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(11 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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Contro il “protocollo” del 23 luglio 2007, per l’indipendenza dei lavoratori

(5 Ottobre 2007)

Il “protocollo” siglato il 23 luglio scorso (nota bene: alla vigilia della chiusura delle fabbriche, come per gli infami accordi del 1992 sull’abolizione della “scala mobile” che scatenarono la giusta rabbia dei lavoratori e la “stagione dei bulloni) deve essere bocciato in tutti i modi perché rappresenta un ulteriore tassello del processo di smantellamento della previdenza pubblica (a favore dei pescecani della borsa che gestiscono i Fondi Pensione Integrativi) e della precarizzazione del lavoro (che già oggi schiavizza milioni di lavoratori).

Viene integralmente confermata l’impostazione di Maroni sulla previdenza. Lo scalone non solo non viene abolito (come era stato promesso in campagna elettorale), ma persino allungato! Le “finestre” re-introdotte sulle pensioni di “anzianità” vengono pagate con l’introduzione di 2 nuove finestre per le pensioni di “vecchiaia” (che neppure Berlusconi aveva avuto il coraggio di proporre).

Per colpire le pensioni si usa la scusa dell’aumento della vita media, ma ci si “scorda” di dire che in questi anni la produttività è enormemente aumentata. Perché questo aumento se lo intascano i padroni e non i lavoratori nella forma dell’aumento del tempo di non lavoro nell’arco delle propria vita ?
Si parla dei conti “in rosso” dell'INPS: ma l’INPS è in attivo, malgrado la mancata separazione di previdenza e assistenza (prevista dalla Cassazione) e malgrado che i lavoratori debbano pagare la pensione ai dirigenti di impresa (il cui fondo previdenziale, accorpato all’INPS, ha - quello sì ! - 2 miliardi di euro di passivo).

Viene integralmente confermata (e peggiorata) l’impostazione della Legge Biagi. Non solo quello che c’era resta (altro che abolizione !), ma addirittura si estendono all’infinito i “contratti a termine”. E’ il primo passo per la completa libertà di licenziamento e per la “precarizzazione a vita” dei lavoratori. Evidentemente, il ministro Cesare Damiano (peraltro, ex dirigente FIOM) scrive, ma è Montezemolo che detta. La “sinistra radicale” farà un po’ si scena (come ad esempio con l’inutile manifestazione pro-governativa del 20 ottobre), ma poi darà il “via libera”, come ha sempre fatto.

Dopo quelle del cuneo fiscale e delle auto aziendali, si prevedono nuove regalie ai padroni con la de-tassazione dei premi aziendali (così da incentivare una sorta di “cottimo” risultati=premi) e degli straordinari (altro colpo alle assunzioni, altro che lotta alla disoccupazione e alla precarietà giovanile).

Si prevede l’ignobile contingentamento dell’uscita per i lavoratori usurati (solo 5.000 all'anno) da pagare con l’aumento della contribuzione dei precari. 2 guerre tra poveri: tra lavoratori usurati (chi va in pensione e chi no ogni anno ?) e tra lavoratori più stabili e lavoratori precari.

L’esito del voto è già scritto. Perché, ad esempio, votano i pensionati che non sono coinvolti negli accordi (se non in forma assolutamente irrilevante, come irrilevante è l’aumento delle pensioni minime previsto) e invece non votano i precari che invece sono pesantemente coinvolti dal “protocollo” ? Chi è escluso vota e chi è coinvolto non vota: che democrazia è ? In quale paese ad organizzare/sorvegliare i seggi e a scrutinare i voti sono proprio coloro le cui scelte sono in discussione nella votazione ? Nella “repubblica delle banane” Italia, ovviamente, la stessa in cui alle elezioni per le RSU nel settore privato CGIL-CISL-UIL si beccano il 33% prima ancora di cominciare a votare.

Ricordiamo che chi ci chiama ad approvare l’accordo (governo, maggioranza, sindacati) è chi ha tentato di scipparci il TFR; e meno male che i lavoratori sono riusciti in buona parte a impedire la truffa dei Fondi Pensione Integrativi mandando in massa lettere per il no al trasferimento (cosa che, ricordiamo, bisogna continuare a fare ogni volta che si firma un nuovo contratto entro i primi 6 mesi, visto che l’imbroglio del silenzio-assenso continua a valere).

Tante altre cose si potrebbero dire.
Se vuoi ulteriori informazioni richiedici il nuovo numero di Primomaggio (quasi interamente dedicato ai “protocolli”) e la registrazione (video o audio) delle assemblee pubbliche sui “protocolli” che abbiamo promosso con Corrado Delle Donne dello Slai Cobas e Severo Lutrario di Attac.

Diciamo no, nelle assemblee o nel referendum-truffa del 8-9-10 ottobre prossimo al “protocollo di luglio”.
Lanciamo un segnale chiaro ai politicanti e ai sindacalisti di regime. Centro-destra e centro-sinistra sono due facce della stessa medaglia e continuare a dar loro fiducia è solo masochismo.

Costruiamo organizzazioni sociali, politiche e sindacali autonome dei lavoratori, dei precari, dei disoccupati. Il sindacato è ormai una vera e propria istituzione dello Stato capitalistico e non certo un organismo che difende i lavoratori.

La “casta” non sta solo in Parlamento: sta ovunque.
E’ la “casta” che aiuta il sistema capitalistico a sfruttare meglio i lavoratori. I ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri. Solo noi possiamo dire basta.

PRIMOMAGGIO

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