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Marx e Eurostat

(7 Maggio 2018)

Una delle più importanti scoperte di Marx – di cui ricorre il 5 maggio il 200° anniversario della nascita – è la legge generale dell’accumulazione capitalistica.
Questa legge assoluta, derivante dalla corsa al plusvalore e dalla concentrazione e centralizzazione del capitale, significa ammassamento della ricchezza nelle mani di una minoranza sfruttatrice ed accrescimento della miseria dei lavoratori e dell’immensa maggioranza della società.
I borghesi e i riformisti hanno sempre tentato di negare questa legge, sostenendo che con lo sviluppo del capitalismo sarebbe cessato il fenomeno del pauperismo.
I fatti sociali registrati dalle recenti statistiche di Eurostat (l’istituto di statistiche della “civile e progredita” Unione Europea) confermano invece l'aumento del divario fra chi ha redditi più alti e chi fatica ad arrivare a fine mese: la fetta più povera della popolazione nel 2016 poteva contare su appena l'1,8% dei redditi, mentre quasi un quarto del reddito complessivo andava ad appena il 10% dei cittadini. In Italia le cose vanno ancor peggio.
Questa è la drammatica realtà in cui oggi vivono gli operai e le masse proletarizzate. Non una povertà derivante dall’ozio, ma soprattutto povertà di operai e di operaie che producono tutta la ricchezza sociale, determinata dalle contraddizioni proprie del capitalismo, acuita dalle sue crisi e dalle politiche della borghesia.
L’impoverimento relativo e assoluto del proletariato non ci parla però solo della riduzione della quota di reddito sociale destinata ai produttori. Esso mette in luce l’assurdità di rapporti di produzione in cui più si sviluppano le forze produttive e più si sviluppa la povertà e la regressione sociale; esprime l’accentuazione degli oggettivi antagonismi di classe nella società capitalistica.
Marx aveva ragione: le piaghe del capitalismo – sfruttamento, povertà, guerre, oppressione delle donne, negazione dei diritti dei popoli, devastazione ambientale etc. – non possono essere eliminate che con l’abolizione dei vigenti rapporti di classe. Dunque rivoluzione proletaria, espropriazione dei capitalisti, demolizione del loro apparato statale, costruzione del socialismo. Solo così si potrà mettere fine all’arricchimento dei parassiti ed all’impoverimento delle masse lavoratrici.

Editoriale di "Scintilla" n. 89 – maggio 2018

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