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IL 1° MAGGIO è NOSTRO!

organizziamo il corteo cittadino del 1° maggio!
diamo un senso politico rivoluzionario alla giornata di lotta per la liberazione dal lavoro salariato!

(21 Aprile 2018)

ASSEMBLEA CITTADINA INTERNAZIONALISTA
domenica 22 Aprile - ore 15.00 . via delle Resede 5 - Roma Centocelle ( fermata Gardenie metro C)

Nonostante il ciclo capitalistico, nella attuale declinazione della velocizzazione digitale, liberi lavoro vivo rendendo la fatica umana sempre piu' superflua, si è sfuttati sempre di piu', a ritmi ed orari piu' lunghi e intensi, per sempre piu' anni.
L'apparente contraddizione è causata dal profitto, l'orpello che impedisce alla scienza applicata alla tecnologia di soddisfare le esigenze umane, trasformando la catena del lavoro salariato in libera attività di ciascuno al servizio della comunità.
Il livello di sviluppo delle forze produttive unite ai livelli di conoscenza operaia dei processi di produzione e circolazione di merci e beni di consumo rende possibile, storicamente attuale l'evoluzione sociale verso un sistema di vita superiore degno della libera associazione di donne e uomini, capace del passaggio dalla necessità alla libertà.
Ma quello che è attuale, maturo nel movimento reale delle cose, non lo è nella coscienza sociale, tantomeno nella consapevolezza politica, causa l'assenza dello strumento della scienza di classe, dell'intervento nella contraddizione tra tendenza storica alla socializzazione della produzione e l'accumulazione privata del prodotto.
Oggi, nelle frammentate battaglie della resistenza operaia alle ristrutturazioni, va fatto balenare il programma comunista contro il lavoro salariato, come combinazione tra intervento contingente e strategia rivoluzionaria.
Oggi, nella risposta inadeguata alla crisi e all'attacco padronale va ricostruito il tessuto di collegamento informale tra avanguardie operaie dei passati cicli di lotte di classe e di questo ventennio di lungo riflusso.
Oggi, l'indispensabile lotta economica va' “costretta” in una visione conplessiva e generale che, sola, può dar respiro e prospettiva a qualsiasi tattica sindacale che non vuole esaurirsi in una fiammata o in una sconfitta.


LA COSTITUZIONE E' “FONDATA” SUL LAVORO
LA SCUOLA CI AVVIA AL LAVORO
TRENI E BUS CI PORTANO AL LAVORO
GLI OSPEDALI CI “RIPARANO” PER RIMANDARCI AL LAVORO
CARCERI E LE COMUNITA' DI RECUPERO CI “RIEDUCANO” AL LAVORO
LA FAMIGLIA CI SPRONA AL LAVORO
LA RELIGIONE NOBILITA E BENEDICE IL LAVORO
IL RIPOSO CI PERMETTE DI RIPRODURCI COME FORZA LAVORO

Tutti questi “beni comuni”,
che in tanti vogliono efficienti e funzionali,
sono gli strumenti intimi al sistema per la sua riproduzione.
Ciascuno di questi risponde
ad una specificità del comando capitalistico,
cui interesse è renderli sempre piu'
adeguati al suo movimento reale.
Ecco perchè ogni lotta per un loro “funzionamento”,
se non è accompagnata da una visione strategica di superamento dell'esistente, si riduce a dipingere le nostre sbarre,
a lucidare le nostre catene.
Sbarre da segare e catene da rompere.
Invece!

Il capitalismo, nella sua odierna planetizzazione, lavora per noi, diffondendo la condizone proletaria in tutto il mondo, concentrandola e contaminandola migratoriamente nella metropoli imperialista.
In sostanza, le basi oggettive per l'internazionalismo vanno ingigantendosi, se solo il proletariato fosse in grado di sfruttarle, invece di arruolarsi in guerre guerreggiate o commerciali, al soldo di qualche frontiera, bandiera o religione, o in competizioni al ribasso nella sua stessa classe.
In sostanza, va unificandosi una figura operaia multipolare sfruttata egualmente ai 4 angoli della terra che, se solo riuscisse a combattere contro i propri padroni, incuterebbe rispetto e paura, fino al soppiantamento dello sfruttamento, e del sistema che lo produce.
Quello che manca è la coscienza di questo processo inarrestabile, e l'organizzazione che interviene in questo processo per scioglierlo in forma rivoluzionaria.

Certo, bisogna intendersi su cos'è l'internazionalismo, oggi pressochè scomparso e sconosciuto, e sostituito da tutt'altro che si spaccia sotto questo nome.


L'internazionalismo non può esprimersi nell'implorazione ad alcuna “istituzione internazionale”, né ridursi a tifare per una qualche guerriglia tanto lontana quanto autoctona ed irripetibile ( per poi fare, nel tempo, a chiacchiere,” e secondo la tradizione stalinista, come la Russia, la Cina, il Vietnam, il Messico, il Nicaragua, la Palestina, il Kurdistan.......) o tantomeno farla diventare novello “stato guida” o “sole dell'avvenire”, né ridursi a una sorta di “turismo politico” magari a rimorchio di qualche “delegazione parlamentare”.
No!
Il principio politico internazionalista è quello che ci porta a “scoprire” i nemici in “casa nostra”, e che solo combattendoli è possibile dare una mano, renderci utili, ai combattimenti di classe di altri paesi.
Riscoprire l'internazionalismo è riscoprire la rottura dell' “unità di popolo” con la lotta di classe, cioè della lotta di una parte-classe di popolo contro un'altra parte-classe di popolo.
Riscoprire l'internazionalismo è cogliere nei processi migratori la dialettica tra composizione continentale meticcia di classe e solidarietà nella lotta, nel contrasto alle ideologie razziste del “primato italico” come di quelle vaticane dell'”accoglienza compassionevole”.

Ancora una volta, il comunismo non è una bella idea da trapiantare, non ha da resistere a nulla, ma trova nel movimento reale delle cose il proprio motore, la possibilità di realizzazione.
A patto che incontri la leva che ne rende visibile e praticabile l'itinerario: il proletariato e la sua organizzazione autonoma.


Vivere per lavorare o lavorare per vivere?

Faticare una vita per quattro soldi, nell'insicurezza di arrivare a fine mese, e con la prospettiva di non giungere vivi alla pensione, dicono sia una “fortuna”, e questa fortuna sia da benedire, perchè “nobilita” gli esseri umani.
Se sei un lavoratore migrante, o uno studente, nemmeno quattro soldi, devi lavorare gratis, “alternando” sfruttamento ad indottrinamento scolastico, abituandoti alla gerarchia del comando, ubbidendo senza discutere.
Questo è il capitalismo, ormai ovunque su questa terra, sistema di produzione di merci e di idee dove tutto si compra e si vende, e chi piu' compra e vende comanda, detenendo il potere.

Ma è anche un sistema contraddittorio, che produce una specie particolare di donne e uomini, gli operai, anche loro ormai ovunque su questa terra, concentrati nelle metropoli e contaminati migratoriamente.
E' questa “fratellanza delle condizioni” la base oggettiva dell'internazionalismo, che però non si tramuta automaticamente in coscienza di se, della propria forza, della possibilità di “dirigere tutto”, facendo a meno di padroni.
Organizzare la coscienza dell'internazionalità proletaria è il compito odierno della nostra generazione di combattenti, capaci di lavorare ad un futuro foriero di guerre commerciali e guerreggiate, ma anche di rivoluzioni sociali.


22 APRILE ore 15.00
via della Resede 5 – Roma/ (Centocelle-fermata metro b “Gardenie”)
ASSEMBLEA CITTADINA
“IL 1° MAGGIO E' NOSTRO!”


organizziamo il corteo cittadio del 1° MAGGIO
ore 10.00 da largo Perestrello a largo Pettazzoni

diamo un senso politico rivoluzionario
alla giornata internazionalista del 1° MAGGIO

Classe contro Classe

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