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(24 Giugno 2010) Enzo Apicella
Mentre la Lega rilancia la secessione della Padania, gli operai di Pomigliano fanno fallire il plebiscito richiesto dalla Fiat.

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FCA: PRODUCE PROPAGANDA E DISOCCUPAZIONE Il nuovo piano Marchionne, Lancia e Fiat via dall’Italia

(14 Giugno 2018)

cubuniti

Negli spot televisivi da anni prometteva di raddoppiare produzione e magari anche gli stipendi. A credergli solo politici compiacenti e governi complici. Le OO.SS. come zerbini hanno ceduto su tutto lasciando che il glorioso marchio Fiat scappasse dall’Italia.
“SIAMO QUELLO CHE PRODUCIAMO”. Era il verbo della Fiat, ricordate.


Quanti piani industriali sono stati presentati in questi anni promesse da marinaio, mai nessuno mantenuto .

La grande illusione
Eppure all'amministratore Fiat occorre riconoscere una certa abilità: presenta al mondo un'ipotesi di sviluppo industriale, si fa dare carta bianca dalla maggioranza dei sindacati, strappa un contratto aziendale modellato sulle proprie esigenze, illude le Borse e poi si rimangia tutto. “Le condizioni di mercato sono cambiate.”
Cisl e Uil accusano il colpo ma continuano a coprire l'ad Fiat dicendosi rammaricati per la situazione del mercato.
La notizia trapelata ieri di una richiesta dell’azienda al Ministero del Lavoro di ulteriore CIGS in deroga per lavoratori di Nola e Pomigliano è una doccia gelata. Fino a pochi giorni fa i rappresentanti sindacali in fabbrica assicuravano che per Nola ci sarebbe stata la fine della cds a luglio e il rientro di tutte le maestranze a pieno lavoro, mentre per Pomigliano si parlava di due vetture nuove.
In realtà nel lancio del nuovo piano di giugno Marchionne conferma che tutte le vetture Fiat e Lancia verranno prodotte all’estero mentre in Italia, resteranno “per il momento” la gamma premium, quindi un segmento di gamma alta che vede poche unità prodotte da tanti stabilimenti aperti. L’imbarazzo dei filo Marchionne è evidente bisogna trovare un capo espiatorio.
In questi anni come FLMUniti CUB abbiamo sempre denunciato le vere cause e responsabilità della fuga delle grosse aziende dall’Italia. I governi che si sono succeduti in questi anni e per ultimo il governo Renzi, sapendo del reale problema che causa la deindustrializzazione dell’Italia, invece di affrontare realmente il problema in modo drastico, si sono limitati a rallentare i processi tentando di rendere competitivo il prodotto attraverso una riduzione sistematica di salario e diritti, vedi introduzione del Job Act, libertà di licenziamento, blocco degli aumenti salariali e rimodulazione dei contratti come quello di FCA.
E’ evidente che le responsabilità di questo disastro annunciato non sono ne di Marchionne, ne degli azionisti, dopo tutto hanno fatto il loro lavoro ossia trarne il massimo profitto per loro stessi ma semplicemente delle forze politiche e delle OO.SS. asservite alle lobby finanziarie e ai poteri forti.
Oggi Marchionne, da giocatore di scacchi, fa la sua mossa si appresta ad un confronto con il nuovo governo al ministero del lavoro chiedendo una cigs in deroga, visto che gli ammortizzatori sociali sono finiti approfitta delle legge salva ILVA, “per aziende in via di chiusura”.

Riteniamo che il governo debba fare un’attenta analisi sullo stato di cose, dubitare delle false promesse e costringere FCA agli impegni presi, troppo facile prevedere piani fantomatici non credibili prendere i soldi e dopo dichiarare che non si sono avverati scaricando le responsabilità sul mercato e di conseguenza sui lavoratori.
Riteniamo indispensabile per il governo affrontare il problema costringendo FCA ad un vero piano industriale in caso contrario la restituzione di tutti i fondi che le sono stati elargiti in questi anni.
Un piano industriale che metta al centro la riduzione dell’orario di lavoro e una ridistribuzione del lavoro tra i vari stabilimenti.
La FLMUniti – CUB chiama alla mobilitazione.
Nei prossimi giorni organizzeremo le lotte più opportune con il protagonismo dei lavoratori.

Giugno 2018

Federazione lavoratori Metalmeccanici Uniti - CUB
Confederazione Unitaria di Base

Fonte

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