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(14 Aprile 2018)

Gina Haspel

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La politica decisionista di Trump ha visto, parallelamente all’ imposizione dei dazi che colpiscono soprattutto la Cina (che attua ritorsioni della stessa portata), l’ascesa ai vertici degli apparati statali di rappresentanti dei settori più reazionari, più imperialisti e più terroristi del capitale monopolistico USA (in particolare il complesso militar-industriale).
L’avvoltoio Mike Pompeo è stato nominato segretario di Stato, la iena Gina Haspel è passata a dirigere la CIA, il falco Bolton è stato nominato consigliere per la sicurezza nazionale. Sono tutti esperti dei più lerci metodi di guerra di imperialista (invasioni, colpi di stato, eliminazioni, torture...).
Quella impressa dalla Casa Bianca è una sterzata volta a dare segnali inequivocabili ai rivali imperialisti cinesi e russi; a denunciare unilateralmente l’accordo sul nucleare con l’Iran, in vista della prossima scadenza della sospensione delle sanzioni; a favorire Israele, il “miglior alleato degli Usa”, come l’ha definita Pompeo.
Anche i rapporti fra USA e UE – particolarmente con la Germania – si inaspriranno su più fronti.
Il cambiamento nell’equilibrio delle forze, dovuto allo sviluppo ineguale e all’indebolimento dell’egemonia degli USA, rende più evidenti la lotta e le contraddizioni, anche quelle tra i paesi che sono sotto l’ombrello della NATO.
Le differenti tendenze cominciano a emergere e cristallizzarsi, anche se questi sviluppi non hanno ancora condotto a un punto di rottura.
Le mosse effettuate da Trump negli ultimi mesi sono rischiose per il fragile equilibrio economico e politico mondiale.
La tendenza generale è il passaggio dalla guerra commerciale e valutaria alla formazione di blocchi imperialisti contrapposti e allo scontro militare fra di essi per una nuova spartizione del mondo. Uno scontro che si prepara con una febbrile corsa al riarmo, mentre vengono combattute proxy war per la spartizione delle aree di influenza (come in Siria, dove anche nell’operazione militare di Afrin è emersa in modo evidente la lotta per l’egemonia fra USA e Russia). Guerre locali nelle quali le potenze imperialiste sono sempre più vicine allo scontro militare diretto per l’egemonia mondiale.
Di grande importanza è rafforzare la mobilitazione a livello internazionale e nazionale contro la politica di guerra, come numerose forze hanno deciso di fare in occasione del vertice NATO che si terrà a Bruxelles nel prossimo luglio. Attorno a questa scadenza bisognerà raccogliere tutte le forze antimperialiste e antifasciste per rivendicare con forza l’uscita da questa alleanza bellicista e terrorista, lo stop ai piani guerrafondai.
L’aggravamento della situazione non avviene solo sul piano militare. L’economia mondiale e la stessa economia statunitense, che è la più grande importatrice e la terza esportatrice mondiale, risentiranno presto di una politica che porta a una maggiore conflittualità e instabilità.
Il ciclo capitalistico, dopo una modesta e diseguale ripresa, si avvia verso una nuova crisi finanziaria ed economica.
Il ritorno della “guerra fredda”, le sanzioni, il rialzo dei tassi e le politiche protezionistiche dei banditi imperialisti, hanno un impatto sull’economia e possono accelerare questa tendenza, favorendo le condizioni per uno sconquasso monetario e industriale più violento del precedente.
Nei mesi scorsi ne abbiamo visto i prodromi con i crack borsistici e lo scoppio delle bolle delle cripto valute.
Con lo scoppio di una nuova crisi capitalistica tutte le principali contraddizioni della nostra epoca si inaspriranno e diverranno lancinanti. Le minacce di guerra su vasta scala si faranno più aperte. La reazione politica procederà senza guanti bianchi.
Ma anche la rivolta della classe operaia e delle grandi masse popolari si svilupperà di nuovo.
Spetta al proletariato la costruzione dell’alternativa rivoluzionaria per dare una risposta efficace e definitiva alla barbarie dell’imperialismo, cominciando dalla barbarie di casa nostra.

Da Scintilla n. 88, aprile 2018

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