">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Moody's vivendi

Moody's vivendi

(18 Maggio 2010) Enzo Apicella
Dopo la guerra finanziaria guidata dall'agenzia di rating Moody's, in Grecia ha inizio il massacro di salari e pensioni

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Contro la cancellazione delle pensioni di anzianità.

Contro i tagli alle pensioni di vecchiaia e l'innalzamento dell'età pensionabile. Contro il precariato.

(4 Ottobre 2007)

Il 23 luglio scorso, CGILCISLUIL, senza nessun mandato dei lavoratori hanno sottoscritto con il governo una serie di riforme su pensioni e lavoro, il cosiddetto "pacchetto wellfare"

Pensioni. Il cosiddetto scalone Maroni non è stato abolito, è stato diluito nel tempo.

L'età per poter usufruire della pensione di anzianità viene portata, nel giro di sette anni, a 62 anni contro i 57 attuali: nel 2008 ci vorranno 58 anni di età e 35 di contributi, nel 2009 59 anni di età e 36 di contributi, 60 e 35 nel 2010. Nel 2013 ci vorranno 61 anni di età e 36 di contribuzione oppure 62 e 35. (E fino a questa età, per esempio, dovranno lavorare anche i portalettere perché il loro non è considerato un lavoro usurante, grazie ai contratti a svendere firmati dai soliti sindacati)
Questo è di fatto è la cancellazione definitiva delle pensioni di anzianità.

Cosa altrettanto grave, le "finestre" verranno introdotte anche per le pensioni di vecchiaia cosi non si potrà più andare in pensione al compimento dell’età pensionabile ma occorrerà attendere che si apra la finestra, magari anche dopo un anno.
Tutto questo, sia chiaro, è il prologo all 'innalzamento della pensione di vecchiaia a 66 o 67 anni per gli uomini ed a 64 o 65 per le donne, obiettivo dichiarato di tutti e due gli schieramenti parlamentari.

Per quanto riguarda i cosiddetti lavori usuranti viene stabilito che non ne usufruiranno tutti quelli che ne hanno diritto, ma solo una quota (al massimo 5000 lavoratori all'anno) in base alle possibilità economiche dello stato (quindi arbitraria) cosa che, tra l'altro, scatenerà una guerra tra "usurati".

Ma non basta. I coefficienti per il calcolo delle pensioni, di cui è stata già stabilita con l'ultima finanziaria la riduzione dal 6- all’8%, verranno rivisti con scadenza più ravvicinata e soprattutto avranno come nuovi parametri di riferimento il PIL, il raggiungimento degli obiettivi economici fissati dal governo, l'andamento demografico, l'attesa di vita. Come dire tutti parametri interpretabili arbitrariamente e dunque utilizzabili per fregare i lavoratori.

Precariato. Il "pacchetto" non prevede affatto l'abolizione delle varie forme di lavoro precario, “la famosa” Legge 30) e nemmeno la loro "attenuazione", come era stato promesso dal centrosinistra in campagna elettorale, anzi si stabilisce che i contratti a tempo determinato potranno ripetersi illimitatamente oltre i 3 anni attuali, attraverso la conciliazione tra lavoratore/ lavoratrice e datore di lavoro, alla presenza di un sindacalista
E' previsto solo l'obbligo per i padroni, di pagare i contributi figurativi (una miseria) negli intervalli tra le assunzioni.
Il pacchetto propone inoltre la scriteriata misura che favorisce il ricorso agli straordinari; questi infatti verranno detassati, incentivando cosi i padroni ad utilizzarli al posto di nuove assunzioni.
La detassazione dei premi aziendali rappresenta un'altra arma data ai padroni ed alle aziende pubbliche per dividere i lavoratori e costituisce un altro passo verso l'abolizione della contrattazione collettiva.

Questa nuova riforma delle pensioni, ovviamente, non era affatto necessaria.

Il bilancio dell’INPS è in attivo, nonostante l’unificazione con altre casse previdenziali, tipo quella dei dirigenti d’azienda, (in passivo di 2 miliardi di euro) così le laute pensioni dei dirigenti, le pagano i lavoratori dipendenti.
Inoltre, nemmeno stavolta, nonostante sentenze della Cassazione, si è provveduto a separare le spese assistenziali (cassa integrazione, ecc.) che per legge spetterebbero al Governo, da quelle previdenziali che spettano all’INPS.

Ecco dove vanno a finire i soldi che dovrebbero essere usati per erogare pensioni decenti ai lavoratori, ai quali tra l’altro è stato aumentato dal gennaio scorso il prelievo in busta paga dello 0,3% per il versamento contributivo. Prelievo che doveva servire ad abolire lo scalone.

OGGI E’ PRECARIO IL LAVORO, DOMANI LA PENSIONE.

L’accordo del 23 luglio è l’ennesimo attacco a tutti i lavoratori, sia fissi che precari, sia a quelli in attività adesso sia a quelli futuri. E’ l’ennesimo attacco alla previdenza pubblica, un nuovo peggioramento del trattamento pensionistico, che vuole spingere i lavoratori nella trappola dei Fondi Pensione, che essi hanno rifiutato in massa non destinandovi il loro TFR.
Questo accordo che ripropone in pieno la Legge 30 in tutti i suoi aspetti negativi, è la conferma che per i giovani il lavoro sarà sempre più precario. Così come il loro futuro, e la loro pensione.
E’ così che vogliono i padroni, è così che i fedeli giullari di corte, politici, (sia di centrodestra che di centrosinistra) e sindacati confederali, eseguono.

Nei prossimi giorni dovremmo essere chiamati a votare questo schifo. I sindacati confederali contano di farlo approvare con i soliti mezzi usati in passato per le riforme del salario e delle pensioni: Disinformazione, monopolio delle presidenze delle assemblee, spoglio delle schede fatto solo da loro là dove viene chiesto il voto segreto, gestione esclusiva da parte loro, dei risultati nazionali.
Diranno alla fine che si, in qualche grande fabbrica, o in qualche grande azienda pubblica, l'accordo è stato respinto, ma che sommando tutti i posti di lavoro è passato.
Anche per questo non affidiamo al referendum il destino dell'accordo. Questo ennesimo attacco alle nostre condizioni di vita e di lavoro va contrastato su ben altro terreno, quello dello sciopero generale, preceduto da scioperi e fermate locali, cosi come hanno già fatto in tantissime fabbriche da Torino a Genova, da Milano a Brescia, da Napoli a Taranto, in barba al controllo di CGIL, CISL e UIL.

Il 9 novembre sciopero generale del sindacalismo di base contro l’accordo del 23 luglio con manifestazione nazionale a Roma

… se hai voglia di dire la tua e non sottostare a tutti gli accordi che peggiorano le nostre condizioni di vita e di lavoro…
… se credi che sia ancora possibile cambiare le cose…
… se ritieni opportuno organizzarti in prima persona e non delegare ad altri
la difesa dei tuoi diritti…
… se sei stanco di fare continuamente areole perché nessuno ti ha mai detto che ci sono scioperi in atto per cui puoi dire di no…
… lo Slai Cobas Poste di Prato si riunisce tutti i mercoledì dalle
15.00 alle ore 17.00 nella sede di via dell’Aiale, 20 ogni secondo e quarto mercoledì del mese dalle ore 15.30 alle ore 19,00 il nostro legale è a tua disposizione per consulenze gratuite ed informazioni.


Prato 01- 10- 2007

Slai Cobas Prato

6822