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Oggi l'Assemblea degli azionisti dell'Eni

Le autorità negano il permesso di manifestare davanti alla sede alle associazioni che formano l'Osservatorio

(24 Maggio 2007)

manifestazione ENI

Gli uffici romani dell'Eni sono blindati da giorni. Si tiene oggi, infatti, l'assemblea degli azionisti, per la quale sono state disposte misure di sicurezze senza precedenti.

Una zona rossa per impedire alle associazioni, ai movimenti e ai sindacati di base che da anni denunciano i comportamenti dell'azienda di manifestare in modo pacifico il dissenso verso le scelte economiche dell'Eni.

Un fortino protetto da un dispiegamento di forze dell'ordine e della digos che rappresenta il bavaglio messo sulle bocche dei veri azionisti di maggioranza: i cittadini italiani.

Nonostante l'intervento di alcuni esponenti del governo è stata infatti negata l'autorizzazione per il sit-in indetto dalla rete di associazioni che compongono l'Osservatorio Eni, limitando il permesso a manifestare ad oltre un chilometro dal luogo dell'assemblea.

L'Eni è, lo ricordiamo ancora una volta, per il 30% proprietà dello Stato italiano. Il nostro governo si è impegnato più volte a promuovere una nuova politica energetica che favorisca le fonti rinnovabili e riduca l'inquinamento. Nella pratica però permette che l'impresa di Stato violi i trattati internazionali in materia di ambiente e di diritti umani in nome del profitto. Ed oggi impedisce ai cittadini di esprimersi sulle politiche energetiche del paese.

L'Eni potrebbe essere una grande risorsa implementando politiche energetiche alternative e sostenibili. Finora, però, non si è affatto distinta dalle altre grandi compagnie petrolifere in quanto a politiche del lavoro, rispetto dell'ambiente e dei diritti umani. In Irak, Nigeria, Kazakistan, Ecuador e negli oltre 70 paesi in cui opera, l'Eni è responsabile di abusi sistematici contro le popolazioni locali e danneggiamenti dell'ecosistema. Inoltre, nonostante i profitti da record di 9,2 miliardi di euro di utili annui, l'azienda ha licenziato oltre 35.000 lavoratori negli ultimi tredici anni.

Nell'assemblea che vede riuniti oggi gli azionisti non si parlerà di questi temi. Ne' sarà dato spazio ai cittadini che chiedono semplicemente che la nostra impresa non continui ad esportare morte, inquinamento e miseria, ma pace, cooperazione e sviluppo.

ASUD

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