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Salari, Italia maglia nera Ue

(30 Marzo 2007)

Italiani lavoratori 'poveri' d'Europa e nelle ultime fila sia per il peso delle buste paga che per la rivalutazione dei propri salari nel tempo. E' quanto emerge da un rapporto Eurispes secondo cui l'Italia è al quart'ultimo posto in Europa per salari lordi medi pari a 22.053 euro l'anno contro i 42.484 euro della Danimarca, il paese che vanta i salari più ricchi in una classifica che vede ai primi posti anche Svezia, Belgio e Francia e agli ultimi Portogallo e Grecia.

Fanalino di coda il nostro Paese lo è anche per retribuzione oraria media, pari a 21,3 euro contro i 30,7 della Danimarca, e, soprattutto per la crescita dei salari che, dal 2000 al 2005 si sono rivalutati solo del 13,7%, facendole scontare un terz'ultimo posto, contro il primato del 27,8% della Gran Bretagna.

L'Italia, in fatto di salari, si colloca ai primi posti, al quarto esattamente, per ampiezza del cuneo fiscale pari, per un lavoratore senza famiglia a carico, del 45,85% e al 36,6% per un lavoratore con moglie e due figli a carico. Lo studio Eurispes prende in considerazione i lavoratori dell'industria e servizi esclusa la pubblica amministrazione.

Prendendo in considerazione il periodo 2000-2005, mentre vi è stata una crescita media del salario comunitario per l'insieme dei paesi europei del 18% - spiega l'Eurispes - nel nostro Paese i lavoratori dell'industria e dei servizi (con esclusione della Pubblica amministrazione) hanno visto la propria busta paga crescere solo del 13,7%. Solo la Germania e la Svezia (paesi che comunque hanno livelli retributivi ben più alti dei nostri) segnalano una crescita inferiore, mentre i lavoratori di Gran Bretagna, Norvegia, Olanda e Finlandia hanno visto, nel quinquennio, la propria busta paga accrescersi di oltre il 20%.

La mancata crescita dei salari comunque fa notare l'istituto, se non per tasche degli italiani è positiva per competitività dal momento che assicura un discreto vantaggio in termini di costi: in Italia il costo medio in euro per ora di lavoro, calcolato sui dati forniti dallo Yearbook dell'Eurostat, è inferiore a quello di tutti i paesi europei ad eccezione della Spagna, della Grecia e del Portogallo, che è anche il paese dove i costi del lavoro sono minimi (9,5 euro all'ora) mentre Danimarca e Svezia fanno registrare i valori massimi (30,7 e 30,4 euro per ora rispettivamente).

L'Eurispes fa notare nel complesso che la classifica dell'Italia è rimasta immutata (al quartultimo posto) ma la posizione del lavoratore italiano rispetto ai suoi omologhi d'oltralpe è peggiorata. Difatti mentre il costo del lavoro è da noi inferiore del 30,6% (-9,4 euro) rispetto a quello della Danimarca (dove è il più caro), se passiamo a confrontare il salario lordo, vediamo che al lavoratore dipendente italiano medio spetta solo il 52% del salario lordo del lavoratore medio danese: questo perché i contributisociali sono da noi più gravosi che in Danimarca.

Per quanto riguarda ancora il cuneo fiscale l'Eurisopes fa notare come la posizione del lavoratore italiano peggiori ancora nel caso in cui la classifica prende in esame il reddito annuo netto: in questo caso l'Italia con 16.242 euro è penultima nel 2006 fra tutti i paesi europei, giacché solo i portoghesi con 13.136 si accontentano di retribuzioni inferiori alle nostre. Si può notare anche che negli ultimi tre anni la posizione del Paese è anche peggiorata: nel 2004 ed ancora nel 2005 infatti le retribuzioni nette erano superiori a quelle greche e appena inferiori a quelle spagnole: solo nel 2006 vi è stato il sorpasso della Grecia. Il motivo di questa perdita di posizioni è facilmente spiegabile: di fronte ad una crescita dei salari in Europa dell'ordine del 15% in tre anni (con punte di oltre il 30%, come in Gran Bretagna ed in Grecia) il salario italiano si è accresciuto solo del 4,1%, la crescita più contenuta fra tutti i paesi del Vecchio Continente.

L'inflazione ha infine giocato un ruolo non trascurabile nel deprimere i salari dei nostri lavoratori in termini di potere d'acquisto: essa infatti negli ultimi quattro anni, e cioè dal 2002, ha avuto un andamento decisamente superiore alla crescita dei salari lordi calcolati in euro riducendo ulteriormente il valore reale dei salari netti in termini di potere d'acquisto.

Giovedí 29.03.2007

affari italiani

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