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Per rinfrescare le idee sul sionismo

e sulla lotta delle masse arabe contro l’oppressione sociale e nazionale

(20 Novembre 2006)

L’Unione generale degli operai di Lituania, di Polonia e Russia, fondata nel 1897 e conosciuta sotto il nome di Bund, fu implacabilmente avversaria del sionismo che denunciava come utopia reazionaria pericolosa. Il Bund parteciperà nel 1898 al congresso di fondazione del Partito operaio socialdemocratico della Russia, all’interno del quale parteciperà a importanti dibattiti insieme a Lenin, Martov e Trotskij (questi ultimi due anche loro ebrei). Durante la guerra civile russa la maggioranza dei bundisti confluì nel partito di Lenin e di Trotskij.
Per l’organizzazione socialista classista ebraica il sionismo doveva essere combattuto perché:
1) la costruzione di uno stato ebraico in Palestina avrebbe portato ad uno scontro tra arabi ed ebrei;
2) i sionisti collaboravano con la burocrazia zarista, con i capitalisti e con la Chiesa ortodossa per ottenere l’appoggio al loro progetto;
3) perché l’antagonismo di classe fra il proletariato ebraico e la borghesia ebraica era inconciliabile come in tutte le nazioni capitaliste.

Per il Bund il sionismo era il maggior pericolo per il proletariato ebraico. Il Bund organizzava squadre di autodifesa e nel 1905 potè schierare contro i Centoneri e i cosacchi squadre di combattimento composte da mille unità effettive e circa settemila riservisti.

Il contributo del Bund sul sionismo verrà ripreso e sviluppato dall’Internazionale comunista che, al suo secondo congresso, definirà l’impresa sionista in Palestina uno strumento di sfruttamento delle masse arabe per conto dell’imperialismo inglese. Questa tradizione socialista rivoluzionaria ebraica negli anni sessanta e settanta è stata ripresa da Matzpen - organizzazione simpatizzante della Quarta Internazionale.

Avversari del sionismo furono due socialisti, il fisico Albert Einstein e lo psicologo Heinrich Fromm. Per il primo il sionismo, cioè il progetto di costruzione di uno stato ebraico, era incompatibile con la cultura ebraica storicamente data. Per il secondo c’era “una soluzione ragionevole per Israele cioè il riconoscimento unilaterale degli obblighi dello stato verso i palestinesi- riconoscimento del completo obbligo morale di Israele verso i nativi della Palestina”.

Rami Livnè, comunista ebreo,processato dal tribunale sionista di Haifa, nel marzo del 1973, perché imputato di collaborazione con la resistenza palestinese, dichiarò:

“ questa è la vita in Israele, gli operai,i poveri, i contadini -arabi ed ebrei- danno il loro sudore e la loro energia. I funzionari dell’apparato statale, gli industriali e i loro servitori leccano la panna. Essi sono una classe di parassiti all’interno dell’apparato e conservano lo stato sionista. Dal capo del governo agli alti ufficiali, dal giudice supremo all’ultimo commentatore, dal comandante in capo della polizia all’ultimo funzionario politico vivono di questo apparato e difendono a denti stretti i loro interessi”.
Per Mazpen la dichiarazione di Rami fu “una coraggiosa accusa contro lo stato d’Israele, il razzismo sionista e la società capitalista”.

Con questo spirito bisogna rapportarsi, oggi, alla questione che, nel 1980, Mohammed Ali Qooth, formulò così:

“arabi e musulmani che si sono occupati della questione palestinese e ne hanno fatto motivo di scontro con il sionismo, l’imperialismo e il capitalismo occidentale, hanno memoria corta; hanno dimenticato che la caduta dello stato ottomano è stato il principale obiettivo politico della distruzione della Porta d’Oriente e dell’aggressione contro il mondo islamico” (in Le mouvement islamique en Cisjordanie et a Gaza, di Zyad Abou Amrou). Questo intellettuale dei Fratelli musulmani ha posto il punto di fondo: l’oppressione imperialista delle masse arabe inizia con gli accordi di spartizione Sykes-Picot e la dichiarazione di Balfour.

La soluzione della questione palestinese, cioè la fine del regime sionista, può avvenire nel quadro di un sommovimento rivoluzionario delle masse arabe che rovescino i governi arabi corrotti e avviino la costruzione di una Confederazione socialista araba in cui gli ebrei possano vivere in armonia con gli arabi così come vivevano gli ebrei della “vecchia Yshuv… poichè le tensioni iniziarono allorché giunsero i coloni sionisti alla fine del 1800 i quali acquistarono terre dai proprietari arabi assenti portando all’espropriazione dei contadini arabi residenti.” (Don Peretz, The Arab-Israeli Dispute).

Sez.Ozieri PCL

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