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Ebrei contro il militarismo d’Israele

(27 Agosto 2006)

La stampa ufficiale italiana, salvo poche eccezioni sempre più allineata con gli Stati Uniti e Israele, nasconde persino l’esistenza di ebrei che dissentono apertamente dalla politica sciovinista del governo di Tel Aviv. Proprio dal mondo ebraico, però, giungono alcune delle critiche più radicali a tale politica.

Un primo esempio è rappresentato da Neturei Karta International, un movimento di ebrei antisionisti. In occasione della manifestazione contro la visita di Sharon alla Casa Bianca, il 7 febbraio 2002, una sua delegazione si unì alle Organizzazioni Arabo-Americane e Musulmane, per protestare contro lo Stato Sionista.

Si tratta di ortodossi, convinti che il Talmud vieti agli ebrei di formare uno stato in terra santa, perché i loro peccati devono essere espiati con l’esilio. La vita politica mette di fronte a contraddizioni estreme. Chi ha una visione meccanica, pensa che a posizioni tradizionaliste in religione debbano necessariamente corrispondere comportamenti arretrati nel campo politico. Ma non si possono vedere le cose con gli occhi del farmacista massone dell’ottocento, campione d’anticlericalismo. Bisogna saper vedere, al di là del velo della religione, le autentiche posizioni sociali e politiche. Ad esempio, nella storia del Cristianesimo, i movimenti con più forti caratterizzazioni sociali furono proprio quelli più tradizionalisti, che si richiamavano al Cristianesimo primitivo.

Il legame con lo stato israeliano costringe molti ebrei a difendere, anche contro forti propri convincimenti, le sue azioni militari, e il fatto che questo movimento sia libero da tale influenza gli permette di lottare accanto ai palestinesi. Da qui la loro richiesta di smantellare lo stato d’Israele: “Il sionismo è una deviazione di proporzioni nefaste che trascina le sue vittime in conflitti infiniti con altri popoli”. “Oggi ci siamo riuniti con il popolo palestinese per manifestare la nostra simpatia per le sue sofferenze. La presenza del Primo Ministro Sharon a Washington è un affronto per gli ebrei credenti e per i palestinesi sofferenti”.

Hanno partecipato alla manifestazione palestinese per il Diritto di Ritorno, tenutasi il 26 luglio 2002 davanti al Consolato Israeliano, e a chi chiedeva perché manifestavano per i palestinesi, pur essendo ebrei, rispondevano: “E’ proprio perché siamo ebrei che stiamo chiedendo il ritorno dei palestinesi alle loro case e la restituzione delle loro proprietà… Cosa c'è di più ingiusto del programma del movimento sionista, in atto da un secolo, di invadere le terre di un altro popolo, di espellere la gente ed espropriarla dei suoi beni ?”. “I primi sionisti hanno dichiarato di essere un popolo senza terra, diretto verso una terra senza popolo…. Ma le parole erano totalmente e profondamente false. La Palestina era una paese appartenente ad un popolo”. Per Neturei Karta, l’ONU non aveva nessun diritto di presentare il piano di spartizione nel 1947, e, a maggior ragione, hanno rifiutato “i progetti di spartire la Cisgiordania e di tagliarla in pezzi, come fu proposto da Barak a Camp David” e la proposta di offrire giustizia per meno del 10% dei profughi. Chiedono la restituzione della Palestina intera, Gerusalemme inclusa, alla sovranità dei palestinesi, e che siano i palestinesi a decidere se gli ebrei e quanti di loro rimarranno nel Paese.

“Occorre chiedere scusa al popolo palestinese, in modo chiaro e preciso. Il sionismo… vi ha rubato le vostre case. Il sionismo vi ha rubato la Vostra terra”. “Che atroce bugia dire che i palestinesi in particolare ed i musulmani in generale avrebbero in odio gli ebrei ! Voi odiate l'ingiustizia, non gli ebrei”.

Non si tratta di una novità, il movimento sionista è stato contrastato dagli ebrei ortodossi osservanti sin dall’inizio.

Sharon è definito “Ministro del Crimine”. “Dappertutto nel mondo si trovano numerosi ebrei credenti che si dichiarano inorriditi dal comportamento criminale e razzista verso i palestinesi da parte dei sionisti”. “Noi vogliamo vivere nella terra della Palestina come ebrei anti-sionisti, risiedere qui come cittadini palestinesi leali e pacifici”.(1) Posizioni così chiare contro il sionismo non le troviamo certo spesso tra i politici italiani “laici”, neppure tra quelli che pretendono d’essere comunisti.

Quanto agli israeliani, non tutti sono sionisti, ma vi sono varie correnti politiche, anche d’estrema sinistra, che ovviamente la grande stampa italiana si guarda bene dal far conoscere. L’8 agosto, durante una dimostrazione promossa dagli Anarchici israeliani contro la guerra in Libano, di fronte alla base aerea di Ramat David, 12 attivisti della sinistra sono stati arrestati. Portavano cartelli su cui c’era scritto: "stop all’uccisione di civili", "stop ai crimini di guerra". Chiedevano l’immediato cessate il fuoco ed il rilascio di tutti i prigionieri civili e dei prigionieri di guerra, e la chiusura della base da cui partivano gli aerei che bombardavano i civili. Uno degli arrestati, Hagay Matar, dichiarava: “Invece di arrestare i criminali di guerra, la polizia ha deciso di trasformare noi in criminali". Hagay, insieme con altri 4 attivisti, era già stato condannato a più di 2 anni di prigione per essersi rifiutato di assolvere gli obblighi di leva nell’esercito israeliano. Un altro degli arrestati - Jonathan Polak, ha detto: “Secondo la legge dobbiamo fermare questi crimini di guerra – altrimenti saremo tutti ritenuti complici di tali crimini”. “Questa è una guerra premeditata che non ha alcuna connessione con i soldati rapiti o con gli sforzi per farli liberare; questa guerra fa parte della strategia di ridisegnare il medio Oriente”.(2)

A Roma c’è stato un incontro con i familiari di soldati e con i soldati che si oppongono alle guerre in corso, venuti da Stati Uniti, Israele, Palestina e Italia. Dato il tema del nostro articolo, evidenziamo, tra i vari interventi, quello degli israeliani: Ory Yossur, riferisce Stefania Frezza, “dopo la sua esperienza di combattente, durante la quale si esercitava anche su come occupare i villaggi palestinesi, consapevole che nella realtà si trattava di combattere anche donne e bambini, ha capito che i due popoli erano coinvolti in un circolo vizioso di violenza, la violenza dell’uno che alimenta la violenza dell’altro…”. Yonathan Shapira, israeliano, refusenik, ex pilota d’elicotteri, ha detto: “La politica di assassini mirati del governo Sharon mi ha fatto riflettere, dicevano che erano politiche di prevenzione, invece sono crimini di guerra... ho cercato di coinvolgere altri piloti a rifiutarsi di eseguire questi assassini.”. “Il prossimo passo sarà quello di andare al di là delle linee, cercare altri con i quali dialogare, per cambiare la realtà, e se collaboreremo, israeliani e palestinesi, credo che potremo davvero cambiare le cose.”(3)

Il Manifesto del 6 luglio 2006 parla della presentazione del documentario sui “Refusenik” di Giorgio Riva. Interessanti i dati: sono state 180 le guerre seguite alla fine del secondo conflitto mondiale, quasi tutte nel Terzo Mondo, e mosse dall'Occidente. Hanno provocato 40 milioni di morti e centinaia di milioni di rifugiati. Il film, tra l’altro, parla di donne israeliane che rifiutano il regime militare, che cerca di condizionarle fin dall’infanzia.

Lo studente Asraf Shtuff Trauring afferma: “In Israele, quello che per alcuni miei amici sarebbe l'esercito più etico del mondo, uccide i bambini nei territori occupati e controlla la vita di 3,5 milioni di palestinesi”.

Le famiglie dei palestinesi morti nell’Intifada hanno scritto ai refusenik israeliani - oltre 1.000, tra soldati e ufficiali - “Siete la nostra speranza”.(4)

Persino una parte dei sionisti non può tacere di fronte alle continue violazione dei più elementari diritti dei palestinesi. Indymedia riporta una relazione, presentata al congresso della Federazione sionistica italiana tenuto a Roma nel marzo del 2004, in coincidenza con il centenario della morte di Theodor Herzl, fondatore del sionismo. Dopo una lunga apologia di Herzl e della creazione della stato d’Israele, deve però concludere: “Dobbiamo ricordare che le sofferenze dei palestinesi che vivono sotto occupazione israeliana, quali che siano le responsabilità della maggioranza della loro classe dirigente, sono disperate come quelle degli ebrei d'Europa orientale al tempo del primo congresso di Basilea. Il futuro dello Stato ebraico è legato a quello della nazione palestinese che vive accanto e all'interno dello Stato stesso”.(5)

Da questa rassegna di posizioni, alcune vicine alle nostre, altre assai diverse, si può ricavare una riflessione: l’antimilitarismo è particolarmente efficace quando si sviluppa nel cuore stesso dello stato imperialista. Tutto lascia sperare che negli Stati Uniti si sviluppi un movimento contro la guerra. Al tempo della guerra del Kossovo, a giornalisti europei che, recatisi nelle università che erano state all’avanguardia delle lotte contro la guerra del Vietnam, con l’intento di cogliere segni di ribellione, molti studenti rispondevano che la guerra non li riguardava e che pensavano a fare soldi giocando in borsa. Oggi non è più così, e il governo sta già approntando misure preventive per arginare le proteste. Quanto ad Israele, per ora prevale una protesta di destra per la conduzione fallimentare della guerra, ma la crisi economica, causata dalle spese enormi, necessariamente farà sorgere una protesta di segno contrario. E i coraggiosi refusenik, - ben diversi da certi nostri “pacifisti”, o “pacifinti”, per usare un termine che sta diventando sempre più diffuso – sono i precursori di un movimento che darà filo da torcere ai successori di Olmert.

Note

1) I brani citati sono presi dai seguenti scritti trovati sul sito di Neturei Karta International (Jews united against Zionism): a) Ebrei ortodossi invitano a smantellare lo stato di Israele. Discorso pronunciato dal Rabbino Dovid Weiss in Freedom Plaza, Washington DC, in occasione della manifestazione contro la visita del Primo Ministro Ariel Sharon alla Casa Bianca, giovedì 7 febbraio 2002. b) Lo dobbiamo da ebrei. Discorso del Rabbino Mordechi Weberman per la manifestazione della Coalizione Palestinese per il Diritto di Ritorno (Al-Awda NY/NJ) tenutasi il 26 luglio 2002 davanti al Consolato Israeliano. c) Dichiarazione di solidarietà degli ebrei di Neturei Karta con il popolo palestinese in occasione della commemorazione della Nakba ( cioè la cacciata dei palestinesi dalle loro terre dopo la nascita dello Stato di Israele).

2) “Nord di Israele, azione diretta contro la guerra in Libano” di Ilan Shalif - AATW Tuesday, Aug 8 2006, 5:26pm. (traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali, da http://www.anarkismo.net

3) Soldati Iniziative 18 marzo 2006. 18 marzo 2006. Giornata internazionale contro la guerra e le occupazioni. Soldati contro la guerra da Usa, Gran Bretagna, Israele-Palestina, Turchia, Russia, Italia. Sintesi dell'incontro a cura di Stefania Frezza.

4) “Voci contro la guerra” Il Manifesto, 6 luglio 2006 “Refusenik” Viene presentato oggi alla Casa delle culture il documentario di Giorgio Riva sul dissenso militare, Geraldina Colotti.

5) Quesito sulla teoria sionista. Ma Herzl si era sbagliato? Di Giuseppe Fianchetti, in Indymedia 15 agosto 2006.

25 agosto 2006

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