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Le contraddizioni della nuova legge elettorale

(29 Gennaio 2006)

Il giudizio di partenza era stato pressoché unanime: la nuova legge elettorale era stata elaborata dalla nuova maggioranza di governo per ragioni di mero opportunismo tattico, allo scopo di limitare numericamente una sconfitta che qualche mese fa appariva annunciata.

Una legge i cui meccanismi applicativi non sono stati certo pensati in chiave sistemica, per corrispondere ad esigenza di miglioramento nella qualità della rappresentanza politica e della formazione dei criteri di governabilità.

Tanto è vero che, oggi, in fase di formazione delle liste in previsione delle elezioni del 9 Aprile, emergono già insostenibili contraddizioni.

Almeno tre elementi, che corrispondono in misura decisiva al rapporto tra strumenti ed obiettivi, risultano tra di loro in evidente contrasto: la competizione tra le liste (la cosiddetta “proporzionale” che, nella fattispecie, come dimostreremo meglio in seguito proporzionale proprio non è), le diverse soglie di sbarramento, il bipolarismo.

E' il centrosinistra a trovarsi, in questo momento, nelle difficoltà maggiori: ma toccherà, presto, anche al centrodestra, allorquando anche questo schieramento entrerà più direttamente nel merito della formazione degli assetti, sui quali basare la propria presenza alle prossime elezioni legislative.

L'attuale difficoltà del centrosinistra deriva dall'esigenza di adempiere ad uno degli obblighi che, sul piano politico – elettorale, presenta una competizione che si vuol intendere come bipolare: l'espressione del massimo di capacità coalizionale.

Proprio per garantire il massimo d'esercizio di questa potenzialità il centrosinistra ha preteso che tutte le forze politiche collegate all'interno di una coalizione, al di là del loro superamento della soglia di sbarramento, concorrano con i loro voti alla formazione della percentuale di coalizione e, quindi, all'eventuale conseguimento del premio di maggioranza (su scala nazionale, per la Camera dei Deputati; a livello regionale, per il Senato della Repubblica).

In questo senso anche una lista dell'1% può avere un peso decisivo nella determinazione degli equilibri complessivi.

A questo punto, però, sorge la difficoltà di cui si faceva cenno all'inizio: il centrosinistra è composto da una molteplicità di forze politiche, comprese alcune tra queste che si situano più o meno al di sotto dalla possibilità di raggiungere la soglia del 2% (Udeur, Italia del Valori, fors'anche il PdCI).

Adesso queste forze chiedono che, a fianco delle loro liste (da presentarsi necessariamente, proprio per via di quel discorso di coalizione che abbiamo esposto poc'anzi) ci sia la possibilità di avere una sicura rappresentanza parlamentare, attraverso la presenza di loro candidati anche all'interno delle liste sicure, in partenza, di conseguire un elevato numero di seggi: la questione riguarda, in particolare, la lista dell'Ulivo, imperniata su DS e Margherita ma che, in partenza, dovrebbe comprendere anche Repubblicani Europei, l'eventuale Lista Civica Nazionale ed il collegamento con i candidati della SVP e del PPTT.

Insomma, nelle liste dell'Ulivo, dovrebbero esserci anche candidati di Udeur, Italia dei Valori e forse PdCI e, a fianco di queste candidature, le liste concorrenti degli stessi partiti.

Verrebbe da dire: una contraddizioni in termini che toccherà vivere, ripetiamo, anche al centrodestra quando si tratterà di discutere della collocazione di Alternativa Sociale, Fiamma Tricolore ed altri.

In realtà il punto focale di questo meccanismo, quello che ha provocato la possibilità di far emergere questa evidente distorsione, risiede proprio nella possibilità da parte di partiti che non dovessero raggiungere la soglia di sbarramento, a concorrere alla formazione del premio ( premio “di minoranza” vorrei ricordare, perché non prevede, per essere conseguito, il raggiungimento di alcuna soglia: contrariamente, ad esempio, alla famosa “legge truffa” del '53, che prevedeva per gli apparentati il superamento del 50% dei voti validi).

Emergono, poi, altre macroscopiche contraddizioni: un partito dell'8%, se posto in coalizione con un solo altro partito dell'1,5% (complessivamente il 9,5%) resterebbe escluso dalla ripartizione dei seggi per la Camera, ed altro ancora.

Tralasciamo, in questa sede, il giudizio (totalmente negativo) sulle liste bloccate che consegnano ai partiti, nel momento stesso della loro massima debolezza sociale l'apice storico nella detenzione del potere di nomina, e concludiamo ricordando che questa legge può essere definita in molti modi, ma non certo come di tipo proporzionale (certamente, alle fine, non contribuirà a ridurre la frammentazione, incentivando aggregazioni soltanto in via strumentale).

Deve essere sottolineata con forza, infine, la necessità di provvedere, con la massima urgenza fin dall'avvio della prossima legislatura, ad una radicale correzione di rotta: correzione da intendersi, a nostro giudizio, nel senso di una ricerca verso il miglioramento della rappresentatività reale dei consessi elettivi.

Savona, li 27 Gennaio 2006

Franco Astengo

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