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Delta del Niger: parlano i quattro americani rapiti

"Abitanti locali trattati come bestie"

(20 Maggio 2007)

“La loro lotta è una lotta genuina per l’emancipazione del loro popolo. Ce lo hanno detto, ma soprattutto ci hanno condotto nelle loro comunità per vedere con i nostri occhi le ragioni della loro lotta, le ragioni per cui ci hanno rapiti, nella speranza di attirare l'attenzione del governo e delle aziende petrolifere alle loro sofferenze”: lo ha detto Chris Gay, uno dei 4 dipendenti di una fornitrice della Chevron, la Global Insurances, prelevati la scorsa settimana durante un attacco contro una nave-piattaforma a largo delle coste dello Stato di Bayelsa, nella regione meridionale nigeriana del Delta del Niger. I quattro, insieme a lui si trovano Mike Roussel, Larry Plake e Kevin Faller, hanno incontrato Emma Amaize, una delle corrispondenti da Port Harcourt del quotidiano nigeriano ‘Vanguard’, la quale ha ottenuto dai Combattenti per la libertà del Delta del Niger (Niger Delta Freedom Fighters, la milizia composta dai giovani della comunità di Egbema 1 che nei giorni scorsi avevano rivendicato il sequestro) il permesso di visitare il luogo di detenzione, che si trova “da qualche parte – scrive la giornalista- nelle paludi di Warri”.

Dopo aver descritto le buone condizioni di salute dei quattro americani e aver raccolto il loro appello al governo federale nigeriano affinché risponda alle richieste dei miliziani per la loro liberazione, gli ostaggi hanno poi parlato della loro esperienza. “Ho imparato molte cose – ha detto al Vanguard Kevin Faller – sul modo in cui viene trattata questa gente, in cui è costretta a vivere. Non sono animali, sono persone e meritano un trattamento migliore come tutti gli altri. È ovvio poi che reagiscano alle provocazioni”. “Ci hanno portato a visitare le loro comunità – gli ha fatto eco Larry Plake – e ci hanno aperto gli occhi.

Nessuna scuola, nessun ospedale, nessuna strada, niente corrente o acqua potabile. Se succede qualcosa si rischia di morire prima di arrivare all’ospedale più vicino. Vorrei che anche il governo nigeriano aprisse gli occhi sullo stato di questa gente e sui veri problemi del Delta del Niger. Solo così sarà in grado affrontare davvero il problema e risolverlo”. “Quello che abbiamo visto non è giusto” ha detto Mike Roussel, il quarto ostaggio americano. “Guarda l’acqua in cui si lavano e che dopo bevono. Guarda il cibo che mangiano e che noi non siamo in grado di mangiare. Voglio che il governo nigeriano mi faccia tornare a casa, ma anche che venga qui e aiuti questa gente e i loro bambini” ha concluso Roussel.

Nelle richieste avanzate nei giorni scorsi in cambio della liberazione dei quattro, i giovani hanno chiesto nuove assunzioni da parte della Chevron e della Shell, le due principali aziende petrolifere che operano nella zona di Egbema, e che avrebbero “completamente marginalizzato le comunità locali” nelle politiche di impiego delle compagnie. I giovani hanno poi avanzato anche una richiesta politica, chiedendo di affidare la presidenza dell’autorità provinciale del nord Warri ad un Ijaw, dal momento che con le ultime elezioni il nuovo governatore dello Stato è un Iteskiri (l’altro gruppi etnico maggiormente diffusi nella zona di Warri).

Il rapimento di dipendenti stranieri delle molte società internazionali che lavorano nel settore del greggio e nell'indotto viene usato come importante fonte di introiti da gruppi criminali ben armati (che normalmente rilasciano i sequestrati dopo il pagamento di un riscatto), come 'arma politica' da gruppi che chiedono un maggior sviluppo delle regioni meridionali, ma anche come strumento di pressione da parte delle piccole comunità locali per chiedere la revisione degli accordi con le compagnie. La Nigeria è il primo produttore africano di petrolio e tra i primi 7 del pianeta e la regione meridionale del Delta del Niger è considerata la cassaforte del greggio nigeriano, ma nonostante questo 'tesoro' gli Stati meridionali continuano ad essere le zone più arretrate del paese.

19/05/2007

Misna

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