">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Comunisti e organizzazione    (Visualizza la Mappa del sito )

Elezioni comunali di Savona: una prima analisi, ancora sommaria

(3 Giugno 2006)

L'esito delle elezioni comunali di Savona, svoltesi domenica e lunedì 29 Maggio 2006, è noto: il candidato del centrosinistra ha vinto al primo turno, raccogliendo poco meno del 60% dei consensi.

Un risultato molto importante, in linea con le tendenze espresse dall'elettorato savonese nel corso degli ultimi anni (già nel 1998 e nel 2002 il candidato espresso dal centrosinistra non aveva dovuto ricorrere al turno di ballottaggio), che conferma la debolezza “storica” del centrodestra savonese (occorre ricordare come, nel 1994, si verificò l'affermazione di una candidatura di”centro”, in una situazione politica particolare, soprattutto grazie, però, all'anomalia della coalizione formatasi in quel frangente, composta da Forza Italia, Lega Nord, Partito Popolare e Patto Segni. Quindi con buona parte degli attuali esponenti della Margherita componenti attivi di quella alleanza, così come i promotori di future liste civiche, in seguito, passati al centrosinistra).

In questa occasione, però, l'affermazione del candidato di centrosinistra assume un significato particolare, per l'ampiezza del risultato e per la particolare situazione in cui si sono svolte le elezioni: dopo oltre un anno di “decadenza” di Giunta e Consiglio Comunale, dovuta al passaggio del Sindaco eletto nel 2002 all'incarico di Assessore Regionale. Un fatto, questo, che aveva suscitato polemiche e sconcerto in una parte rilevante dell'opinione pubblica.

Si è così svolta una campagna elettorale molto vivace dal punto di vista dell'espressione dei contenuti, soprattutto per la presenza di due candidature collocatesi al di fuori dei due grandi schieramenti: quella di Patrizia Turchi, chiaramente orientata “a sinistra del centrosinistra” e quella di Domenico Buscaglia, di orientamento moderato, molto agguerrito sui temi urbanistici, consigliere uscente dopo aver tentato, con successo, l'avventura quattro anni prima.

Il centrodestra, invece, si è immediatamente allineato alla consueta “sindrome della sconfitta”, limitandosi ad una campagna elettorale di “complemento”, priva di qualsivoglia spunto innovativo ed, assistendo, per di più ad una impressionante trasmigrazione di propri esponenti nelle fila del centrosinistra.

In queste condizioni si è realizzata una limitata offerta, rispetto al 2002, sul piano delle candidature a Sindaco che, unita ad una forte impostazione della campagna elettorale data dai mezzi di comunicazione di massa (giornali e TV) in quella direzione, ha finito praticamente con l'oscurare la presenza delle liste, che hanno così vissuto principalmente sul lavoro portato avanti dai singoli candidati in caccia di preferenze.

L'unica eccezione, in questo senso, è stata quella della lista “ A Sinistra per Savona”, che pur sottostando alle regole della personalizzazione (rivelatesi alla fine molto importanti ai fini del risultato) ha portato avanti una campagna elettorale basata su canoni molto “tradizionali”.

Nel calo generale della partecipazione al voto, che esamineremo più avanti, il ruolo svolto dalla candidature a Sindaco è stato di sicuro incremento: alla fine i voti validi per i 4 candidati sono stati 35.522, cioè 2,561 in più rispetto a quelli raccolti dalle liste: dal voto ai candidati – Sindaci si possono dedurre due considerazioni, sia pure parziali:

a) la prima riguarda l'irriducibilità, nella situazione savonese, al bipolarismo da parte di forze tutto sommato consistenti: i due candidati – Sindaci collocati fuori dal contesto del centrodestra e del centrosinistra hanno raccolto 3.042 voti pari all'8.56%. Una quota davvero ragguardevole, con pochi riscontri a livello nazionale (laddove percentuali di questo tipo si sono avute soltanto nel caso di “spaccature” all'interno delle maggiori coalizioni);

b) la seconda riguarda il peso avuto dalla candidatura di Patrizia Turchi, rispetto alla coalizione ( A Sinistra per Savona e Partito Pensionati) che la sosteneva. Escluso il voto disgiunto noi abbiamo avuto, in questo caso, il 17,9% dei voti assegnati al “solo Sindaco”. Un risultato del tutto eclatante, di grande importanza politica, anche se - alla fine – proprio questo risultato ha, paradossalmente, penalizzato la coalizione dal punto di vista dell'assegnazione dei seggi.

Per quello che riguarda le liste, analizzando il raffronto tra le elezioni 2002 e quelle 2006 (raffronto corretto: trattandosi di tornate elettorali omogenee tra loro), risalta anche in questo caso il permanere di forze collocate al di fuori dal quadro “bipolare”: a dimostrazione che le ragioni di diffuso sconcerto e protesta circa la politica portata avanti, a Savona, dalle maggiori forze politiche trova significativo sostegno, anche sul piano elettorale.

Si rileva, infatti, una differenza di fondo nell'offerta politica presentata dalle liste tra il 2002 ed il 2006: il centrosinistra ha allargato ancora la propria già notevole capacità coalizionale, aggiungendo al proprio schieramento Rifondazione Comunista e la lista dei transfughi dal centrodestra (che ha assorbito svariate forze civiche, presenti nella tornata precedente); questo ha consentito una crescita di circa l'8% dei voti; anche il centrodestra ha proceduto in direzione analoga, ma l'assorbimento di piccoli movimenti già presenti nel 2002 e l'ingresso della Fiamma Tricolore ha fornito un incremento percentuale al di sotto dell'1%.

In questo ambito, di oggettiva drastica riduzione degli spazi al di fuori dei due schieramenti maggiori, il permanere di un consistente 6,44% (l'8,56% per i soli candidati Sindaci: è il caso di ribadirlo a questo punto), ci consente di affermare come rimanga irrisolta l'anomalia savonese: questioni di carattere “tecnico” hanno impedito una maggior presenza istituzionale di questa area, ma l'essere riusciti a mantenere una “tripartizione” dell'elettorato, tale da risultare così immediatamente visibile deve essere considerato un risultato particolarmente importante.

Il tentativo di Rifondazione Comunista, passando dall'opposizione alla maggioranza, di annullare questa possibilità di “tripartizione” è fallito, a dimostrazione che può essere possibile, sia pure in una specifica situazione locale, una presenza di “sinistra non governativa” articolata nelle sue presenze e nella sua capacità di proposta politica.

Se si esamina, poi, il risultato della lista “ A Sinistra per Savona”, si rileva, poi, come si tratti di un voto chiaramente orientato politicamente e legato a significative situazioni di movimento, così come avevano sempre sostenuto i promotori della lista, con presenze molto significative anche nei quartieri: nelle elezioni circoscrizionali, laddove Rifondazione Comunista si è presentata separata dall'Unione, si è avuto, ovviamente, un risultato che ha impedito alla lista di A Sinistra per Savona di realizzare una presenza istituzionale (risultato raggiunto laddove l'offerta era più semplificata) ma le percentuali sono risultate, egualmente, molto consistenti.

Nella sostanza: l'allargamento coalizionale ha senza dubbio favorito il centrosinistra con una percentuale significativa, tale da rappresentare l'assegnazione di due seggi in più in consiglio comunale, rispetto a quelli previsti dal premio di maggioranza, ma questo risultato non ha consentito di raggiungere l'obiettivo della pienezza dello schema bipolare.

Un risultato, quindi, fortemente incoraggiante per chi ritiene non doversi adagiare al meccanismo dell'alternanza e della governabilità e pensa si debba ancora lavorare sulla ricerca di una adeguata articolazione della rappresentanza politica e sociale.

Risulta, ancora, di grande interesse una analisi riferita al raffronto tra le elezioni politiche 2006, svoltesi il 9 Aprile e quelle Comunali tenutesi, come abbiamo già annotato poco più di un mese dopo.

Molti pensavano ad una forte influenza dell'esito delle elezioni politiche su quelle comunali, al punto da ritenere impossibile una distinzione di schieramento: anzi, questa è stata la ragione precipua adottata dai dirigenti di Rifondazione Comunista per allinearsi all'Unione anche in sede locale dopo 12 anni di opposizione svolta in Consiglio Comunale; analoga ragione aveva spinto molti esponenti del centrosinistra, non legati specificatamente a formazioni partitiche e critici sulla situazione locale ad abbandonare la partita, dopo una timida ( e arrogantemente respinta) richiesta di primarie.

In realtà questa influenza è risultata molto relativa, in quanto è emerso un dato che, in tutta evidenza, ha finito con lo slegare l'esito delle elezioni politiche da quello delle elezioni amministrative: il dato della partecipazione al voto.

In questo caso è apparsa (come in altre situazioni in Italia: con la differenza che Savona aveva sempre sentito meno l'influenza di certi meccanismi) evidente come la spinta della pubblicità televisiva abbia un peso fondamentale: in cinquanta giorni, infatti, i voti validi a Savona sono calati da 42.352 a 32.961 ( in calo di 9.391, pari al 22,18% , fatto 100 il dato del 9 Aprile).

In questo ambito, sul versante del centrosinistra, la penalizzazione maggiore è stata subita dal PdCI che ha perduto oltre metà del proprio elettorato (il 55,89%) e dai Verdi ( meno 44,47%), Rifondazione Comunista ha perso oltre un terzo (1174 voti, pari al 36,76% dei propri elettori), ed un quarto di elettori hanno lasciato per strada DS e Margherita sommati assieme ( alle politiche, infatti, per la Camera dei Deputati, che rappresenta il metro di raffronto usato in questa occasione per via dell'analogia con la formazione del corpo elettorale).

L'unica forza in controtendenza è stata la Rosa nel Pugno, in grado nella realtà savonese, di realizzare un rilevantissimo exploit: quello di raddoppiare il propri elettorale, raggiungendo, tra il 9 Aprile ed il 28 Maggio, 1,356 nuovi elettori.

Nel centrodestra la migliore performance è stata quella dell'UDC, capace nella sostanza di “tenere” il proprio elettorato pur nel calo generale della partecipazione ( i neodemocristiani hanno perso meno del 10% dei loro elettori), rilevantissimo, invece,il calo di AN e della Lega Nord (dati che dovrebbero far riflettere i dirigenti di quei partiti) e notevole anche quello di Forza Italia.

In queste condizioni, ripetiamo, l'allargamento nella capacità coalizionale del centrodestra si è rivelato davvero di scarsa consistenza, pur nel relativo successo della lista legata direttamente al candidato – Sindaco, Delfino.

Queste, quindi, le primissime annotazioni di merito sull'andamento del voto a Savona, che possono anche essere così riassunte:

a) la semplificazione nell'offerta delle candidature a Sindaco ha favorito, da parte dei mezzi di comunicazione di massa, una campagna imperniata sulla personalizzazione. Il risultato appare evidente nell'incremento dell'espressione di voto tra i candidati Sindaci e le liste, con al centro il dato di grande rilievo realizzato da Patrizia Turchi con il 17,9% di voti rivolti esclusivamente alla sua candidatura;

b) l'allargamento nella coalizione di centrosinistra ha sicuramente rappresentato il punto di forza su cui ha poggiato il successo al primo turno del candidato – Sindaco e l'acquisizione di un numero di seggi in Consiglio Comunale superiore a quello stabilito dal premio di maggioranza.;c)il centrodestra si è rivelato ancora una volta del tutto inconsistente, politicamente, programmaticamente ed organizzativamente. In questo senso a Savona si può parlare di “bipolarismo” come una sorta di “apparato scenico”;

d) in queste condizioni non risultava davvero semplice, per forze non allineate al centrosinistra, sfondare da quella parte il muro della “coalizione dominante”. Invece, su diversi versanti, la quota di voti non allineati rimane assolutamente importante: oltre 2000, da valutare politicamente mettendoli a confronto con i 3.042 voti raccolti dai candidati Turchi e Buscaglia e dai risultati, molto consistenti ma non paragonabili perché ottenuti in situazioni di differenziazione dell'offerta del tutto decisive al fine della formazione del risultato;

e) Il risultato di “ A Sinistra per Savona” appare, ancora, particolare perché si colloca con chiarezza sul versante dell'opzione politica di una sinistra coerentemente “radical” sia sul piano della collocazione politica dei suoi esponenti, sia al riguardo delle opzioni programmatiche, sia quelle riferite ad elementi di carattere generale ( sviluppo, ambiente, stato sociale), sia quelle riferite più direttamente al piano locale. Questo dato andrà analizzato con attenzione, nel momento in cui si tratterà di deciderà l'impostazione del prosieguo dell'attività dell'Associazione e del rapporto di collaborazione da instaurare, eventualmente, con quanti hanno contribuito a far emergere questa difficoltà del bipolarismo, ma collocati differentemente sull'arco politico e rimasti privi di rappresentanza nel Consiglio Comunale.

Insomma: ad una prima lettura il risultato savonese appare complesso, ma lascia spazio ad una interpretazione precisa; c'è spazio per una azione da sinistra, coerente e decisa, pur nella consapevolezza, che non deve mai abbandonarci, delle difficoltà derivanti dal meccanismo elettorale, dalle strumentalizzazioni dei mezzi di comunicazione di massa, dall'adagiamento – oggettivo – dell'elettorato ai meccanismi imperanti. Elettorato che sembra preferire, nell'espressione di una criticità, l'abbandono delle urne piuttosto che una rottura delle abitudini: come è ben dimostrato dalla differenza di fondo nel risultato savonese, tra elezioni politiche e elezioni comunali, rappresentata dalla rilevantissima contrazione della partecipazione.

Savona, li 3 Giugno 2006

Franco Astengo

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Alternanza o alternativa?»

Ultime notizie dell'autore «Franco Astengo»

6482