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I punti piu' avanzati del programma dell'Unione

(4 Agosto 2007)

Rossana Rossanda e Pietro Ingrao, i grandi vati della sinistra italiana, usano tutto il loro peso e la loro “storica” (davvero “storica”) autorevolezza politica, lanciando un appello alla mobilitazione politica e sociale ( è stata convocata una manifestazione nazionale per il prossimo 20 Ottobre) per chiedere al governo Prodi di realizzare i “punti più avanzati” del programma elettorale con cui l'Unione vinse (di una strettissima incollatura) le elezioni del 2006 ed impedire (queste sono parole del capogruppo al Senato di Rifondazione Comunista, Giovannino Russo Spena: altro protagonista di lunga data e di grande credibilità nella storia della sinistra italiana degli ultimi quarant'anni) un ulteriore “spostamento al centro” dell'esecutivo.

Intorno a questo appello si è aperto un curioso balletto giornalistico che ha visto protagonista l'Ufficio Stampa della Presidenza del Consiglio che avrebbe preteso di rispondere all'appello di Rossanda ed Ingrao prima ancora che questo fosse pubblicato dal “Manifesto” e “Liberazione”: una iniziativa, questa, cominciata male e finita peggio, non si capisce con quali scopi e che ha fornito l'ennesima misura del degrado culturale in cui si trovano i principali esponenti del sistema politico italiano.

Torniamo, però, al merito ed all'appello di Rossanda ed Ingrao: sul piano dei contenuti l'analisi della situazione in atto appare sicuramente corretta, ed il “cahier de doleances” rispetto al “disatteso” fin qui da parte del governo Prodi, preciso e documentato.

Purtuttavia non si sfugge ad un interrogativo, che mi pare necessario porre: quale è l'analisi politica che sovrintende alla stesura di questo documento? Chiedere la “conquista” dei punti più avanzati del programma dell'Unione rappresenta davvero l'ultima spiaggia per la sinistra italiana, che ha perso ogni speranza di trasformazione sociale ed appare così al lumicino sul terreno della rappresentatività politica da aggrapparsi ad un programma elettorale, stipulato un anno e mezzo fa, largamente disatteso come era inevitabile fosse? E' possibile che non ci sia analisi del rapporto tra ruolo della politica, oggi, e necessità sociali che non si riduca alla banalità del solco esistente tra rappresentanza e governo?

Anche gli illustri firmatari dell'appello considerano, dunque, la “governabilità” una variante indipendente perché collegata all'esigenza di fermare, comunque, il berlusconismo?

Perché non ci si accorge che, anche dalla parte del centrosinistra, i guasti, su questo terreno, esigono una riflessione più profonda di quella che sta venendo avanti così debole e così timida: gli affari Unipol, BNL,Telecom non insegnano proprio nulla anche ai nostri grandi maestri? Non si tratta, badate bene, di semplice “questione morale” ma dell'esistenza di intrecci indissolubili tra affari, economia, politica: intrecci allacciati, molto semplicemente, sul terreno della governabilità a tutti i costi che il futuro Partito Democratico sarà chiamato a garantire.

Ogni operazione di fiancheggiamento in questa direzione, anche quella apparentemente più critica, finirà per avallare una discesa verso il basso per tutta la sinistra, riformista o radicale come la si voglia definire (o come vorranno definirla i suoi eventuali epigoni).

Non è possibile pensare che il sistema politico italiano non produce, da sinistra, nulla di politicamente positivo perché risulta “monco”, perché manca una sinistra che naturalmente dovrebbe collocarsi all'opposizione proprio per quella urgenza di partecipare , per quella esigenza di ricostruzione di protagonismo e di rinvenimento di fiducia che si richiama in conclusione del documento in questione?

Savona, li 3 Agosto 2007

Franco Astengo

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