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Dibattito sulle classi medie: risposta a Francesco Fumarola

(3 Giugno 2006)

Francesco Fumarola mi attribuisce una serie di affermazioni che non ho fatto. Ho parlato di "crisi" del sistema bipolare e non di "de profundis", non ho fatto un elogio della classe media, né ho affermato che sia centrale il ritorno al proporzionale. Innanzitutto bisognerebbe intendersi sul significato della definizione di classi medie. Dato che il mio breve articolo prendeva spunto dall'articolo citato di Chauvel su Le Monde mi sono attenuto alla sua definizione. Cioè di persone con un reddito (in Francia) a cavallo dei 2000 euro al mese, tra cui si comprendono sia settori di piccola borghesia del commercio sia settori impiegatizi di livello superiore.

Dopodiché mi sono limitato a fare un ragionamento schematico - come ho dichiarato - ossia a dare per sottinteso alcuni pezzi di ragionamento che - essendo il testo che ho mandato un contributo a un convegno relativamente specialistico - mi sembrava appunto di poter abbozzare senza articolarli in modo più preciso. Visto che evidentemente mi ero sbagliato cerco di essere più preciso. Nella frase incriminata "il bipolarismo d'altro canto si basa - so di essere schematico - sulla possibilità di attrarre un settore maggioritario di classe media nel campo della classe operaia (centrosinistra) oppure nel campo della grande borghesia (centrodestra)" c'è un refuso - "grande borghesia" invece di "borghesia". A parte questo il significato di tale affermazione non è ovviamente che il centrosinistra è lo schieramento politico che difende gli interessi della classe operaia ma banalmente (qui stava la semplificazione) che tendenzialmente e tradizionalmente gli operai votano perlopiù a sinistra e i padroni perlopiù a destra. Che questa non sia una legge è evidente. Se tutti gli operai votassero a sinistra il centrodestra non sarebbe andato al governo e viceversa non mi sfugge il fatto che Montezemolo abbia fatto da sponda a Prodi e il Corriere della Sera abbia dato esplicitamente indicazione di voto per l'Unione. Tuttavia è un fatto che procedendo da sinistra verso destra la concentrazione di voto operaio si assottigli (come d'altra parte è un fatto che il confine intermedio tra centrodestra e centrosinistra è molto mobile).

In sostanza quindi volevo dire - e mi riferivo non solo all'Italia - che in un sistema bipolare, se il voto delle classi medie confluisce in modo relativamente compatto in quell'emisfero della politica in cui si trovano partiti che o ancora in qualche modo esprimo una rappresentanza sociale dei lavoratori o comunque hanno un radicamento nella classe operaia (e più in generale nel mondo del lavoro dipendente), il sistema bipolare favorisce il centrosinistra. Se viceversa quel voto confluisce nel versante opposto, in cui è tradizionalmente più forte la rappresentanza degli interessi padronali e il radicamento nella borghesia, allora è più probabile che prevalga il centrodestra.

Nelle ultime elezioni di fatto si è avuto un pareggio. E questo è un fattore di instabilità evidente, tanto che in tutto il mondo ci si chiede se e quanto durerà il governo Prodi. Una (ma non la sola) delle radici di questa instabilità sta nel fatto - questa era la mia tesi e su questo concordo con Chauvel - che la crisi sociale ha modificato le condizioni di vita materiale della classe media. Nel senso che vi sono settori sociali di "salariati intermedi" (Chauvel si riferisce ad esempio agli insegnanti e in generale agli impiegati del settore pubblico, perché in Francia costoro hanno un tenore di vita significativamente migliore dei loro omologhi italiani) che provengono - per esperienza pregressa o per situazione familiare - da una condizione socialmente abbastanza agiata (e hanno elaborato una cultura e un'ideologia corrispondente a quella condizione materiale) ma affrontano progressivamente condizioni di vita sempre più simili a quelli di un proletario. Di conseguenza il fattore ideologico e quello materiale tenderanno a sospingere il loro voto in direzioni opposte. Evidentemente in alcuni strati superiori di classe media prevarrà il primo elemento, in alcuni strati inferiori il secondo. Altrove entreranno in gioco fattori più contingenti. Questo fa sì che ci sia un fondo di instabilità. Naturalmente ciò non significa che coloro che sulla base di un peggioramento della propria condizione materiale votino il centrosinistra siano improvvisamente conquistati alla causa della rivoluzione. Perlopiù agiscono immediatamente per difendere il proprio interesse (come del resto fanno gli operai che rischiano di andare in mobilità o di perdere una quota di salario). Tuttavia questo è un elemento di contraddizione del sistema politico.

Che poi vi sia la necessità di un partito rivoluzionario in grado di sospingere e cercare di dirigere il processo di maturazione di tale contraddizione è banalmente vero (almeno tra di noi). Il problema è che se questi processi ci sfuggono nella loro complessità allora si rischia sì di essere (ma inconsapevolmente) schematici e ci può essere il partito più rivoluzionario del mondo ma perderà il treno, come è successo tante volte nella storia del movimento operaio.

Marco Veruggio

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