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Addio, porcellum

Addio, porcellum

(1 Ottobre 2011) Enzo Apicella
Oltre 1.200.000 firme per il referendum abrogativo della legge elettorale Calderoli del 2005, il cosidetto "porcellum"

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Sistema elettorale, sistema politico, partiti

(24 Novembre 2005)

Il passaggio del sistema elettorale da “Misto, maggioritario/proporzionale” ( il cosiddetto “Mattarellum” in vigore dal 1993) a “Proporzionale con premio di maggioranza”, come quello che sta per arrivare in Senato per la discussione e l'approvazione definitiva, non è stato certo pensato in funzione di una modifica della struttura dei soggetti partitici, all'interno del sistema politico italiano.

Le ragioni per le quali l'attuale maggioranza di centrodestra si è mossa nella direzione di una cambiamento del sistema elettorale sono sicuramente diverse, non legate ad una prospettiva di tipo sistemico, ma piuttosto dettate dalla contingenza di un esito elettorale presumibilmente negativo nell'immediato, di cui si intende ridurre la portata almeno sul piano numerico.

Nascono così, dalla fretta di “concludere” e da un evidente pressapochismo, improvvisazioni e contraddizioni presenti nel testo dell'emendamento proposto all'attuale legge elettorale (perché la modifica in questione si configura tecnicamente a questo modo: un emendamento e non un nuovo impianto legislativo compiuto) di cui la questione del premio di maggioranza per il Senato, costituzionalmente collocato a livello regionale e quindi foriero della possibilità di determinare maggioranze asimmetriche tra i due rami del Parlamento, rappresenta soltanto l'aspetto più evidente e discusso.

Purtuttavia, nella prevedibile difficoltà a mutare rapidamente il sistema nel corso della prossima legislatura (anche per motivi di stabilità istituzionale: ci troviamo in una situazione, del tutto paradossale, nella quale il ciclo di un sistema elettorale è durato soltanto quindici anni) gli effetti sulla struttura dei partiti e sull'insieme del sistema politico ci saranno, eccome.

Dal 1993 le profonde modificazioni intervenute nella struttura dei partiti e nell'insieme del sistema politico furono causate da una molteplicità di fattori, di natura interna ed esterna, ed il cambiamento del sistema elettorale fu indotto dal concorso di questi diversi elementi e proposto, alla fine, attraverso una strategia di mobilitazione dell'elettorato, la cosiddetta “stagione referendaria”, al termine della quale alcuni dei soggetti già presenti nell'arena politica, riuscirono a modificare l'agenda istituzionale.

Non è il caso di ricostruire, in questa sede, tutti i passaggi (molteplici e complessi) attraverso i quali si è arrivati alla determinazione dell'assetto attuale dell'offerta elettorale da parte dei partiti (scomposizione e ricomposizione delle coalizioni; scissioni e riaggregazioni dei e tra i partiti; mutamenti nella strategia delle alleanze).

Il risultato complessivo ottenuto attraverso questo intenso lavorio politico, con l'esito delle elezioni 2001, pareva essersi assestato su di una forte acquisizione, da parte dell'elettorato della cognizione bipolare; da un accettabile funzionamento del meccanismo di determinazione della maggioranza; del persistere, comunque, di una elevata frammentazione partitica, con un ridotto peso elettorale dei cosiddetti “partiti guida” (alle elezioni del 2001 la somma tra Forza Italia e DS ha superato di poco il 40%; mentre alle elezioni del 1976 la somma tra DC e PCI raggiunse quasi il 75%).

Nella sostanza i fenomeni caratterizzanti il sistema dei partiti, nella fase intercorrente tra il 1994 ed il 2005, apparivano essere queste:
a) l'essere i partiti prevalentemente organizzati secondo logiche indipendenti dagli effetti propri del sistema maggioritario;
b) il bisogno di forme organizzative di “presenza elettorale”, legate queste sì in modo prevalente alla logica di ciascuna competizione;
c) una pluralità di sistemi elettorali diversi.

L'aspetto più importante di trasformazione si è, però, realizzato, nel corso di questi anni, sulla struttura dei partiti politici, organizzati in Italia prevalentemente sulla base del modello di “identità – appartenenza”, che potremmo descrivere sommariamente in questo modo: un partito attento alla rappresentanza di una quota frazionale, ma ben delimitata della società.

Per questo tipo di partito era essenziale:
1) l'adesione all'organizzazione;
2) la militanza;
3) la solidità della struttura organizzativa interna;
4) le modalità di selezione dei propri quadri e dirigenti, attraverso processi decisionali riservati ai propri iscritti e sostanzialmente organizzati secondo il metodo della cooptazione interna;
5) la formazione ideologica dei quadri;
6) l'attività di formazione e propaganda fatta direttamente dal Partito, nei confronti innanzitutto della propria militanza e poi, secondariamente, nei confronti del proprio elettorato potenziale;
7) la ricerca di forme permanenti di raccordo con organizzazioni fiancheggiatrici, secondo il modello del “collateralismo” o, in altra tradizione, della “cinghia di trasmissione”.

La trasformazione della struttura partitica, verificatasi nel corso della “transizione italiana” che abbiamo fin qui cercato di descrivere pur in forma estremamente schematica, si è mossa dal modello di partito basato sulla “identità – appartenenza” appena descritto, verso il modello del “partito elettorale”(che nel nostro caso ha avuto anche la versione del cosiddetto “partito – azienda” o “partito – personale”, in quest'ultimo caso non riservata soltanto al centrodestra, anzi: si veda il caso di Rifondazione Comunista), la cui missione inevitabile è quella di prestare la massima attenzione ai problemi della governabilità delle diverse istituzioni, giacché è soprattutto nell'attività “dentro” le istituzioni che questo modello di partito trova la sua principale ragion d'essere.

Ne consegue che diventa essenziale la capacità di selezionare un personale politico capace, non solo di ottenere consenso, ma anche di esercitare la funzione di rappresentanza e di governo delle istituzioni.

Per un partito di questo genere:
a) è marginale il problema di reclutare una militanza “organizzata”. E' essenziale, invece, poter disporre di quadri politici in grado di ottenere il voto dell'elettorato;
b) è marginale la necessità di mantenere una forte connotazione ideologica;
c) è marginale la ricerca di adesioni formali al partito;
d) è marginale l'elaborazione di regole interne, sulla base delle quali selezionare i dirigenti e i quadri dell'organizzazione
e) la scelta delle candidature diventa così, per questo tipo di “forma partito” il momento essenziale che deve essere gestito secondo modalità del tutto flessibili al riguardo dell'impianto identitario e programmatico, ma essenzialmente in funzione di saper registrare gli orientamenti dell'elettorato.

Il nuovo sistema elettorale “Proporzionale con premio di maggioranza” quale effetto avrà, allora, sul progressivo modificarsi della struttura dei partiti, avvenuto dal modello “identità – appartenenza” verso il modello “contenitore elettorale” ?
La risposta a questo quesito diventa il filone di ricerca più interessante ed attuale aperto per chi intenda riflettere, con attenzione, sulle dinamiche in atto nel sistema politico italiano.

Tanto più che la modifica del sistema elettorale si intreccerà con la profonda trasformazione della parte II della Costituzione in materia di ruolo del Presidente della Repubblica, forma di governo, superamento del bicameralismo paritario, accelerazione del modello federale.

Un insieme di cambiamenti tutti da verificare, al riguardo dei quali può già essere espresso un giudizio circa la presenza di contraddizioni e di rischi seri di vera e propria sovrapposizione istituzionale, al punto da rendere davvero problematica una prospettiva di assetto stabile ed efficiente del nostro sistema politico.

In questo quadro, così complesso, una forza di sinistra che intenda riproporre i temi di fondo di un soggetto vocato verso “l'integrazione di massa”, ha l'obbligo di allontanarsi rapidamente dalla deriva del “partito – elettorale” (tanto più nella versione del “partito – azienda” o del “partito personale”, fondato sulle apparizioni televisive), recuperando invece un rapporto stretto con la propria area sociale di riferimento (pur tenendo ben in conto la realtà di una complessità sociale, innegabilmente verificatasi nel corso degli anni, che ha portato però ad un intreccio, e non ad una semplificazione, delle contraddizioni, fossero queste “classiche” o “inedite”) ed elevando, di conseguenza, il proprio tasso di identificazione “sociale”, anche attraverso il recupero di uno stile di vita interno “collettivo”, in luogo di quello fortemente personalistico del “partito contenitore elettorale”.

L'adozione del sistema elettorale “proporzionale con premio di maggioranza”, pur lasciando inalterato il dilemma sulla ricerca o meno della più ampia “capacità coalizionale” e tenuto ben conto della configurazione “pasticciata” che il sistema politico italiano si appresta ad assumere per i prossimi anni, porterà con sé, inevitabilmente, l'esigenza di un riequilibrio tra concetto di “governabilità” e concetto di “rappresentanza”.

Questa ultima considerazione potrà, allora, rappresentare il punto di partenza per affrontare efficacemente quei nodi della “forma politica” che saranno chiamati a sciogliere, nel prossimo futuro, proprio quei soggetti intenzionati a riproporre una alternativa, insieme politica e sociale, di radicale trasformazione del sistema.

Savona, li 23 Novembre 2005

Franco Astengo

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