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(7 Agosto 2011) Enzo Apicella
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La loro lotta è la nostra lotta

Con gli operai dell’Alfa di Arese, con tutti gli operai della Fiat

(11 Dicembre 2002)

L’accordo tra Fiat e governo apre la strada a migliaia di licenziamenti (dopo la CIG a zero ore nel gruppo Fiat, da molto prima nelle aziende dell’indotto, ma gli interinali a Torino sono già stati mandati a casa), leva la pro-duzione da Arese (questo significano il mantenimento della progettazione e il “tavolo permanente” di confronto), prepara per Termini Imerese, Cassino e Mirafiori un eventuale rientro in fabbrica non solo con peggiorate condizio-ni di lavoro, ma in ogni caso comunque subordinato alla situazione del mercato.

Viene concessa la “mobilità lunga” per 2.400 lavoratori, raccontando che non ci saranno licenziamenti. Ma l’accordo con la Fiat vale per il 2003, e poi? Inoltre il governo afferma che non si conosce ancora il numero degli esuberi strutturali, ma che comunque saranno tutti assorbiti dalla mobilità. E’ un’assicurazione priva di qualsiasi garanzia e che non conteggia gli esuberi che saranno prodotti dalla ristrutturazione. Infine, la Fiat, ottiene anche il prolungamento degli ecoincentivi e il finanziamento della “formazione” (della ristrutturazione nella realtà).

Quale “ciliegina sulla torta” il Presidente del Consiglio sostiene che è stato raggiunto un buon accordo, an-che perché con un secondo lavoro (nero!) i 5.600 lavoratori in CIG a zero ore potranno avere un’altra entrata.

L’accordo tra Fiat e governo non solo non offre alcuna garanzia reale di rientro ai cassaintegrati, ma è destinato anche a essere messo in discussione dall’andamento economico. Infatti le previsioni per il settore auto (DRI Automotive) stimano che nel 2003 le vendite d’auto continueranno a scendere e che in Italia nel 2007 la crisi automobilistica non sarà stata ancora superata e si venderanno meno auto che nel 2001, con una ri-duzione del fatturato Fiat del 20% rispetto alla stessa data.

La Fiat ha ottenuto tutto quello che voleva, gli operai, da Arese a Termini Imerese, sono stati presi in giro, nonostante promesse ed assicurazioni piovute da tutte le parti.

Gli operai, i lavoratori, possono trarre un solo bilancio: come sempre quando servono a dare profit-ti sono spremuti e sfruttati (con i tre turni e i sabati e le domeniche lavorative come a Melfi e a Termoli), quando poi c’è la crisi sono licenziati e i padroni preferiscono speculazioni finanziarie o immobiliari (come sta acca-dendo ad Arese con le aree dell’Alfa) per continuare a fare profitti. E questo avviene in ogni settore, nell’auto come nella chimica, nel commercio come nel lavoro precario e a termine, ...

E’ ORA DI DIRE BASTA, CHE LA CRISI SE LA PAGHINO LORO!

Ma non basta la solidarietà con gli operai della Fiat! Tutti i lavoratori devono capire che lottare contro i li-cenziamenti alla Fiat vuol dire lottare per difendere al meglio anche le proprie condizioni di lavoro e impe-dire di fare la stessa fine con privatizzazioni, esternalizzazioni e dichiarazioni di esuberi. Degli operai della Fiat si parla oggi perché lottano, bloccano autostrade ed aeroporti, “preoccupano” con le loro azioni. Ma in quante piccole aziende ci sono Cig a zero ore e/o licenziamenti senza che si sappia nulla? Smettiamola di stare alla finestra a guardare cosa succede agli altri, limitandoci a sperare che non succeda a noi.

- Rompiamo la divisione settore per settore, azienda per azienda. Mobilitiamoci assieme!
- Generalizziamo la lotta, i picchetti, i blocchi e i presidi fino al ritiro di questa CIG antica-mera dei licenziamenti, impedendo così che possa accadere lo stesso in altri posti di la-voro.
- Rivendichiamo la riduzione generalizzata della giornata lavorativa, a partire dal blocco dei terzi turni e dei sabati e domeniche lavorativi negli stabilimenti Fiat, a parità di salario.
- Che la crisi se la paghino loro: salario garantito per tutti i licenziati, a cominciare dagli operai della Fiat e dell’indotto.

Un primo passaggio verso l’estensione della mobilitazione è la manifestazione del 12 dicembre a Milano, ma occorre al più presto uno sciopero generale contro l’accordo Fiat-Governo, che coinvolga effettivamente tutte le categorie e che non si limiti ad una sfilata, ma si ponga l’obiettivo di bloccare realmente la produzione e i servizi, picchettando aziende, bloccando strade, aeroporti e ferrovie.

Non lasciare soli gli operai della Fiat è non lasciare soli noi stessi

SLAI COBAS
Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale
internet: http://userspace.ats.it/free/cobaslai/

Fonte

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