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Eric Hobsbawm

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Oggetto e soggetto

(21 Ottobre 2007)

Nessuna concessione al luogo comune: definire la situazione politica italiana complessa, in conclusione del cosiddetto “trittico d'autunno” (referendum sindacale, primarie del PD, manifestazione della “sinistra radicale”) è semplicemente descrivere la realtà.

Alcuni dati appaiono inoppugnabili: al di là delle possibili (ma inutili) polemiche sulle cifre è evidente come, in tutte le iniziative appena citate, sia emersa una forte volontà di partecipazione, un desiderio di protagonismo di massa.

Così come appare incontrovertibile il successo delle opzioni più moderate tra quelle in campo: verrebbe da dire che una quota rilevante (e maggioritaria) della sinistra italiana appare governativista e (nell'accezione più consueta) “riformista”.

Questo risultato complessivo si colloca al centro di una complicata fase politica: legge finanziaria da approvare (nell'iter della quale sono prevedibili “imboscate” e “complotti” verso il governo Prodi); ingerenza del palazzo sulla magistratura al riguardo del “caso Mastella”; sovrapposizione tra PD e governo.

Ci interessa tutto questo? Credo di sì, ad una condizione. Cercare di leggere in profondità ciò che è accaduto e non arrenderci agli opposti estremismi: resa alla “governabilità” o voglia di marginalismo.

In realtà è possibile una lettura dei fatti di questi ultimi giorni tale da consentirci una analisi più compiuta e meglio proiettata verso il futuro: prima di tutto c'è da dire che gli equilibri politici dati non appaiono risentirne più di tanto. Il PD non decolla, piuttosto la spinta forte è verso una ulteriore fase della personalizzazione della politica e dell'occupazione del potere; il sindacato confederale appare diviso ed incapace di muoversi in avanti; il quadro della destra appare frazionato e confuso.

In realtà i milioni di persone recatisi a votare o in piazza non hanno fatto altro che suffragare la complessiva omologazione al concetto di governabilità e di semplificazione nel rapporto tra politica e società, che hanno contraddistinto questi ultimi anni.

Una sola eccezione, ma rilevantissima: quella dei metalmeccanici. Il voto dei metalmeccanici nel referendum sindacale è stato improntato, è proprio il caso di dirlo, ad una “coscienza di classe”, ormai smarrita quasi dappertutto, e che trova nella fabbrica il suo luogo di coltura, la sua sede ideale di espressione, assieme, di continuità e di innovazione.

Non scriviamo queste cose per nostalgia e compiacimento di questa nostalgia: le scriviamo perché quello è ancora il modello possibile. Il modello del riconoscimento della propria condizione materiale come punto fermo del riconoscimento della propria soggettività collettiva, sociale e politica.

Al di fuori di questa capacità di riconoscimento si resta senza soggetto e senza oggetto: come è, ormai, il caso del PD e della stessa “sinistra radicale” che si appresta a costituirne la copertura al fianco sinistro nel permanere della logica del maggioritario (se poi avanza il progetto del “taglio delle ali” e del superamento del bipolarismo, allora saranno guai: ma questa classe dirigente, davvero ha difficoltà a vedere al di là del proprio naso...).

Lo stesso modo in cui il “Manifesto” ha presentato la manifestazione del 20 Ottobre è stato emblematico di quanto fin qui affermato: dopo averla lanciata, in Agosto, con un documento “a tutto tondo” firmato dai più illustri esponenti della intellettualità della “gauche” italiana, via, via, ne ha mutato il senso finendo, negli ultimi giorni, a segmentarne l'identità nei diversi spezzoni di “movimento” che avrebbero dovuto essere coinvolti e lasciando che, gli altri mezzi di comunicazione di massa, la definissero una manifestazione contro il precariato, e non certo per reclamare una svolta politica.

Dunque: vuoto di oggetto e vuoto di soggetto, dal “Manifesto” al PD.

Ed è dalla constatazione di questo vuoto che sarebbe bene far ripartire la nostra riflessione.

Savona, li 21 Ottobre 2007

Franco Astengo

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