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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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    No alla concertazione politica e sindacale. Per l'autonomia e l'unità dei comunisti

    Assemblea - dibattito a Padova il 28 ottobre

    (22 Ottobre 2007)

    Dal momento in cui la "sinistra radicale" (PRC, Verdi, PdCI) decideva di far parte del governo Prodi, si è progressivamente conclusa la sua esperienza storica quale forza di opposizione.

    In questo anno questi partiti hanno rinunciato alla loro autonomia; hanno accettato i dictat e le imposizioni del Fondo Monetario Internazionale, dell'Unione Europea e della Nato sul piano finanziario, economico, sociale e internazionale; hanno accettato di coprire le politiche del governo Prodi di fronte ai lavoratori e alle masse popolari, privandole di ogni riferimento di opposizione.

    Gli esiti delle ultime amministrative e della manifestazione di Roma del 9 giugno in occasione dell'arrivo di Bush, sono una conseguenza di questo stato di cose. Il tentativo di unificare le forze che teoricamente sono a sinistra del Partito Democratico non muta il quadro della situazione.

    Sia la "sinistra democratica" (già in crisi al suo interno), sia la "sinistra radicale" (ma della radicalità non si è vista traccia) rappresentano realtà subalterne che nulla hanno a che vedere né con il comunismo, né con il socialismo.

    Per tutte queste ragioni è necessario ricostruire un pensiero in grado di trasformare lo stato di cose presenti, che sia all'altezza delle sfide del XXI secolo, che sappia incidere concretamente sulla realtà quotidiana dei lavoratori, che contribuisca all'elaborazione di un progetto di società alternativa, socialista, non utopica.

    Con questo obiettivo, dopo aver lasciato il Partito della Rifondazione Comunista, abbiamo cominciato un lavoro comune che mira, sul piano locale e su quello nazionale, alla costruzione di un Coordinamento per l'unità dei comunisti.

    Un Coordinamento che abbia come scopo prioritario la costruzione di una proposta politica generale per il partito dei comunisti.
    Un partito "nuovo", che ostacoli il regime bipolare, che sia riconosciuto come proprio dalla classe lavoratrice, che sia adeguato al livello di internazionalizzazione del capitalismo.

    Un Coordinamento che misuri costantemente la sua proposta si in fase di elaborazione che di realizzazione con il soggetto che rappresenta: i lavoratori, i precari, i disoccupati, i pensionati, gli studenti; affinché questo soggetto sia in grado di assumere questa proposta e di farla propria.

    Per questo ti invitiamo a partecipare alla ricostruzione di una prospettiva di trasformazione dello stato di cose presenti e a portare il tuo contributo all'assemblea che terremo domenica 28 ottobre.


    Padova, 18 ottobre 2007

    Gino Bortolozzo, Lucio Costa, Ermanno Giachin, Amir Gorguinpour, Aldo Romaro, Mariano Salvato

    Domenica 28 ottobre, ore 15

    sala di via S. Maria Assunta (Porto Astra - Guizza) - Padova

    NO ALLA CONCERTAZIONE POLITICA E SINDACALE
    PER L'AUTONOMIA E L'UNITA' DEI COMUNISTI
    Assemblea - dibattito

    sala polivalente di via s.maria assunta

    Fonte

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    Commenti (1)

    ANCORA SIGLE? ANCORA GRUPPI?

    Non ho dubbi che dietro l'iniziativa dell'assemblea di Padova ci sia la voglia autentica dei promotori di salvare il salvabile della storia e dei valori legati alla storia del movimento comunista.
    Tuttavia, personalmente, sono stanco e sfiduciato.
    E' deprimente la pletora di sigle che hanno nel loro logo il termine comunista. A parte PRC e PDCI- che sono quello che sono diventati- c'è il PCL, il Pac, la rete dei comunisti, l'unità comunista, l'alleanza comunista, nonchè i sottoinsiemi di rifondazione, e via elencando. Troppi comunisti per essere vero, verrebbe da dire.
    Io vivo ai margini della vita politica in una realtà, quella siciliana del paese natio del Cuffaro presidente della regione, un tempo regno incontrastato del PCI, dove la parola comunista suscita un senso di ripulsa e quasi di vergogna per chi lo pronunzia e per chi lo sente.
    Credo che insistere sul termine sia un modo per cercare di affermare disperatamente una identità, ma al contempo oggi un tale atteggiamento porta al suicidio politico.
    Ritengo che ciò che conta davvero siano i contenuti di una proposta politica.
    Quanti movimenti nel mondo hanno operato vere rivoluzioni senza chiamarsi comunista?
    Non è un rinnegare se stessi ma solo la presa d'atto che se si vuole avere un seguito ed incidere bisogna almeno individuare obiettivi interessanti e coinvolgenti ed adottare una comunicazione accattivante.
    Mi sto attenendo alle questioni più semplici e concrete della problematica.Lascio ai pensatori profondi il compito di disquisire di fase, di stuttura e sovrastruttura, con l'auspicio che alle parole possano seguire fatti veri e significativi, e non il sorgere di un altro gruppo, un'altra sigla autoreferenziale ed avulso dai contesti reali.
    Ciò detto auguro ai volenterosi di Padova di riuscire a far mettere attorno allo stesso tavolo almeno una parte della galassia frantumata che si richiama ad idee di uguaglianza, giustizia, solidarietà.
    Personalmente non potrò esserci per ragioni di salute legate all'età. Vi seguirò comunque con attenzione ed interesse.
    In bocca al lupo.

    (25 Ottobre 2007)

    vincenzo lombardo

    vinlom-2@libero.it

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