">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Bilancio

Bilancio

(30 Agosto 2011) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

  • Domenica 21 aprile festa di Primavera a Mola
    Nel pomeriggio Assemblea di Legambiente Arcipelago Toscano
    (18 Aprile 2024)
  • costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

    SITI WEB
    (Capitale e lavoro)

    Finanziaria: presi per il… cuneo

    (23 Ottobre 2006)

    La Finanziaria sarebbe equa e redistributiva per il governo Prodi, un “esproprio proletario” contro i “ceti medi” per il centro destra. Ma non è così. Come con le Finanziarie del governo Berlusconi, saranno sempre i lavoratori a pagare i costi della riduzione del debito pubblico e a sovvenzionare il padronato con nuovi aiuti, defiscalizzazioni e sconti sui contributi previdenziali.
    I 33,4 miliardi di € della Finanziaria saranno infatti composti da 13 miliardi di nuove entrate (in buona parte le tasse che pagheranno in più i lavoratori) e da oltre 20 miliardi di “risparmi” (i tagli ai servizi che subiranno in particolar modo i lavoratori).
    Questi tagli saranno di 3 miliardi sulla spesa sanitaria (meno sanità pubblica), 5 miliardi sui TFR e 5,265 miliardi sulla previdenza (meno pensioni), 4,3 miliardi sugli enti locali (più tasse) e 2,83 miliardi sulla pubblica amministrazione (aumenti irrisori per i lavoratori pubblici, riduzione del personale e peggioramento dei servizi).

    I lavoratori pagheranno (non ci saranno più occupazione, più salari e meno precarietà) e i profitti continueranno a salire. Mentre governo, opposizione e padronato ci prospettano sacrifici per “rilanciare l’economia”, nel primo semestre del 2006 le società quotate alla Borsa italiana hanno avuto 31,2 miliardi di € di utili netti (record storico), di cui 23,6 miliardi di utili netti solo per le prime 30 società (+ 27,7% sul 2005), e i ricavi (utili netti + tasse e ammortamenti) sono stati oltre dieci volte tanto! Queste società saranno tra le principali beneficiarie degli aiuti alle imprese previsti dalla Finanziaria.

    Lo scontro sulla Finanziaria

    Il governo Prodi e Cgil-Cisl-Uil sostengono che la Finanziaria non farebbe ricadere i costi del capitalismo italiano solo sui lavoratori, ma anche sui “ceti medi”. Grazie ad essa ci dovrebbero essere un rilancio economico e “benefici per tutti”, con una redistribuzione del reddito a favore dei settori sociali più deboli.
    Il PdCI, Rifondazione Comunista (e quella parte del “pacifismo” e dei centri sociali legata alla “sinistra di governo”) chiedono qualche emendamento secondario, ma appoggiano la Finanziaria. Così sostengono la politica “liberista” del governo Prodi, come hanno già fatto appoggiando le spedizioni di guerra in Afghanistan e in Libano.
    Il centro destra si schiera con i “ceti medi” contro la Finanziaria e la legge Bersani. “Ceti medi” che rifiutano misure finalizzate a far pagare loro le tasse e vorrebbero che fossero sempre e solo i lavoratori a farsi carico dei costi del capitalismo italiano. A loro spetterebbe solo una parte dei profitti, possibilmente … esentasse.
    La Confindustria, nonostante la Finanziaria “aiuti” largamente il padronato, vorrebbe ancora di più. Mentre la Banca d’Italia, si lamenta che ci sono troppi pochi tagli alla spesa pubblica (ossia ai servizi sociali).

    Nello scontro sulla Finanziaria entrambi i due schieramenti in campo, centro-sinistra e centro-destra che rappresentano le due facce del capitalismo italiano, vorrebbero che i lavoratori li appoggiassero, ma soprattutto entrambi non vogliono che i lavoratori abbiano un proprio autonomo punto di vista e si mobilitino contro il nuovo attacco, l’ennesima stangata alle loro condizioni di vita e di lavoro.

    Aumenti delle tasse

    Aumentano i contributi previdenziali (Inps) dello 0,30% per i lavoratori dipendenti e del 4,5% (dal 18,5 al 23%) per i lavoratori a progetto (co.co.co). Questi aumenti saranno interamente a carico dei lavoratori, con una riduzione dei salari netti. In più, la prevista estensione ai precari della tutela della gravidanza (dal quarto mese e non per quella a rischio) e della malattia (dopo il 4° giorno e per un massimo di 20 giorni, pagata dai 9 ai 18 € al giorno) non potrà essere ottenuta dai precari, sempre ricattati con la minaccia della perdita del lavoro, che finiranno con pagare più tasse, senza alcun beneficio reale.

    Aumenta la tassazione sul TFR. (per un reddito di riferimento di 20.000 € le aliquote sono così aumentate in questi anni: 2002 = 22,72%, 2005 = 23%, 2007 = 24%. Per i redditi superiori gli aumenti sono più elevati). In questo modo diminuirà il TFR a disposizione e dei lavoratori, sia per utilizzarlo allo scopo di acquistare una casa o per cure mediche, sia al momento del pensionamento con una riduzione del salario differito alla fine dell’attività lavorativa, rendendo più precaria la pensione.

    Aumento delle tasse locali. Il calcolo delle addizionali regionali e comunali andrà fatto sul reddito di riferimento (con una triplicazione delle imposte da pagare se fossero mantenute le attuali aliquote). I comuni potranno aumentare l’Irpef dello 0,3 % e applicare un'aliquota secca dello 0,5 per mille sull'imponibile Ici per finanziare le opere pubbliche. Il rispetto del “patto di stabilità” comporterà una riduzione delle spese di comuni e provincia che, inevitabilmente, o taglieranno i servizi sociali o aumenteranno le tasse. In tutti e due i casi pagheranno i lavoratori.

    Aumento dei tickets sanitari: 10 € a ricetta per visite specialistiche (che si aggiungono al ticket attuale), per il pronto soccorso 23€ (codice bianco) e 41€ (codice verde ad eccezione dei traumi e degli avvelenamenti acuti) se non seguiti da ricovero. Non solo garantirsi la salute costerà sempre di più, ma così si spiana la strada alla distruzione della sanità pubblica e all’introduzione di fondi sanitari privati (pagati dai lavoratori in busta paga) gestiti dalle assicurazioni, come sta avvenendo in sempre più contratti.

    Aumento del bollo delle auto (classi Euro 3, 1, 0 rispettivamente di 0,12, 0,32, 0,42 cent. per kW). O ci compriamo un’auto nuova Euro 4 o 5 o pagheremo di più!

    Cuneo fiscale: vengono ridefiniti le aliquote Irpef, la no tax area, le detrazioni e gli assegni familiari. Per i lavoratori con un reddito di riferimento tra i 15.000 e i 25.000 € l’aliquota aumenta dal 23 al 27% e solo se monoreddito e con figli a carico potrà forse avere qualche risicato beneficio dalla manovra. Ma nella generalità dei casi la modifica delle aliquote si compenserà con la variazione delle detrazioni e degli assegni familiari, ma i salari diminuiranno lo stesso per effetto degli aumenti delle altre tasse. In più i futuri aumenti di salari e pensioni saranno penalizzati dalle nuove aliquote.

    Il cuneo fiscale non ridistribuisce reddito ai lavoratori e ai pensionati e mantiene in vita il meccanismo per cui il lavoro salariato è la principale fonte d’entrate per lo stato, a differenza dei profitti e delle rendite finanziarie.

    Attacco a TFR e pensioni

    TFR: viene anticipata al 1° luglio 2007 la controriforma Maroni sulla previdenza complementare. La finanziaria porta a compimento lo scippo del TFR, da versare nei Fondi Pensione col meccanismo del “silenzio-assenso” (il lavoratore che non comunica per iscritto la propria contrarietà vedrà finire in questi fondi il TFR che maturerà).

    Verrà sottratto il 100% del TFR che maturerà ai lavoratori (delle aziende con più di 50 dipendenti) che non opteranno per i Fondi Pensione. Sarà versato in un fondo presso l’Inps, che servirà per finanziare le “grandi opere”! Una misura per costringere i lavoratori a scegliere i Fondi Pensione privati e ad affidare la propria pensione alla Borsa e ai mercati finanziari.

    Le pensioni pubbliche saranno ancora ridotte. Governo e Cgil-Cisl-Uil hanno siglato un memorandum (mai sottoposto ad alcuna approvazione da parte dei lavoratori) in cui si impegnano entro il 31 marzo 2007 ad aumentare l’età pensionabile e a diminuire l’importo delle pensioni Inps. La Finanziaria, così, sferra il colpo decisivo alle pensioni pubbliche per favorirne la definitiva e completa privatizzazione, nonché riduzione. Già oggi la somma della pensione pubblica più l’integrazione dei Fondi Pensione, non fornirà una pensione uguale a quella attualmente erogata dall’Inps.

    Tagli al settore pubblico

    Pubblico impiego: le nuove assunzioni non dovranno superare il 20% di quanto costava l'anno precedente il personale fuoriuscito. Saranno assunti non più di 8.000 precari (comprese 5.000 assunzioni già previste dalla scorsa finanziaria) e solo di lavoratori a tempo determinato da almeno tre anni e di CFL. I Co.Co.Co, gli interinali, gli LSU e gli esternalizzati non saranno assunti. Dei 350.000 precari del settore pubblico verrà stabilizzata solo una piccolissima parte, mostrando come tutte le promesse sul precariato del governo non fossero che propaganda elettorale.

    Contratti del pubblico impiego. Le risorse consentiranno “aumenti” scaglionati per 2/3 nel 2008 dell’1,4% (ossia al di sotto dell’inflazione programmata!) e mancano le risorse per il 2006, necessarie per la copertura di contratti gia scaduti da 10 mesi. Si profila, quindi, uno slittamento dei contratti, con un loro allungamento di fatto a tre anni. Situazione che sarà aggravata dai tagli agli enti locali e che peserà sia sui lavoratori pubblici (meno salario, meno occupazione), sia su tutti i lavoratori e i pensionati con tagli dei servizi sociali.

    Scuola: riduzione del personale, perché a fronte di 280.000 futuri pensionati è prevista l’assunzione di 150.000 docenti (molti precari) nei prossimi 3 anni, l’aumento degli alunni per classe e la riduzione degli insegnanti di sostegno. Aumentano, invece, i finanziamenti per le scuole private.

    Sanità: 3 miliardi di € di tagli per la sanità, con una riduzione dell'1,4% delle risorse destinate al personale sanitario rispetto al 2004. Tagli e aumenti dei tickets significheranno una sostanziale riduzione dell’assistenza sanitaria pubblica e il peggioramento delle condizioni di lavoro in tutto il settore (meno salari, meno occupati).

    Aiuti al padronato

    Le aziende, comprese quelle già sottoposte a provvedimenti per cause e/o ispezioni di lavoro, potranno stabilizzare i precari versando solo la metà dei contributi dovuti.

    Esenzione dai contributi per assegni familiari, maternità e disoccupazione, che saranno coperti con un apposito fondo costituito presso l’Inps e … riempito con le tasse dei lavoratori.

    Cuneo fiscale: 5,4 miliardi alle imprese, pari al 60% del cuneo (il 40% va ai lavoratori, ma dilazionato in due anni) che otterranno così uno sconto sull’IRAP e una deduzione di 5.000 € annui per ogni dipendente a tempo indeterminato impiegato nel periodo dell’imposta, arrivando a 10.000 € per le regioni del mezzogiorno.

    Una valanga di miliardi di € ai padroni cui si aggiungono i 10 miliardi che saranno subito loro restituiti dallo Stato per una sentenza della Corte di giustizia UE sull’IVA per le auto aziendali (13 miliardi in tre anni), oltre alla marea di soldi con la legge 488 e i contributi vari (UE, ecc..) a fondo perduto. Ancora una volta si dimostra che lo stato e il padronato sono “liberisti” quando si tratta di salari e servizi sociali, ma “assistenzialisti” quando si devono “difendere” i profitti.

    Soldi per la guerra

    Sono stanziati 4,5 miliardi di € in tre anni per aumentare le spese militari, comprese le missioni all'estero in Libano, Afganistan, Iraq ecc. con un apposito fondo. Per i servizi sociali i soldi mancano, ma per la guerra no. E l’Italia già utilizza il 2% del PIL in spese militari, ossia circa 25 miliardi di €.

    Cosa proponiamo

    La finanziaria del governo Prodi, in continuità con quelle del governo Berlusconi, non solo non realizza una redistribuzione del reddito, ma non offre nessuna soluzione ai problemi dei lavoratori e della precarietà. Dopo anni di salari e pensioni sempre più bassi, di diritti negati nei posti di lavoro e di continua precarizzazione di tutti i lavori, sono cambiati i suonatori, ma la musica è sempre la stessa: a pagare i costi del capitalismo italiano sono sempre i lavoratori.
    L’unica “novità” è quella di coinvolgere limitatamente i “ceti medi”, cercando di far pagare loro un po’ più di tasse, scatenando la loro reazione, che viene presentata come l’unica contrapposizione alla Finanziaria. Quest’opposizione, gestita dal centro destra, non ha nulla a che fare con gli interessi dei lavoratori, anzi il suo fine è quello di far sì che in modo ancora più selvaggio siano sempre e solo i lavoratori a pagare col loro sfruttamento la crescita dei profitti.
    Se nella ricerca di risorse finanziarie il governo Prodi ha cercato di colpire anche i “ceti medi”, però si è ben guardato dal toccare i profitti, le rendite finanziarie e i grandi patrimoni. Deve essere chiaro che non otterremo dei risultati sul piano dei salari, delle pensioni, della lotta alla precarietà, sostenendo questa Finanziaria concertativa.
    I lavoratori devono cominciare ad esprimere un proprio punto di vista, ad organizzarsi in modo indipendente, contrapponendo la difesa dei propri interessi alla salvaguardia di quelli del padronato (che sono spacciati come interessi di tutti).


    Continuando un percorso aperto con due precedenti assemblee nazionali, in marzo a Napoli e in maggio a Roma, lo Slai Cobas chiama a un confronto tutti i lavoratori, a prescindere dalla tessera sindacale che possono avere in tasca. Un’assemblea cui invitiamo a partecipare i singoli lavoratori, gli organismi sindacali, territoriali e politici che non si subordinano alla politica del governo Prodi, le organizzazioni sindacali di base che hanno indetto lo sciopero generale nazionale del 17 novembre contro la Finanziaria.

    L’obiettivo è quella di realizzare, dal basso, un’unità di tutti i lavoratori su obiettivi che siano contro la concertazione governo – padronato – sindacati confederali, che siano contrapposti al corporativismo dei sindacati autonomi e che consentano di dar vita ad un movimento di massa che possa porsi offensivamente sul terreno del salario, della lotta alla precarietà e della democrazia nei posti di lavoro.

    Con questa assemblea ci ripromettiamo di organizzare al meglio la partecipazione dei lavoratori allo sciopero generale nazionale del 17 novembre, ma anche di dare vita a una mobilitazione che prima e dopo di esso organizzi in modo permanente sempre più lavoratori nelle aziende e sul territorio, rivendicando:

    • Forti aumenti salariali per por fine a paghe sempre più basse

    • La reintroduzione della rivalutazione automatica di salari e pensioni

    • La riduzione generalizzata della giornata lavorativa

    • La fine della precarizzazione con la stabilizzazione a tempo indeterminato di tutti i precari e l'abolizione del "Pacchetto Treu" e della "Legge 30"

    • Il ripristino della pensione pubblica (con il vecchio sistema di calcolo retributivo e diminuendo l'età per la pensione), perché non sia trasferito il TFR né ai Fondi Pensione, né all'Inps.

    • La democrazia nei posti di lavoro, ponendo fine al monopolio della rappresentanza ai sindacati firmatari di contratto e conferendo direttamente ai lavoratori i diritti sindacali

    Contro il governo Prodi - Contro la Finanziaria
    Aumenti salariali, stop alla precarietà, democrazia nei posti di lavoro
    ASSEMBLEA PUBBLICA NAZIONALE
    Sabato 28 ottobre h. 9.00, sede dello Slai Cobas
    Viale Liguria 49, Milano (MM2 Romolo)
    in preparazione dello sciopero generale nazionale del 17
    novembre indetto da tutti i sindacati di base contro la Finanziaria

    PARTECIPATE ALL’ASSEMBLEA DEL 28 OTTOBRE
    SCIOPERATE IL 17 NOVEMBRE

    Slai Cobas
    Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale

    6182