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Liguria: le mani sulla regione

(7 Marzo 2006)

E' sempre difficile autoproclamare la giustezza delle proprie analisi: pur tuttavia, in questa occasione, è necessario provarci.

L'occasione è data dalla presentazione, avvenuta a Cengio in pompa magna, del progetto di “conclusione” (sic) della bonifica del sito dell'ACNA di Cengio.

Una situazione difficile, che conclude una delle storie più tragiche del conflitto lavoro/ambiente che mai si è sviluppato , nel corso del tempo, non solo in Italia ma addirittura in Europa, che non rievochiamo in questa occasione perché noto a molti e per ragioni di spazio.

Quello che ci interessa sottolineare, in questa sede, è l'assoluta vacuità del progetto: siamo, infatti, di fronte a circa 3 milioni di metri cubi di rifiuti industriali e terre contaminate, presenti sia nell'area privata che in quella pubblica, oltre ai 300.000 metri cubi di rifiuti salini, stoccati in maniera instabile in 10 diversi lagoons, e non ci pare emerga un progetto industriale all'altezza (perché, a questo livello è necessario un progetto industriale: le dimensioni del lavoro lo richiedono oggettivamente).

Soprattutto, però, ci interessa far emergere, ancora una volta, come il solito gruppo di potere economico che già ha determinato il destino di Savona, impadronendosi del processo di deindustrializzazione per affidarlo alla speculazione edilizia; il destino della Ferrania, con il micidiale combinato disposto tra smantellamento del ciclo industriale, centrale e carbone, autostrada, sia arrivato fino a Cengio, per impadronirsi del territorio ed utilizzarlo a fini di stoccaggio retroportuale. Dopo le “mani sulla Città”, stiamo passando alle “mani sulla Regione” (perché iniziativa analoghe riguardano anche Genova e La Spezia: vedi, in quest'ultima provincia la vicenda della Ceramica Vaccari).

Si chiude, così, tra ACNA e Ferrania un'altra storia, quella della Valbormida economicamente autonoma: la Valle si trasforma in una gigantesca periferia di servizio, con raccolto il peggio del peggio, dal punto di vista ambientale, trasportistico, occupazionale.

Si conferma un modello che giudichiamo perdente: proprio quello descritto dal Presidente della Regione Liguria, come presidio logistico strettamente collegato con il Porto di Savona – Vado, aggiungendo – in un delirio d'onnipotenza, come se si trattasse di Rotterdam, Amburgo o Danzica – con i grandi corridoi economici europei.

Dobbiamo essere chiari su questo punto: noi siamo per lo sviluppo commerciale del porto Savona – Vado, ma siamo contrari al fatto che tutto sia legato agli interessi di questo gruppo ristretto che ha in mano le sorti economiche del nostro territorio e verso il quale i governi locali svolgono, semplicemente, la funzione di interfaccia.

Ciò che ci sembra negativo è la mancata ricerca di una programmazione pubblica che si misuri con la necessità, in provincia di Savona, di recuperare posti di lavoro attraverso una rinnovata, ed innovata, presenza industriale: lo stesso tipo di ostacoli che stanno sorgendo, al proposito del trasferimento della Piaggio da Finale a Villanova, si collocano allo stesso livello, dell'abbandono, in provincia di Savona, di una qualsiasi prospettiva di sviluppo che non sia legata da interessi particolaristici e corporativi.

Restiamo convinti delle nostre ragioni: il retroporto sul sito ACNA rappresenterà l'ennesimo tassello di un declino annunciato, quello della Savona produttiva: una provincia dove le uniche occasioni di lavoro sembrano legate ai rifiuti, alla logistica, alla edilizia, al carbone o all'ipercommarcializzazione (di turismo non parliamo per quel che riguarda Savona e la Valbormida, per semplice carità di patria)
Reclamiamo un diverso modello, una diversificazione nelle occasioni di determinare presenze produttive sul territorio, di diversa destinazione d'uso delle aree dismesse, di chiamata a raccolta degli investimenti possibili, in una funzione alternativa a quella fin qui seguita.

Esistono settori sui quali è possibile puntare: la realizzazione della Piattaforma tecnologica a Ferrania, un utilizzo delle aree Metalmetron a Savona che favorisca la presenza di una piccola /media industria di qualità (eptotecnologie per l'energia da fonti rinnovabili ad esempio: a Savona esiste già il know – how di base per muoverci in questa direzione), il potenziamento della presenza Piaggio con un piano industriale adeguato rispetto al trasferimento a Villanova, produzione di servizio per l'edilizia in Val Bormida.

Questi alcuni esempi al riguardo di possibili progetti sui quali lavorare, per impedire che l'area centrale della nostra Provincia, nelle sue aree più importanti, laddove risiedevano le sue industrie “storiche” rimanga vincolata agli interessi speculativi di pochi, che dispregiano del tutto l'interesse generale.

Savona, li 7 Marzo 2006

Franco Astengo

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