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Venezuela: a che gioco gioca Nocioni? (e Liberazione?)

(16 Giugno 2007)

Dopo gli orrendi articoli contro Cuba, l'inviata di Liberazione Angela Nocioni è tornata al suo antico amore (o forse bisognerebbe dire "odio"): il governo venezuelano di Hugo Chavez. Già un paio di anni or sono la signora si era dedicata ad un paio di servizi di mero "sputtanamento" del presidente Chavez, intervistato ma "amabilmente" preso in giro nei commenti post-intervista. Poco prima di dedicare le proprie "cure" a Cuba (cosa della quale avremmo fatto volentieri a meno) Nocioni aveva nuovamente avuto modo di parlare (male, ne dubitavate?) del governo del Venezuela "intervistando" il ministro degli esteri Nicolas Maduro, definito "Bruce Willis della rivoluzione" o anche "rottweiler del presidente".

Oggi, 13 giugno 2007, ecco la recidiva: sotto il titolo "la mappa del potere a Caracas, ecco gli uomini di Chavez", l'ineffabile Nocioni esordisce con queste parole: "decide tutto lui. Da solo. Quando far tuonare il ministro degli Esteri contro la diplomazia colombiana e quando inaugurare il trenino di Caracas. Cosa dire alle riunioni dell'Opec e in quale corridoio spostare l'albero di Natale". L'articolo prosegue su questo tono per altre 14 righe, nelle quali il lettore presume che il soggetto di cotanta verve ironica sia il presidente Chavez, cosa che pare evidentemente superfluo specificare all'autrice dell'articolo, che il direttore Sansonetti ritiene essere una delle migliori sul mercato. Mi permetto di dire che quando andavo a scuola mi hanno insegnato a scrivere diversamente, se volevo farmi capire, ma non vorrei insistere su questo argomento, che non è quello fondamentale.

Il punto è: dove vuole arrivare Liberazione, sguinzagliando (scusate, ma mutuo lo stile da quello dell'inviata in Sudamerica: se lo fa lei, perché io no?) Angela Nocioni a sparare a zero, spesso con pessimo gusto (vorrei vedere se si apostrofasse "rottweiler" o "mastino", come nell'articolo di oggi, il ministro di un qualunque paese europeo, ma anche di casa nostra, la reazione che ci sarebbe) contro il Venezuela, "casualmente" proprio in questo periodo in cui il Venezuela è sotto tiro (forse perché dal 1° maggio il Venezuela ha riconquistato la propria sovranità energetica a scapito delle multinazionali? chissà) soprattutto da parte degli Usa, ma con il buon aiuto di altri personaggi, come gli italiani Dimitri Buffa di Radio radicale e Aldo Forbice della Rai che propongono come alternativa "moderata" a Chavez nientepopodimeno che Alejandro Pena Esclusa, già coinvolto nel fallito golpe contro Chavez, membro dell'organizzazione Tradizione famiglia e proprietà del fascista brasiliano Pinio Correa de Oliveira, uno che ha dichiarato che "i colpi di stato militari sono soluzioni legittime ed auspicabili".

Ma anche El Paìs spagnolo (la Spagna è uno dei paesi che più hanno avuto un danno economico dalle scelte energetiche di Chavez) si lancia in difesa della democrazia contro chi ha osato chiudere l'emittente RCTV (che in realtà continua a trasmettere, solo sul satellite, cosa che in Italia bipartisanamente si vorrebbe sia per Raitre sia per Retequattro, ma evidentemente quod licet Iovis non licet bovis e mentre noi siamo il faro della democrazia, il Venezuela non lo è). Permettetemi di citare Valerio Evangelisti, che, dopo avere ricordato che questa emittente televisiva aveva apertamente appoggiato il fallito golpe contro Chavez, pone questa domanda provocatoria ai "democratici" nostrani: "mettiamo che in Italia al tempo dell'assassinio di Moro una delle nostre tv private avesse detto che avevano fatto bene ad ammazzarlo. Per quanto tempo sarebbe rimasta nell'etere?".

Andate a leggere la stampa internazionale, curiosate tra gli articoli pubblicati dalla testata francese "Reseau Voltaire" che evidenzia i maneggi Usa contro il Venezuela, tentativi di golpe, problematiche energetiche. Altro che la cronaca salottiera su mastini e rottweiler che ci ammanisce la soave inviata di Liberazione nell'America Latina. L'analisi della politica internazionale non si fa scrivendo articoli da giornale femminile o con l'imitazione della spocchia tipica della defunta Oriana Fallaci.

Del resto, il governo di Chavez ha disposto che dal primo maggio 2010 la giornata lavorativa in Venezuela passi a sei ore. Di questo non fa comodo parlare? Che fine ha fatto quella megagalattica campagna (anno domini 1998, se non ricordo male) per le 35 ore settimanali promossa (giustamente) da Rifondazione e poi finita nel dimenticatoio?

Saluti comunisti (finché possiamo...)

Claudia Cernigoi
direttore de "La Nuova Alabarda"
www.nuovaalabarda.org
Trieste

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