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Pace, lavoro e libertà

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(16 Ottobre 2010) Enzo Apicella
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(Contratto Metalmeccanici)

Referendum CCNL Metalmeccanici: intanto no al contratto poi...

(6 Febbraio 2006)

Ormai abbiamo capito tutti che è un contratto del cazzo, non solo non difende minimamente il salario, ma tenta di peggiorare le condizioni di lavoro.

Com’è possibile accettare queste cose con un movimento operaio in piedi, avvelenato da una condizione sempre più pesante nelle fabbriche, incazzato e deciso a farsi rispettare.

Allora diventa chiaro un fatto, una banda di personaggi che comandano il sindacato ci usano per continuare ad esistere come una casta, dei veri e propri mestieranti che guadagnano l’abbondante pagnotta controllando la forza lavoro operaia.

Per guadagnare lo stipendio devono dimostrare con i fatti di avere il controllo sugli operai, perché diversamente i padroni possono farne a meno.

Solo così, si spiega il fatto di favorire la lotta operaia e farla rientrare quando questa diventa “pericolosa”.

Loro mantengono il posto e il ruolo, noi torniamo a marcire in fabbrica.

Come si spiega che 500 delegati che vivono tra gli operai, possano essere d’accordo con questo contratto.

Le alternative sono 2 o sono rincoglioniti o sono venduti.

Noi pensiamo che si siano venduti, per mantenere anche loro i piccoli privilegi che i padroni concedono a chi gli garantisce la pace sociale.

Non sono grandi cose, ma è pur sempre un privilegio stare lontani dal lavoro, vivere di chiacchiere in saletta sindacale o ai vari direttivi è sempre meglio che stare sulle linee di montaggio.

Per un piatto di lenticchie sono disposti a svendere i loro compagni di lavoro. Non sono compagni che sbagliano, che perdono occasioni come ritiene qualche gruppo alternativo. Ormai sono diventati un corpo estraneo alla classe operaia, la quale deve trovare il modo di sbarazzarsene.

Niente può giustificare un appoggio a questo contratto, se non un interesse che esula dalla condizione operaia. Se con questa forza otteniamo questo risultato, chi ha qualche responsabilità di direzione operaia va allontanato.

NO AL CONTRATTO è il primo passo, ma non più sufficiente per affrontare un nemico agguerrito come i nostri padroni. I giovani che si sono espressi in queste lotte, convinti e determinati a difendere i loro interessi non si possono rassegnare ad una condizione di sottospecie umana.

Pensiamo già da ora ad organizzarci come operai indipendenti senza troppo delegare, la delega senza partecipazione porta ad essere comandati da chi con un pò di chiacchiera, vuol farci accettare tutte le logiche della competizione capitalistica.

Forse non ci convince del tutto, ma disorganizzati subiremo.

La prima cernita tra chi sta con noi operai e chi ci sta contro, oggi è più facile.

Chi appoggia questo contratto ha altri interessi e noi dovremo tenerne conto.

Associazione per la Liberazione degli Operai
http://www.asloperaicontro.org
http://www.operaicontro.it

Fonte

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