari in Italia tocca alle famiglie. Undici milioni di italiani sono costretti a rinunciare alle cure. Il Documento di Economia e Finanza (DEF) prevede una riduzione delle spese, la legge di Bilancio la segna a carico delle regioni.
Per Venerdì 23 Febbraio 2018 è stato proclamato dai Sindacati confederali, con l'adesione della CUB, su una propria piattaforma, e del SI Cobas, uno sciopero nazionale sia dei medici che degli infermieri del Servizio Sanitario Nazionale e del personale del comparto sanità; sarà uno sciopero per coalizzare il dissenso verso le politiche sanitarie di questo governo.
Gli infermieri protestano per
• Salari inadeguati (1550 euro al mese per un professionista sanitario laureato, iscritto all'Ordine (a sue spese), tenuto alla formazione continua (ECM, a sue spese), che lavora su turni, di notte, esposto al rischio biologico);
• Carriere bloccate - sia nel verso del riconoscimento dell'anzianità di servizio, che per quel che riguarda lo sviluppo specialistico della professione”a isorisorse”, cioè a zero riconoscimento economico (ti specializzi a tue spese, ti assumi la responsabilità del tuo operato, dài questo tuo valore aggiunto all'azienda in cambio di niente);
• Contro l'intenzione di privatizzare una quota consistente di sanità pubblica. In Liguria, ad esempio, il Consiglio regionale ha recentemente deliberato il conferimento di incarico esplorativo ad A.Li.sa. (Azienda Ligure sanitaria, istituita dal Consiglio regionale nel 2016), al fine di verificare la possibilità di dare in concessione traslativa a soggetti privati ed accreditati gli ospedali di Bordighera, Cairo M. ed Albenga. I tre nosocomi verranno svenduti. I privati, per la loro natura, ridurranno la salute da “diritto” a pura merce.
• Organici insufficienti - in Italia abbiamo la metà degli infermieri che ci sono in Germania e in Francia. Questo significa che un malato italiano può contare sulla metà del tempo di assistenza che avrebbe un malato tedesco o francese. E un infermiere italiano, con 25mila unità disoccupate, ha un carico di lavoro doppio rispetto ai suoi omologhi tedeschi e francesi.
Indennità ferme al 1994.
Negli ospedali protestano anche i medici; a parte alcune loro condizioni specifiche, che, in relazione agli altri operatori, si presentano come privilegi, si registrano problemi di fondo divenuti oramai insostenibili: mancato rispetto di pause e riposi, milioni di ore di lavoro non retribuite e non recuperabili, ferie non godute, turni notturni anche ad un'età avanzata, reperibilità oltre il dettato contrattuale e su più siti contemporaneamente, aumento dei carichi festivi e notturni, progressioni di carriere rarefatte, livelli retributivi inchiodati al 2010.
Purtroppo i Sindacati confederali hanno condiviso per anni le scelte dei governi e delle Amministrazioni locali, sia sulle politiche di contenimento della spesa, che di aumento della produttività, che, infine, sul cambio delle norme, tra cui l'introduzione massiccia di lavoro precario. Mentre si obbligano i lavoratori a fare sacrifici per fare quadrare i bilanci, politici e affaristi di ogni risma e di ogni colore si arricchiscono. La crisi, anche in questo settore, viene fatta pagare a chi lavora.
In Molise si è costituito un Comitato degli infermieri precari che lottano. Infermieri precari molisani, che vivono fuori regione, con l'obiettivo di sollecitare le procedure previste dall'avviso di mobilità per titoli e colloquio riservato al personale con rapporto di lavoro a tempo indeterminato presso altre aziende ed enti di comparti diversi, per 140 collaboratori infermieri professionali. Infermieri costretti ad abbandonare il Molise, i loro affetti, le loro famiglie, per concorrere per posti disponibili nel resto d'Italia, spendendo l'intero stipendio per sostenersi fuori casa. Tutto questo, ingenuamente convinti che la legge, e non le logiche di recupero dei consensi di un Governo al capolinea, avrebbe consentito prima o poi di rientrare.
Nell'ultimo DEF e nella sua variazione, si legge che da qui al 2020 si prevede una riduzione della percentuale di PIL destinata al Servizio sanitario nazionale, che scende sotto la soglia del 6,5%. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità' (OMS), sotto questo tetto si mette a RISCHIO LA SALUTE PUBBLICA DI UN PAESE. Una sanità pubblica smantellata, con interi reparti cancellati dagli ospedali, e via libera alla privatizzazione.
Il sistema per abbattere definitivamente la sanità pubblica è il “Welfare Aziendale”, creato dal Governo Renzi. Viene data alle imprese la possibilità di non versare contributi a favore del Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e di indirizzare, invece, quote (ridotte) a strutture private. La scelta è motivata dai costi elevati sostenuti dalla sanità pubblica, mentre quella privata, a parere dei Governi Renzi e Gentiloni e delle Amministrazioni regionali, pur con risorse ridotte, dovrebbe garantire benefici certi. I padroni risparmiano perché versano meno contributi, ed in più hanno vantaggi fiscali sulle quote che vanno al welfare aziendale.
Le politiche del governo di incentivazione, anche fiscale, della sanità privata, che favoriscono la commercializzazione della sanità e la vendita della salute per il profitto capitalistico, vanno duramente contrastate con la lotta di tutti i lavoratori, pubblici e privati, autoctoni ed immigrati. Affrontare i problemi della sanità italiana è compito arduo, visto che abbiamo almeno due sistemi sanitari (Centro-nord e Centro-sud), con un grado di efficienza spaventosamente differente, e nei quali gli operatori sanitari sono sottoposti a turni che spesso violano le normative vigenti in quanto a turni di riposo ed ore di straordinario.
Il dato politico sul quale vogliamo porre l'attenzione sono i tagli alle spese sanitarie, decretati dagli ultimi governi. Sono le regioni meridionali, soprattutto, quelle in cui il sistema sanitario mostra il suo aspetto peggiore, con una spesa pubblica molto inferire alla media nazionale.
Non è un caso che, a livello di indicatori di salute, alcune regioni meridionali presentino dati preoccupanti: in Calabria, Campania e Molise, ad esempio, il tasso di sovrappeso ed obesità infantile è superiore al 40%, e sono in continuo aumento i cittadini che rinunciano a curarsi. Effetto super-ticket, tra le classi proletarie. Altro che sanità per tutti!
La società capitalistica, organizzata e dominata dalla classe borghese, vive anche di netta disparità nell'accesso all'assistenza sanitaria. Chi ha i soldi si cura, chi non li ha, sono fatti suoi. Tutto torna: è il capitalismo, bellezza! Milioni di proletari soffrono e muoiono a causa di malattie, che sono sempre più prevedibili e curabili.
Trovare una soluzione ai problemi solo nella prospettiva della rivendicazione dei diritti di chi lavora è insufficiente, perché clientelismo e mancanza di controllo sulla qualità delle prestazioni sanitarie, mancanza di risorse di molte regioni, ha causato un “cortocircuito” destinato a decretare la fine del sistema sanitario nazionale come fino ad oggi l'abbiamo conosciuto. Governo e regioni hanno operato un drastico taglio alla sanità pubblica, con l'abolizione degli ospedali piccoli, tagli ai posti letto, turn over bloccati da anni, mentre mancano circa 60mila infermieri negli enti essenziali. Si assiste ad una forte presenza di lavoratori delle agenzie interinali a colmare il vuoto causato dal personale mancante degli Enti del Servizio Sanitario Nazionale.
Le aziende pubbliche danno soldi per aumentare il profitto dei privati. Sono ormai diversi anni che le Regioni, dichiarando di non avere più risorse a causa dei tagli dei finanziamenti statali, praticano la politica della riduzione dei posti-letto, giustificando questa decisione con il fatto che, ad un numero X di abitanti deve corrispondere un numero X di posti letto. Veramente le Regioni non hanno più risorse? I tagli del governo sono drastici, ma le spese inutili e clientelari, per gli amici degli amici, non sono state toccate. La chiusura di molti posti-letto ha causato, in alcune regioni del sud, l'incremento notevole della mobilità sanitaria, a scapito di alcune regioni del centro-nord, che confidano di veder pagate queste prestazioni.
Intanto le regioni, meta del pellegrinaggio alla ricerca di un posto-letto, non garantiscono, se non dopo mesi di lista d'attesa, il ricovero o l'esecuzione di esami. Medici, infermieri e personale del comparto sanità, devono rispondere uniti e con la lotta, senza farsi illusioni. I loro primi alleati sono quei proletari che vedono trasfigurato il loro bisogno di salute nel termine di “clienti della sanità”, pubblica, privata o aziendale che sia. In questo senso, ci parrebbe importante che almeno il sindacalismo di base cogliesse l'occasione di trasformare la scadenza del prossimo 7 Aprile, Giornata Europea contro la Commercializzazione della Sanità, in uno SCIOPERO GENERALE SU QUESTI TEMI!...
Oggi in Italia la società capitalistica si connota per l'alto tasso di corruzione, per uno sfruttamento senza limiti del lavoratore, con salari miserrimi. L'alienazione degli ambienti di vita e di lavoro vede crescere gli infortuni e le morti sul lavoro, le malattie professionali, le malattie comportamentali e psichiatriche, nonché quelle legate all'inquinamento dell'aria. La crescita inarrestabile delle famiglie in povertà, le nuove forme, sempre più insidiose, di esclusione sociale.
La lotta per l'ambiente e per la salute è un aspetto della lotta mondiale contro il capitalismo e l'imperialismo, che, oltre a devastare i nostri territori, invia rifiuti tossici in Africa e Asia, e rivende apparecchi inquinanti e obsoleti (inceneritori ed altro) alle borghesie del Terzo mondo. Tutto è collegato alla spirale del profitto. E' contro il capitalismo e l'imperialismo, a partire da quello di casa nostra, che bisogna lottare.

Alternativa di Classe

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