">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Fumo di fumo

Fumo di fumo

(6 Aprile 2012) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Stato e istituzioni)

Comitato per la riapertura del Cinema Galaxy: la nostra battaglia per i servizi culturali

(21 Febbraio 2018)

Il 15 febbraio, alla Casa del Popolo "Giuseppe Tanas, si è tenuto un dibattito attorno al libro Roma, alla conquista del west, di Rossella Marchini e del compianto Antonello Sotgia. Il Comitato per la riapertura del Cinema Galaxy vi ha contribuito con due interventi. Il primo dei quali è riportato, qui, cercando di rimanere fedeli alla sua forma discorsiva.

Rod Steiger con Francesco

Rod Steiger con Francesco Rosi durante la realizzazione di "Le mani sulla città"

Vorrei ricollegarmi a un aspetto dell'intervento di Fabrizio dell'Unione Inquilini. Il quale ha ragione quando sottolinea che il Municipio Roma XIV - ex XIX - sino agli anni '80 ha conosciuto uno sviluppo edilizio relativamente limitato, con la persistenza di vastissime aree di vera e propria campagna. Però, negli ultimi 25 anni l'attività dei costruttori vi è stata incessante, andando a interessare molte delle ampie zone già verdi di un'unità amministrativa davvero grande, che si estende su una superficie di oltre 130 km². Se prendete il treno Roma-Viterbo, nelle ultime ultime propaggini del Comune di Roma vedrete un susseguirsi di cantieri e di palazzine di recente costruzione, perlopiù vuote. In questo contesto, un elemento che spicca, oltre al mutamento radicale del paesaggio, è l'assenza di servizi culturali, che pone quest'area della città in una situazione di retroguardia. Qualcuno dirà: ma questa parte della periferia romana è meno degradata di Tor Bella Monaca e dei suoi dintorni, insistendo su una verità per molti versi evidente. Vi è però un paradosso: Tor Bella Monaca è un quartiere concepito secondo criteri urbanistici ed edilizi estremamente discutibili, ma a un certo punto, dato ch’era diventato il simbolo del disagio delle periferie, le diverse amministrazioni vi si sono impegnate in interventi, spesso di corto respiro, volti alla diffusione della cultura. Così, per alcuni anni Michele Placido vi è stato direttore artistico di un teatro oggi abbandonato: una conferma, certo, del carattere effimero di certe iniziative sbandierate dalle Giunte. Però, qui da noi è mancato quasi del tutto anche questo. Di più, nel nostro territorio, delle cui dimensioni s’è già detto, ci sono ormai due soli cinema (Andromeda e Gulliver). Le biblioteche comunali sono anch'esse due, peraltro a poca distanza l'una dall'altra, ma potrebbero essere almeno il doppio, in considerazione di come queste importanti istituzioni culturali sono dislocate nel resto della città. In sostanza, qui c'è una carenza di servizi culturali ancor maggiore che in altre periferie romane: il che è grave perché, sotto questo profilo, la capitale d’Italia nel suo complesso è tuttaltro che all'avanguardia. La nostra battaglia, che parte dalla questione della chiusura del Cinema Galaxy in Via Pietro Maffi, ha una sua specificità ma si lega ai temi sviluppati nel libro di Rossella Marchini e di Antonello Sotgia. In questo testo, in effetti, si parla anche della chiusura dei cinema nella zona ovest della città, a mio avviso cogliendo bene il cuore della questione. Dagli anni '80 si è registrata una grande morìa di Sale, rimpiazzate da Bingo o da negozi di arredamento (vedi il Gregory). Un fenomeno che non è stato contrastato: gli amministratori hanno scelto di non porre il vincolo di destinazione d'uso, facendosi scudo con argomentazioni legate al trionfo della concorrenza televisiva. Ma in realtà il problema era, ed è , un altro e nel libro lo si dice con chiarezza: i cinema di quartiere "fanno territorio", contribiscono alla definizione di luoghi veramente vissuti, dunque - aggiungerei io - sono parte integrante della dimensione comunitaria tanto delle periferie quanto delle aree più prossime al centro. Quindi, con il venir meno delle Sale s'impoverisce anche il vissuto d'una strada, d'una borgata, dell'intera città. Non solo: in quartieri che abbiano visto il dissolversi dei legami comunitari difficilmente possono verificarsi lotte come quelle che descriveva prima Rossella Marchini. La pratica dell'autoriduzione dei canoni e delle bollette che ha segnato la Magliana negli anni '70, sarebbe stata impossibile in un territorio privo d'una rete di rapporti sociali. C'è poi un'altra conseguenza, che stiamo osservando in questi giorni: l'emergere di gruppi che si autorappresentano come "la comunità dei bianchi che resiste all'invasione dei neri". In realtà, costoro non sono una comunità, bensì uno dei prodotti più squallidi del progressivo corrodersi del tessuto sociale dei quartieri popolari. Perché una vera comunità è anche capace di essere accogliente ed inclusiva e certo non si definisce nell'opposizione a chi viene da altre parti del mondo. L'intervento sull'assenza di servizi culturali rimanda, dunque, a temi di vasta portata. Rispetto allo specifico del Cinema Galaxy la situazione non del tutto compromessa, perché è ancora in piedi una trattativa tra la proprietà e un distributore di film di qualità. Ma noi puntiamo ad ottenere una delibera comunale che imponga un vincolo di destinazione d'uso a tutti questi cinema a rischio chiusura in giro per la città. Pensiamo che questo sia un passaggio necessario alla ricostruzione del tessuto connettivo dei quartieri, soprattutto se si lega a un ripensamento delle sale cinematografiche. E' un tema di cui s'è discusso in un Convegno che abbiamo organizzato lo scorso novembre, in cui diversi relatori hanno indicato come via da seguire la creazione di spazi polivalenti, dove non ci siano solo locali per le proiezioni, ma anche biblioteche e ambienti adibiti ad esposizioni. Ma soprattutto, non deve mancare una concreta apertura a un quartiere che, nel corso del tempo, si è trasformato. Anche quest'area della città ha assunto quella connotazione fortemente multietnica che, nel vuoto dell'offerta culturale, non è mai stata valorizzata. Mentre invece la Sala concepita in termini nuovi può essere un luogo di promozione delle diverse culture che attraversano il territorio, spesso incontrandosi solo parzialmente. A ben vedere, è evidente che un tema come quello dei luoghi di fruizione della cultura si lega alle grandi questioni urbanistiche, attenendo all’esigenza di “pensare la città", affinché l'interesse privato, come diceva prima Rossella Marchini, non sia l'unico elemento che detta legge. Dobbiamo riuscire a far convergere stabilmente le molte spinte qui così ben rappresentate e legate alla lotta per il diritto all'abitare, alle battaglie sui temi ambientali o sui servizi culturali. In tal modo, possiamo dare una conformazione più netta a quell'idea di città diversa che, come dice il libro di cui stiamo discutendo, già affiora in molte pratiche conflittuali degli ultimi decenni. Ma soprattutto, per questa via, possiamo acquisire la forza necessaria per diventare un serio contrappeso al processo di desertificazione sociale e culturale voluto dai poteri dominanti in questa città. Come si diceva prima, siamo giunti ormai all'alterazione del senso delle parole, per cui l'espressione Piano Regolatore, che per molto tempo ha rimandato alla possibilità di delineare uno sviluppo urbano non totalmente coincidente con la legge del più forte, sotto Veltroni ha drammaticamente assunto il significato opposto. Perché certi termini riassumano il loro senso originario va anche sollecitata la diffusione di una nuova coscienza collettiva della città. Un compito difficile, ma non impossibile come ci conferma la reazione di tante persone alla nostra battaglia per la riapertura del Galaxy. Impostando il dialogo su elementi in apparenza prepolitici - come i tanti ricordi associati a una sala cinematografica - con molti siamo riusciti a discutere di quale piega stanno prendendo le nostre periferie. Questo, alla fine, è il senso ultimo della nostra battaglia, in fondo anticipato dalle parole del regista Francesco Rosi che, com'è noto, ha costruito il suo celebre film sulla speculazione edilizia a Napoli (Le mani sulla città) muovendo da un metodo non dissimile da quello adottato da Marchini e Sotgia per il loro libro: girovagando per mesi per la città, assieme allo scrittore Raffaele La Capria, perché fosse la realtà urbana a suggerire la "struttura drammatica della storia". Bene, il grande cineasta per chiarire il senso di una battaglia civile portata avanti attraverso le immagini, ha espresso concetti a nostro avviso definitivi, precisando che "nella speculazione edilizia non sono negativi unicamente la distruzione di una città e il caos che ne deriva, ma anche la distruzione di una cultura a vantaggio di un'altra dove l'uomo non ha più posto".

Stefano Macera – Comitato per la riapertura del Cinema Galaxy

6557