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Intervento all’Assemblea per l’illustrazione del Protocollo del 23 luglio 2007, tenuto alla Biblioteca “Gianni Rodari” di Corciano (PG)

(8 Ottobre 2007)

L‘incipit è forte, ma la situazione lo impone.
La domanda è: “C’è democrazia nel sindacato?”

Chi tiene le assemblee informative propugna le ragioni del "sì" ed elude quelle del "no" e se qualcuno ha l’ardire di sostenerle, viene zittito in un modo o nell’altro, magari agitando il consunto motto “Attenti a Berlusconi!”

Ma se il sindacato decide di sottoporre a referendum un protocollo preventivamente firmato col governo, non dovrebbe forse essere implicito che i votanti si possano esprimere con un "sì" o con un "no"?

Sono, invece, visibili manovre che si muovono in senso contrario, culminate addirittura nella reprimenda di Epifani a Nicolosi, coordinatore dell’Area programmatica di Lavoro e Società della CGIL, per la convocazione a Firenze, il 29 settembre, del corteo contro il Protocollo su welfare e mercato del lavoro.

"… per i contenuti, i toni, il linguaggio non corrisponde alle regole fondamentali dell’organizzazione e in ogni caso si mette contro il patto unitario e il suo grande valore.
E’ evidente la responsabilità tua e dei gruppi dirigenti coinvolti in questa scelta."

Al di là del buonsenso, chiamato in causa troppo spesso per fare testo e invocato magari da entrambe le parti che si contrappongono; al di là della logica che, comunque, vorrebbe dedurre dal concetto di referendum o di chiamata al voto la libertà di esprimersi anche in dissenso alla maggioranza imperante; la conoscenza dello Statuto della CGIL conforta con gli articoli 4 e 6 che prevedono, almeno sulla carta, il dissenso e la sua espressione all’interno del sindacato.

"art. 4 - Diritti delle iscritte e degli iscritti
… hanno pari diritti
… hanno diritto di concorrere alla formazione delle decisioni del sindacato e di manifestare liberamente il proprio pensiero ed il proprio diritto di critica con le parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione
… hanno diritto ad opporsi legittimamente contro atti e fatti connessi all’interno dell’organizzazione che considerino contrari ai principi statutari


art. 6 – Democrazia sindacale
… … … d) il diritto di dissenso, la tutela delle minoranze, la salvaguardia della pari dignità delle opinioni a confronto…”


E allora la domanda diventa: le assemblee informative sono state tenute evidenziando le ragioni di entrambe le scelte?
Parrebbe di no!
Anche il foglio di convocazione e quello distribuito prima dell’assemblea parla unicamente delle ragioni del sì!

E, in successione dinamica, un’altra domanda s’impone: quale garanzia di libertà può mai rappresentare un voto non informato, anzi condizionato?

Più grave è poi la ventilata denuncia proveniente da alcuni osservatori a livello nazionale, secondo cui persino l’atto concreto del voto sarebbe stato “forzato” dalla mancata disponibilità alla segretezza!
Niente cabine, niente spazi di riservatezza …
[ La notazione è confermata per l’assemblea del 6 ottobre tenuta a S. Mariano di Corciano, presso la sede della Biblioteca Rodari, alla quale ho partecipato.]

E poi: risulta che qualcuno abbia già votato, ma le date indicate dalla Circolare dei sindacati confederali, del 12 settembre, prevedono le assemblee dal 17 settembre al 6 ottobre ed il voto dall’8 ottobre alle 14.00 del 10 ottobre.
Invece, in alcune assemblee tenute sul territorio, di cui ho conoscenza indiretta, le votazioni sono state tenute immediatamente dopo l’assemblea o addirittura durante.
[ Nella stessa assemblea citata più sopra i votanti si sono avvicinati al tavolo durante la relazione informativa ed hanno votato davanti agli scrutatori.
Sembra che sia stata chiesta una deroga alla superiore Commissione referendaria per favorire gli anziani ed evitare che si dovessero spostare due volte, per l’assemblea e per le votazioni.]

Non c’è dubbio che sovrapporre il momento informativo, unidirezionale come già detto all’inizio, al momento dell’espressione della volontà può creare interferenze e, non a caso, da sempre in Italia tra il momento della propaganda ed il momento delle votazioni intercorre un periodo di rigorosa sospensione dell’attività divulgativa e di proselitismo.

[ Segnalo ancora che al seggio dell’Assemblea alla quale ho presenziato siedono scrutatori favorevoli al sì, che l’urna viene chiusa e conservata fino alla chiusura delle votazioni, il 10 ottobre alle 14.00, a cura e sotto il controllo di non si sa chi.]

Non è il trionfo della sospettosità, è l’abbandono di ogni regola definita e condivisa del sistema democratico per l’espressione del consenso e del dissenso.

Come alle origini della storia nei primi incerti passi della democrazia, così oggi, invece, nella sua stupefacente degenerazione patologica!

Insomma, compagni, guardiamoci dal non applicare con rigore le regole democratiche, di scalino in scalino ci si può trovare in fondo, dove la democrazia è solo un esercizio virtuale, e non nel senso di virtuoso, purtroppo, ma in quello ben più grave di apparente, mistificatorio e, in sostanza, antidemocratico.

Queste sin qui le osservazioni sul metodo.

Nel merito, poi, segnalo che proprio ieri è apparso sui giornali come, anche gli stessi sindacati, i livelli dirigenziali nazionali, avrebbero finalmente detto che il Protocollo potrebbe essere rivisto!
Saranno stati i fischi salutari di Mirafiori?

"Se si userà il buon senso potremmo forse, però con l’accordo di coloro che lo hanno sottoscritto, vedere ove renderlo più efficace” , così Epifani.

Il “buon senso”, proprio quello che è mancato dal 23 luglio al 5 ottobre, periodo nel quale in ogni modo hanno voluto che passasse l’idea dell’accordo ottimo, della legge del tutto o nulla, del rischio caduta Prodi e salita Berlusconi, ecc. ecc. ecc.

Viva le tute blu e tutti quelli che stanno camminando controcorrente, nel fragore delle contestazioni della maggioranza che fatica a lasciare spazio alle dichiarazioni contrarie.

Comprensione per tutti quelli che avrebbero voluto dire "no", ma non ce l’hanno fatta perché non tutti sanno tollerare di essere minoranza e subire l’esclusione sociale nel gruppo sindacale di appartenenza, che a volte può diventare favore, solidarietà piegata, appoggio di parte!!!

6 ottobre 2007

Gabriella Zamboni SPI - CGIL

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