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L’ultimo intervento sociale dell’ENI in Nigeria: 269 morti bruciati

E intanto si vuol far passare come banditi chi si oppone alle rapine realizzate dalle multinazionali nel Delta del Niger

(5 Gennaio 2007)

Lo scoppio dell’oleodotto del quartiere Abule Egba di Lagos ha provocato 269 vittime, tutti poveri che si sono buttati su una perdita delle tubazioni per recuperare un po’ di petrolio e con esso un po’ di cibo per sfamarsi.
Una cortina di silenzio s’è stesa sul fatto, cancellato da televisioni e giornali. L’ENI in Italia è potente. E’ proibito chiedersi dove finiscono i soldi pompati col petrolio, cosa ci fa l’ENI in Nigeria, perché tanta miseria e morte intorno ai pozzi così ricchi, perché i nigeriani devono rischiare la vita per mangiare, perché non hanno nemmeno l’ospedale per curarsi.

Parlano di lotta alla fame e al sottosviluppo, ma intanto intascano profitti miliardari. Solo nel 2005, l’italiana ENI, che investe, insieme alla Shell, all’Elf e alla Chevron, da oltre quaranta anni nel Delta del Niger, ha dichiarato un utile netto di 8.788 milioni di Euro, mentre oltre 20 milioni di abitanti del Delta vivono con meno di un dollaro al giorno.

Dichiarano di perseguire lo sviluppo sostenibile, ma per estrarre 2,5 milioni di barili di petrolio al giorno distruggono e saccheggiano interi territori, scacciandone gli abitanti.

Difesa dell’ambiente, ma per risparmiare sui costi di estrazione bruciano per 24 ore al giorno i gas naturali, inquinando così l’aria di tutta la regione.

Tutela dei lavoratori, ma gli operai locali, approfittando della fame e della disperazione degli abitanti, sono i peggio pagati, con salari bassissimi.

Rispetto dei diritti umani, ma la polizia privata al soldo delle multinazionali e le forze armate nigeriane reprimono ogni tentativo, anche pacifico, di ribellarsi all’oppressione, assassinando e torturando oppositori, bruciando interi villaggi. Solo poche briciole dei profitti intascati vengono restituiti dalle multinazionali alla borghesia nigeriana, a patto che questa tenga a bada col terrore le popolazioni locali.

Questo è il vero volto del “codice di comportamento”, della “responsabilità sociale d’impresa” tanto decantati dall’ENI. Solo barbarie e sfruttamento.

E’ merito indiscusso dei rivoltosi nigeriani l’aver smascherato con la loro lotta le menzogne dell’amministratore delegato dell’ENI, Paolo Scaroni, e del governo italiano. Compito immediato degli operai italiani è sostenere la lotta delle popolazioni del Delta del Niger.
Un popolo che opprime altri popoli non sarà mai libero.
Se lasceremo libero il governo e le multinazionali italiane di opprimere e sfruttare in Nigeria, saremo anche noi più schiavi, nelle fabbriche, sotto il dominio dei padroni.

Associazione per la Liberazione degli Operai
http://www.asloperaicontro.org

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