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(1 Settembre 2011) Enzo Apicella

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(L'unico straniero è il capitalismo)

Immigrazione e deliri nazionalisti

Da "Il Partito Comunista" N. 390 - Luglio-Agosto 2018

(26 Agosto 2018)

Su “Il Primato Nazionale”, il quotidiano on line di Casapound, alcuni noti intellettuali pseudosinistri, presentati nei talk show addirittura come marxisti, attribuiscono le migrazioni a un progetto mondialista: «Coerente con la norma della competitività deregolamentata, l’obiettivo degli architetti del mondialismo deregolamentato è sempre il medesimo: il conseguimento della disponibilità di una forza lavoro da cui estrarre plusvalore a prezzi più vantaggiosi, ora andandola a sfruttare in aree del mondo a diritti limitati, ora introducendola in Occidente mediante deportazioni di nuovi schiavi senza tutele, senza diritti e senza radicamento».

Ecco dunque che le migrazioni, invece di essere il normale portato dell’accumulazione capitalistica, diventano un’opera di architettura. Il cruccio di tali critici, a chiacchiere, delle cosiddette élite mondialiste e del capitale, inteso soprattutto come capitale finanziario, non concepito come il risultato sulla scala storica della maturazione del capitale industriale e della tendenza connaturata alla sovrapproduzione, ma come frutto di un complotto, che si vuole guidato magari dai banchieri ebrei, non è certo quello di porre fine alla società borghese e alle sue infinite miserie, ma quello di avere un capitalismo sano e onesto.

Gli stessi pretesi filosofi ricordano anche la cosiddetta grande sostituzione, nota anche come piano Kalergi:

«La sostituzione programmata della popolazione europea con il nuovo esercito industriale di riserva dei migranti provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo. Sembra così realizzarsi, mutatis mutandis, il perverso disegno del conte Richard Nikolaus Coudenhove-Kalergi, espresso nel suo Praktischer Idealismus (1925) con l’idea, a beneficio dei dominanti del tempo, di una sostituzione di massa dei popoli nazionali d’Europa con una massa seriale e indistinta, post identitaria e post nazionale di schiavi ideali, migranti e sradicati, gregge multietnico senza qualità e senza coscienza».

Il fatto che tali patologiche costruzioni tornino di moda è un segno dei tempi nell’epoca della post-verità e delle fake-news.

La classe dominante non può permettere che i lavoratori vedano nel normale funzionamento del modo di produzione capitalistico la causa degli immensi guasti inflitti al vivere associato e delle tragedie cui vengono condannati i proletari in ogni angolo del pianeta. Allora ecco la necessità di allarmare la piccola-borghesia e l’aristocrazia operaia ingigantendo i problemi della sicurezza, additando false emergenze, indicando facili capri espiatori che si pretenderebbero essere gli unici responsabili del radicamento del Male nell’ecumene terrestre. È più facile dire è tutta colpa degli immigrati, come 90 anni fa si diceva è tutta colpa degli ebrei, per orientare l’opinione pubblica nei suoi ignobili pregiudizi, piuttosto che spiegare che la crisi è dovuta alla sovrapproduzione di merci e di capitali.

Alle infamie e miserie, materiali e ideali, della morente borghesia, di destra e di sinistra, la internazionale classe operaia ha la sua risposta: solidarietà di tutti gli sfruttati contro i capitalisti del mondo intero, una comune organizzazione di lotta difensiva, un solo programma di emancipazione verso la società comunista.

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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