">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Stato e istituzioni    (Visualizza la Mappa del sito )

Ustica. Monumento all'assassino ignoto

Ustica. Monumento all'assassino ignoto

(28 Giugno 2011) Enzo Apicella
Trentunesimo anniversario della Strage di Ustica

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Omicidi di stato)

Verità sull’uccisione in carcere di Aldo Bianzino

Manifestazione nazionale a Perugia sabato 10 novembre 2007

(3 Novembre 2007)

1) I FATTI

Aldo Branzino, un falegname che non fa politica, 44 anni, viene trovato morto domenica 14 ottobre, nella sua cella di isolamento all’interno del carcere di Capanne a Perugia;
- Aldo viene arrestato venerdì 12 ottobre a Pietralunga, nella sua casa di campagna vicino Città di Castello, per coltivazione e detenzione di canapa indiana e trasferito nella stessa giornata al carcere di Capanne a Perugia, dove deve restare in isolamento almeno fino a lunedì 15 ottobre, quando incontrerà il giudice titolare dell’inchiesta;
- sabato 13 ottobre alle ore 14 il legale d’ufficio incontra Aldo e riferisce alla moglie di averlo trovato in buona salute;
- domenica 14 ottobre, al mattino, la famiglia viene informata che Aldo è morto;
- subito viene diffusa la notizia (vi è un primo referto medico redatto dal personale del carcere?) che Aldo sarebbe morto per malattie cardiache e non presenterebbe segni esterni di violenza;
- conoscendo Aldo come persona sana, la famiglia non ci crede e chiede l’autopsia;
- l’autopsia viene affidata al dott. Lalli, un medico legale noto per essere eticamente irreprensibile e dal cui esame risulta che Aldo è morto per cause non accidentali e che il suo cadavere presenta chiari segni di lesioni traumatiche: 4 ematomi cerebrali, fegato e milza rotte, 2 costole fratturate.
- il giudice Petrazzini (lo stesso che aveva condotto l’inchiesta sulla coltivazione e detenzione di canapa indiana) apre formalmente una indagine per omicidio volontario.

2) ALCUNE CONSIDERAZIONI

2.1) Il pestaggio come procedura ordinaria dell’Amministrazione penitenziaria

Dunque Aldo è stato sottoposto ad un pestaggio mortale da parte di guardie carcerarie, mentre si trovava in isolamento, probabilmente in conseguenza del fatto di aver dato in escandescenze.
Il pestaggio da parte di personale dipendente dal Ministero di Grazia e Giustizia emerge, ancora una volta, essere una pratica corrente all’interno del Carcere per i detenuti che creano problemi.
Esso è praticato da personale specializzato che utilizza tecniche professionali finalizzate ad evitare denunce sulla base di superficiali riscontri medico legali.
Dobbiamo immaginare nella loro compiutezza formale i dispositivi che stanno dietro questa pratica:
vi sarà un manuale – riservato - dove viene descritta la procedura da seguire nel pestaggio;
vi saranno percorsi di formazione con esperti che insegnano la tecnica ed i gesti più opportuni e ne supervisionano la messa a regime, un percorso di training, una valutazione attenta delle attitudini e delle capacità di chi è chiamato ad applicare materialmente, nel lavoro di tutti i giorni, la tecnica;
vi sarà un elenco di operatori abilitati con turni e reperibilità;
vi sarà una descrizione delle condizioni in cui i professionisti del pestaggio possono scendere in campo in relazione alle caratteristiche del soggetto da sottoporre a trattamento ed al suo comportamento di accettazione della condizione e delle regole carcerarie: di routine per immigrati extracomunitari, frequentemente per “drogati e spacciatori” che non appartengono ad alcun racket, mai per i rarissimi esponenti della casta che, nonostante tutto, incapperanno nelle maglie della giustizia (Previti pestato in carcere, ma quando mai!!!!);
vi sarà una indennità speciale per chi fa parte delle squadrette (la retribuzione di posizione) e conseguenti premi di produzione (la retribuzione di risultato), il tutto ovviamente finanziato dagli onesti contribuenti che pagano le tasse;
vi sarà una definizione dei livelli decisionali che, nella scala gerarchica, dispongono del poteri di programmazione, attivazione e valutazione della procedura del pestaggio.
Tutto questo è norma nel carcere, come anche la morte di Aldo evidenzia.

2.2) I tentativi di depistaggio

Purtroppo la norma è inevitabilmente imperfetta e stavolta, Aldo Bianzino è morto ed allora entra in funzione l’ufficio depistaggi.
Una procedura anche in questo caso prevede un primo livello di intervento il cui obiettivo è tentare di passarla liscia facendo finta di nulla: quatto quatto, qualcuno (il medico del carcere?) diffonde la voce di un decesso dovuto a cause naturali (un infarto può sempre capitare!) e dell’assenza all’esame esterno del cadavere di ematomi ed altre lesioni.
Se la famiglia non ci crede, come nel caso di specie e chiede l’autopsia e questa viene affidata ad un medico legale serio, la situazione si complica parecchio e la sua gestione passa di livello perché occorre mettere in campo tecniche di insabbiamento e depistaggio più avanzate:
immancabile apertura formale di una inchiesta che serve a zittire famiglia e dubbiosi (stiamo indagando, calma e fiducia negli inquirenti), fa volare degli stracci e che, dopo un congruo periodo di tempo, si concluderà con una sentenza scandalosa o si perderà negli archivi di qualche procura;
attivazione di un polverone mediatico: la procedura di attivazione del polverone mediatico prevede l’attenta costruzione di un evento che possa coagulare l’esecrazione generale della società, distogliendo l’attenzione dal problema vero. Nel caso di specie qualcuno ha pensato che l’arresto di alcuni anarco insurrezionalisti umbri potesse andare a fagiolo in quanto si tratta allo stesso tempo di coprire i fatti e intimidire le fila del movimento antagonista, l’unico attore sociale capace di fare luce sui fatti. Detto fatto, con un buon livello di coordinamento tra procura generale della repubblica e reparti speciali dei carabinieri, si è attivata la mega operazione antiterrorismo che tutti conosciamo e che ha portato in galera 5 ragazzi di Spoleto accusati di aver spedito nientemeno che lettere minatorie alla Presidente della Regione, una pratica che nel nostro paese potremmo definire ormai ampiamente abusata da parte di servizi segreti e cosche mafiose, tanto da ingolfare gli uffici postali.

2.3) Paranoia securitaria e costruzione sociale del nemico nei nuovi municipi escludenti

Un ulteriore livello di considerazioni riguarda il nuovo senso che oggi, liquidata ogni ipotesi di trasformazione sociale, assume la politica nelle istituzioni e le modificazioni che questi cambiamenti configurano nel ruolo dello Stato e dei suoi apparati amministrativi.

Senza affrontare in questa sede il complesso capitolo dei cambiamenti della forma stato nelle società postfordiste, è sufficiente constatare che, essendo le grandi decisioni (su economia, moneta e finanza, cultura e guerra,) assunte da parte di organismi non elettivi di livello sopranazionale, allo stato ed alla sua pubblica amministrazione - e quindi alla politica con la p minuscola - spetta il compito di attuare. in modo efficiente, politiche di servizio alla quota di capitale che viene valorizzata all’interno dei suoi ambiti giurisdizionali.

Nel sociale le politiche di servizio ai processi di valorizzazione si sostanziano in politiche di esclusione attiva dei soggetti che a qualunque titolo non vi aderiscono.

Perché le politiche di esclusione attiva siano accettate ed abbiano successo sono necessarie alcune condizioni:
esse devono avere una base culturale forte, in cui l’esclusione sia socialmente giustificata dalla connotazione del soggetto escluso in termini di nemico e dalla recisione delle relazioni sociali che uniscono nella vita quotidiana i soggetti da escludere con quelli da persuadere; questa operazione culturale non è realizzabile se non creando una immagine della pericolosità della vita sociale in cui siano i comportamenti esecrabili di singoli individui e non le condizioni economiche determinate dalle necessità di valorizzazione, ad essere sovra rappresentati fino ad consentire quella isteria di massa che porta la maggior parte dei cittadini ad accusare il sintomo dell’insicurezza sociale ed a chiedere, pertanto, sia di essere controllati, sia che, sui loro territori vengano applicate politiche di esclusione attiva a garanzia della loro sicurezza; la creazione delle condizioni in cui la paranoia securitaria possa allignare e divenire egemone è il lavoro sporco di cui si incaricano l’industria culturale ed i mass media;
esse devono essere sperimentate ed applicate localmente, da amministrazioni locali che progettano e realizzano le nuove tipologie di municipalità escludenti, prevedendo un mix appropriato di funzioni di iniziativa - anche tramite la mobilitazione delle loro articolazioni circoscrizionali (ronde, unità di strada anti vagabondo e disseminazioni nel territorio di apparati repressivi pubblici e privati)-, funzioni di risposta (multe, sanzioni, espulsioni) ed il supporto di barriere fisiche (muri!) ed informative (telecamere, ….);
esse devono comportare conseguenze esemplari e devastanti per la vita dei soggetti da escludere, rendendo il comportamento di non adesione ai processi di valorizzazione del capitale estremamente pericoloso e / o dannoso, sia per le ricadute in termini di connotazione sociale negativa -stigma, marginalizzazione,…- sia in termini di privazione della libertà -grazie a normative che puniscono i comportamenti individuali indesiderati, consentono controlli e intrusioni nella vita privata dei cittadini e/o sanzionano le aggregazioni politiche non compatibili tramite l’uso estensivo dei reati associativi tipo 270 bis) sia in termini di incolumità fisica tramite l’uso delle armi o i pestaggi da parte degli apparati repressivi dello stato, tanto nel territorio che in carcere;
esse devono riguardare minoranze della popolazione o settori rappresentati come tali (l’esperienza del Venezuela dimostra che in presenza di una forte polarizzazione sociale le operazioni mediatiche di costruzione sociale del nemico falliscono clamorosamente ).

La costruzione sociale del nemico e l’uso intensivo di sanzioni, punizioni e violenza - fino alla sua marginalizzazione o talora eliminazione - rappresenta dunque il terreno principale delle politiche di esclusione attiva, che a loro volta sono la consegna affidata alle classi politiche di volta in volta incaricate della gestione statuale, al di là delle intenzioni effettive o presunte che le animano.

Per effetto di quanto sopra richiamato cambiano sia il profilo delle istituzioni, dove prevale la funzione sanzionatoria, sia la qualità della loro relazione con i cittadini che vengono assunti come potenziali nemici.
Stiamo dunque assistendo a continue e progressivamente più aggressive dichiarazioni di inimicizia da parte delle istituzioni nei confronti dei cittadini: in effetti siamo quotidianamente attaccati da funzionari della pubblica amministrazione e degli apparti repressivi dello stato che congetturano e pianificano contro di noi: spiano i nostri comportamenti privati, registrano ogni nostra comunicazione, indagano continuamente sui nostro orientamenti politici, progettano la precarietà per i nostro figli, aumentano l’età pensionabile, ci riducono la pensione, vogliono giocare in borsa con il nostro TFR e così via.
E, quando ci opponiamo, rovesciano su di noi una violenza inaudita, tutta la violenza di cui uno stato nemico è capace.

3) LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE

3.1) Temi
La manifestazione del 10 novembre verterà su due grandi aree tematiche:
- la prima riguarda la “Verità sulla morte di Aldo Bianzino” e sarà finalizzata a porre i poteri dello Stato di fronte alle loro responsabilità, a creare attenzione e mobilitazione e quindi ad impedire insabbiamenti e depistaggi;
- la seconda riguarda “l’opposizione al “Pacchetto sicurezza”, che ben rappresenta la tendenza attuale del neoliberismo ad utilizzare Stato e pubblica amministrazione per dare corpo a politiche di esclusione attiva, un altro regalo non gradito né richiesto che il Governo Prodi vuole farci.

La manifestazione partirà alle ore 14 dalla stazione di Perugia, per concludersi in centro davanti alla Procura della Repubblica, in Pza Matteotti.

Alle ore 18 si terrà una assemblea nazionale in cui discutere le proposte di approfondimento e sviluppo dei due temi su cui verte la manifestazione.

3.2) Tempi e costruzione dei passaggi
Il sito http://www.oziosi.org presenta le informazioni di base sui passaggi di costruzione della scadenza.
La scelta del 10 novembre è divenuta obbligata alla luce della fitta agenda di scadenze di movimento per il mese di novembre.
Sono stati costituiti due comitati di coordinamento, uno nazionale ed uno regionale che lavorano parallelamente al fine di sollecitare adesioni qualificate e consistenti alla manifestazione.
E’ prevista una riunione di coordinamento per sabato 3 novembre a Perugia.

3.4) Collegamenti con le altre scadenze del’autunno
La manifestazione si inserisce nel percorso delle scadenze autunnali in parte anticipando alcune riflessioni sulle attuali caratteristiche della repressione che verranno affrontate alla manifestazione di Genova del 17 novembre, in parte sviluppando aspetti relativi alla paranoia securitaria che lo sciopero del 9 novembre affronta solo in parte e sui quali pure è previsto lo sviluppo, a Perugia, nel presidio che si terrà sotto la Prefettura e la Regione alle ore 12.
Rispetto alla scadenza del 10 novembre di Viterbo su carcere, repressione e 270 bis si è ritenuto che la manifestazione di Perugia si ponga su un piano di denuncia più generale e punti sia ad enfatizzare le contraddizioni aperte dalla uccisione in carcere di Aldo Bianzino tramite una scadenza nel territorio che ne è stato il teatro, sia a fornire una risposta all’intimidazione di cui il Movimento su questo territorio è stato oggetto con l’arresto dei 5 anarchici di Spoleto, tanto ingiustificato quanto mass mediatizzato al fine anche di distogliere l’attenzione dalla morte di Aldo.

Carlo Romagnoli
Coordinamento per l’Unità dei Comunisti – Umbria

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Notizie sullo stesso argomento

Ultime notizie del dossier «Omicidi di stato»

Ultime notizie dell'autore «Movimento per la Costituente Comunista (Coordinamento per l’Unità dei Comunisti) – Umbria»

Commenti (13)

Aldo era mio amico

Mi ha colpito molto l'analisi puntuale della situazione generale in Italia perchè mi ha dato un quadro in cui la morte di un amico a mano dello stato assume un carattere di logica e ragionevolezza: allora c'è un motivo per cui proprio Aldo è morto:

E' infatti da alcuni anni che frequento, in occasione i tutte le vacanze scolastiche (sono un'insegnante elementare ed ho due figlie che sono come sorelle per Rudra Bianzino) e da tempo lo ripeto ai miei amici che vivono in quelle splendide colline che in questa zona l'apparato dello stato è più repressivo e presente che dove vivo io in provincia di Venezia.

E' proprio l'isolamento geografico ciò che permette la repressione individuale di comportamenti difformi dalla "normalità" avvenga senza troppa pubblicità:

E' questo che devono aver sperato accanendosi contro un uomo in ciabattine, con gli occhi dolci e che non aveva nessuna ragione per dare in escandescenze visto che aveva la sicurezza di essere presto scarcerato data la sua ammissione di responsabilità nel delitto di coltivazione e detenzione di marijuana per uso personale (delitto che non prevede l'arresto dato che ne mancano i presupposti giuridici).

Hanno creduto che all'isolamento geografico corrispondesse un isolamento sociale che invece non esiste dato che la rete di soggetti di cui facciamo parte ha un senso della solidarietà e una capacita di analisi e lotta antagonista che in fatti come questi riemerge con tutta la sua forza.

Dopo la morte di Aldo ci sono stati alcuni episodi che danno l'idea di come vogliano intimidire gli amici di Aldo e della sua famiglia: a casa di un'amica che vive tra Pietralunga e Umbertide la guardia forestale ha cercato di farsi dare le chiavi dalla proprietaria per perquisire in assenza dell'inquilina e in un secondo momento le ha chiesto di avvisare i carabinieri nel caso ospitasse altre persone; sotto casa di Daniela i Carabinieri hanno fatto un posto di blocco fermando e identificando tutti quelli che ci passavano venerdi pomeriggio; anche vicino alla casa di un'altra amica in un frazione vicino lo stesso è successo venerdi mattina.

Questi controlli che potrebbero sembrare di normale amministrazione in realtà appaiono sotto una diversa luce se si pensa che si effettuano su strade sterrate che portano esclusivamente o quasi a casa di amici di Aldo che si stanno muovendo per far luce sulla sua morte.

Per quanto riguarda i tentativi di depistaggio messi in atto dal pm Petrazzini c'è da tener presente che nè i legali di Roberta ne quelli della ex moglie erano stati convocati nel confronto che si terrà lunedì 5 tra le guardie carcerarie indagate per omesso soccorso e i detenuti che li accusano;

in secondo luogo è stato dato alla ex moglie il nullaosta per il ritiro della salma di Aldino proprio in coincidenza con il ponte sperando che l'assenza del personale che appoggia gli avvocati e chissà qualche problema di comunicazione tra i familiari che difendono a diverso titolo Aldo avrebbero portato ad un veloce funerale impedendo così al medico legale nominato dall'avv. di Roberta visionasse il corpo cosa che non è stata ancora possibile.

C'è poi da sottolineare che nonostante l'assassino o gli assassini faccia evidentemente parte dell'apparato di gestione del carcere di Capanne non ci sono ancora indagati per l'omicidio e non è ancora indagato il maggior responsabile della struttura, il Direttore Giacobbe Pantaleoni.

Anche alcune notizie apparse sui giornali mi puzano di tentativo di deviare le indagini: nel giornale di venerdi ho letto che un detenuto avrebbe dichiarato di aver visto Aldo nudo alle 7 del mattino seduto sul letto: a me sembra che aver filtrato questo specifico dettaglio potrebbe far pensare che si voglia escludere dalla responsabilità della morte tutto il personale che era presente nel carcere durante la notte.

Ne basta e ne avanza per mantenere alta la guardia e per farci chiedere di appoggiare, anche economicamente , Roberta e Rudra che devono avere i mezzi economici e psicologici per affrontare una lotta per la giustizia che si profila dura, lunga e costosa.

Con affetto

(4 Novembre 2007)

Flavia

nazcagaia@hotmail.com

La legge si applica per i comuni cittadini , ai potenti si interpreta .

...Molti dipendenti di questo governo , si sono dimenticati che nel programma era prevista l'abolizione della legge Fini-Giovanardi .
Nel frattempo , un onesto cittadino come Aldo ha avuto un crudele destino nelle patrie galere , MENTRE INVECE UN PER NIENTE ONOREVOLE MELE STA' CONTINUANDO A PERCEPIRE UN CONSIDEREVOLE STIPENDIO DATO DA TUTTI NOI .

MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANO !!!!

(9 Novembre 2007)

vrghil

videmar@katamail.com

Come un minorenne interpreta questa situazione

Nessuno nel mio paese ha sentito della morte di Aldo.Eppure,nei telegiornali,le notizie circa le persone morte recano nel pubblico un alto tasso di interesse. Ero a Perugia quando i telegiornali diffondevano la notizia della ragazza inglese,Meredith,uccisa proprio nello stessa città. Difatti tornato nel mio piccolo paese salentino a 600km da Perugia,tutti,e dico tutti,sapevano della povera ragazza e della sua triste sorte. Eppure quando io stesso citai il nome di Aldo,di cui mi venne parlato a lungo proprio nella città di Perugia,nessuno mi diede una risposta,nessuno ne aveva sentito parlare. Ma come,Aldo e' morto,nello stesso periodo in cui le televisioni riportavano la morte di una sua concittadina,eppure nessuno ha parlato di lui,oppure,nessuno ha voluto parlare di lui.
Perché,mi chiedo perchè.Beh la risposta è quasi ovvia.Un uomo muore,perchè lo stato lo ha ucciso,un uomo muore perchè lo stato lo ha deciso,un uomo muore.Lo stesso stato filtra le notizie,ce le presenta in modo distorto,o non ce le presenta proprio,perché lo stato non deve apparire quello che è,ma quello che si vuol far credere che sia. Ma ciò che è più grave non è l'agire del male,ma il consentire l'agire del male.Sì,perché noi stolti uomini siamo delle piccole pedine,veniamo manipolati,perchè forniamo al "nemico" l'arma più forte,il silenzio.Il nostro silenzio,il nostro non manifestare contro queste ingiustizie,spiana la strada,acconsente e permette che avvengano situazioni così agghiaccianti.
E’ vero,il 10 novembre ci sarà una grande manifestazione a Perugia.Tanta gente è stata invitata.Ma questo non basta per rendere il mio animo tranquillo,perché mentre un grande corteo seguirà la sua strada,dalle mie parti nessuno farà neanche un minuto di dovuto,rispettoso,silenzio.Dalle mie parti come in tante parti di questa “democratica” Italia,nessuno farà sentire la propria opinione e magari nello stesso momento un altro pover uomo starà subendo la stesso trattamento.Come direbbe Machiavelli guardando “la verità effettuale delle cose” si scorge come ci sia bisogno mai come ora di un forte cambiamento,di una forza che eviti a questo stato la deriva.
Io sarò l’unico nel mio paese a manifestare, riportando al braccio un segno di lutto,sperando che quel manifestare sproni i miei concittadini a migliorare.

(9 Novembre 2007)

Fabio

fabiodelsud89@yahoo.it

CHE SCHIFO.

non ci sono parole x questo pover'uomo e per la fine bastarda che gli hanno fatto fare.mi viene da piangere.questo è un paese che è capace di bassezze inimmaginabili..abito a cagliari, per me sarà impossibile essere alla manifestazione, ma giuro ci sarò col cuore e lo spirito.
non voglio nemmeno immaginare cosa stia passando la moglie.mi piacerebbe un sacco poterla aiutare...le mando un abbraccio fortissimo.

(10 Novembre 2007)

Francesca Triste per Aldo

psychobettie@hotmail.com

Stato e infomazione

Continuo ancora a non farmi una ragione su la morte di una persona ,di un padre ,di un marito che finisce la sua esistenza con una violenza inaudita gratuita che si verifica solo nei paesi dove i diritti degli uomini vengono calpestati quotidianamente.Io ho appreso la notizia su Repubblica in sedicesima pagina ,perchè nelle prime c'era il romeno che aveva ucciso quella povera donna indifesa a Roma,quindi l'importante era dare risonanza al rigurgido fascista e xenofobo dell'italiano medio.Mi domando ,che differenza c'è nel morire per mano di un delinquente o per mano dello stato?
Sabato io ci sarò ,con i miei figli per manifestare tutta la mia vicinanza ai famigliari ,agli amici ma sopratutto per tenere alta la discussione su questo tremendo delitto
walter

(11 Novembre 2007)

walter fusaroli

walter.fusaroli@tiscali.it

vergogna.....

politici bastardi...hanno insabbiato la puntata delle iene perchè li hanno beccati strafatti di merda e fanno uccidere una persona per due piante. è bene che non mettano il muso di cazzo fuori dai palazzi senno gli riserviamo lo stesso trattamento che hanno riservato ad Aldo.
ancora bastardi...ma dovrà finire prima o poi 'stab pagliacciata!!!!!!!!!!!

(12 Novembre 2007)

mura

murli@inwind.it

amarezza

ho saputo quasi per caso di questa tragedia per mezzo di un volantino appeso ad un muro. Effettivamente, dopo aver saputo dell'accaduto, ricercando nei giornali, ho fatto molta fatica a ritrovare trafiletti o anche minimi accenni a questo fatto gravissimo. Se non fosse per internet sembra una notizia sepolta. Mi amareggia che se non si assaltano caserme e non si mettono a ferro e fuoco le città quando è lo stato a commettere questi crimini non si riesce ad ottenere minimamente giustizia. Non so più veramente cosa pensare: che le forze "dell'ordine" non fossero la crema della società non avevo dubbi ma almeno fare luce su questi eventi che nemmeno dovrebbero poter succedere.

(16 Novembre 2007)

Marco

supersugo2000@yahoo.it

Come Aldrovandi. Come Pinelli. Forti con i deboli e deboli con i forti

e non solo leggete che cosa vergognosa relativamente agli operai morti alla thyssen :
ROMA, 10 GENNAIO 2008 - Nove euro a testa. E' questa la cifra che i 630 parlamentari hanno versato nel fondo istituito a favore delle famiglie delle vittime del rogo dell'acciaieria di Torino. Risultato: 6.000 in tutto. Una cifra ridicola. La colletta, come riporta 'Il Giornale' era iniziata prima di Natale e aveva raccolto 1300 euro. Preoccupati per la gogna mediatica, i deputati hanno rimesso mano al portafogli, così la cifra è salita a 6mila euro. Somma misera, tanto che i gruppi parlamentari sono intervenuti. Risultato: dopo l'Epifania la raccolta è arrivata a 12.500 euro.
L'imbarazzo alla Camera è cresciuto quando si è scoperto di aver fatto una colletta di molto inferiore a quella organizzata dai dipendenti di Montecitorio che hanno un'associazione chiamata "Gruppo di solidarietà" che ogni anno organizza una raccolta interna di fondi da devolvere in beneficenza. Più della metà partecipa versando la paga di una giornata lavorativa o di mezza: ogni anno raccolgono tra i 25 e i 35mila euro.
All'indomani della tragedia della Thyssenkrupp, infatti, gli animatori del Gruppo hanno inviato un primo aiuto concreto alle famiglie delle vittime. Due deputati, il verde Poletti e Bernardo di Forza Italia hanno scoperto l'iniziativa e hanno deciso di promuoverla tra i colleghi a cui hanno indirizzato una lettera perchè gli onorevoli contribuissero alla raccolta benefica "poichè - si legge - questo tragico evento non può lasciare inerti le nostre coscienze e siamo certi che avremo la vostra solidarietà". A poco è valso lo sforzo, la somma raccolta è salita di poco, prima a 6mila euro poi, dopo l'Epifania, ha raggiunto i 12.500 euro grazie alla sottoscrizione in extremis dei gruppi parlamentari, i singoli invece continuano a latitare. Il verde Poletti inizia però a spazientirsi: "Se non i miei colleghi non si svegliano, renderò pubblici i nomi".

non è vero che abbiamo il governo che ci meritiamo...
sono loro che non meritano i nostri voti ed i nostri soldi.
sono vicino alla famiglia di Aldo

(11 Gennaio 2008)

stefano

stefanovercisseri@libero.it

Sono il direttore della casa circondariale di Perugia

Ho appreso solo ora e con sconcerto vostre considerazioni in morte di Aldo Bianzino, avvenuta in questo carcere il 14 ottobre dell'anno trascorso.
Si parla con leggerezza d'animo di assassinio senza alcun presupposto di fatto ma partendo semplicemente da preconcetti strutturati e strutturali, per arrivare ad una condanna assoluta, senza alcuna possibilità di prova al contrario.

Per giustificare tanta conclusione , naturalmente, era necessario inventare pestaggi inesistenti , pergiunta qualificati come procedura ordinaria nell'ambito dell' amministrazione penitenziaria ; isolamenti improbabili, di cui ognuno ha potuto verificarne l'inesistenza; e comportamenti in escandescenza messi in atto dal Bianzino, che non risultano in alcun modo a tutti quelli che l'hanno incontrato in quel brevissimo periodo di detenzione.

Infine, l'unico referto medico, per giunta a firma del Dr. Lalli, che questo direttore conosce è quello che è stato stilato la mattina del decesso, ed in cui s'è ventilata l'ipotesi della morte naturale.

In conclusione, vorrei invitare la signora Flavia a non essere così precipitosa a collocare eventi di questo tipo dentro una "logica e ragionevolezza" univoca. Questo mi sento di consigliarlo onde evitare eventuali sensi di colpa magari postumi. Così facendo si corre il rischio di formulare condanne a occhi chiusi ed alimentare odii verso persone prive di ogni colpa e responsabilità. Il caso Calabrese docet!!

(18 Gennaio 2008)

giacobbe pantaleone

giacobbe.pantaleone@giustizia.it

Menzogne di stato

Gentile dottor Pantaleone,

che nelle carceri italiane (e non solo) si operi il pestaggio, una violenza fisica e psicologica e l'alienazione delle persone non è un "parere" di qualcuno. Esistono numerose testimonianze dirette che riguardano le così dette "istituzioni" delle forze dell'ordine: le torture operate a tutti i livelli verso i brigatisti negli anni 70-80, passando per Genova, la normale pratica della Polizia e dei Carabinieri di pestare dentro le caserme/questure (vedere i rapporti di Amnesty), e i pestaggi nelle carceri. Infatti ogni tanto qualcuno muore o si "suicida". Si legga, come un esempio tra i tanti, Massimo Carlotto "La terra della mia anima".

Ora io non so se lei è in buona fede (e potrebbe essere) e semplicemente opera una difesa d'ufficio della categoria, oppure se si difende per evitare ulteriori complicazioni o infine se mente sapendo di mentire. Ai fini di quello che penso non importa. Io non voglio generalizzare. Lo so che ci saranno, all'interno delle forze dell'ordine e delle careri, tante brave persone che però sono incastrate in un meccanismo assurdo rispetto al quale non solo non muovono un dito per contrastarlo, ma lo accettano e lo difendono di fatto. Però non possiamo ignorare i fatti.

Lei cita Calabresi. Quello di Calabresi è un episodio oscuro della storia di questo Paese, un omicidio. Ma Calabresi rappresenta anche l'unico caso in cui un funzionario dello stato ha pagato per un crimine. Ora io non so se Calabresi era presente o meno nella stanza quando Pinelli volò dal quarto piano della questura di Milano. So che Pinelli non aveva nessun motivo per uccidersi (e la sua morte - finto suicidio - fu subito strumentalizzata dalla POLIZIA per accusarlo della strage!) e che Calabresi era il responsabile della vita di Pinelli. Come funzionario dello stato (quello stesso stato che ha depistato per anni le indagini su numerose stragi) aveva il dovere di cercare la verità, e la verità stava in quella stanza (la sua!) e negli uomini che "interrogavano" Pinelli (i suoi uomini!) . Che altro serve per individuare delle responsabilità, se non penali almeno politiche? Per dirla alla Pasolini, anche se non ho (tutte) le prove, so benissimo chi è stato e perchè!

Ho seguito su internet (del resto altrove questi problemi vengono regolarmente taciuti) il caso dell'uccisone di Aldo da parte dello stato (perchè se Aldo non fosse stato arrestato ora sarebbe vivo) e sono convinto che qualcuno debba pagare per questo. Non per vendettta ma per salvare altre vite innocenti. E lei, se è un vero funzionario dello stato, ha l'obbligo morale (e penale) di aiutare a ricercare la verità. E quindi è necessaria la massima trasparenza. Trasparenza che non mi sembra troppo presente in questa storia, come in altre.

Le altre storie? Aldrovandi a Ferrara? Senza l'ostinazione della madre ora il caso di Federico sarebbe simile a quello di Aldo: nell'oblio. Qualche solerte funzionario dello stato aveva già minimizato tutto, mettendo le cose a posto invocando una morte "naturale" per stupefacienti! Ora 4 poliziotti sono incriminati per omicidio colposo e qualche altro per depistaggio.

Genova? Sul banco degli imputati per il macello della scuola Diaz (o trova anche quella una collocazione precipitosa?) sono passati alti funzionari dello stato che per difendersi dalle accuse, senza peraltro essersi mai dimessi dal loro ruolo ma anzi avendo accettato fior di promozioni, SI SONO AVVALSI DELLA FACOLTA' DI NON RISPONDERE! Un diritto sacrosanto per qualsiasi imputato, ma NON se ricopri un ruolo di alto funzionario per di più deputato a cercare la verità non a nasconderla!

Ora al di là delle menzogne che ripetutamente vengono usate per coprire queste nefandezze rimangono i fatti nudi: Aldo è morto e qualcuno deve pagare per questo. La Trasparenza è la strada. I tentativi, come il suo, di difesa d'ufficio rispetto a una legittima necessità di andare oltre le verità ufficiali (legittima perchè in questo paese le "menzogne ufficiali" sono sotto gli occhi di tutti) non aiutano la trasparenza ma aggiungono perplessità ai dubbi.

La ringrazio per avermi letto.

Piero Cavina
Bologna

PS non si preoccupi di fare mettere le mie utenze sotto controllo, già lo sono.

(30 Marzo 2008)

Piero

piero.cavina@poste.it

La verità per Aldo deve esser la Nostra

Questo è il mondo che dovrebbero aver voluto i padri dei nostri padri...

Personalmente sto cercando di cambiare me stesso, da tempo...ma se questo non viene fatto dalla comunità intera, ci ritroveremo sempre più dei casi del genere.

Il problema è nel nostro doppio fondo, nel nostro essere falsamente Umani, nella nostraintima compiacenza/quotidiana.

La colpa è nostra, del nostro menefreghismo...ed è inutile ke diamo colpa alla classe politica. Siamo falsi e bugiardi e il mondo non vogliamo cambiarlo, basta che il nostro sia komodo.

L’ingiustizia è di casa.

(18 Agosto 2009)

Diaz selvaggiamente Porkodiaz

forlani_marco@libero.it

giustizia per tutti

è una vergogna come questo Stato continui ad uccidere i propri figli.Ormai non se ne può più di forze dell'ordine che abusano del proprio potere per infliggere sofferenze a noi cittadini e poi si genuflettono davanti ai potenti.Ritengo poi ridicoli gli interventi del ministro La Russa a difesa di CC e guardie penitenziarie:un ministro serio(e purtroppo il suddetto non lo è) dovrebbe fare in modo che venisse fatta giustizia e chiarezza su questi torbidi avvenimenti e non insabbiarli come invece succede ogni volta(casi Aldrovandi e Sandri docet).

(4 Novembre 2009)

CIRIO CRISTIANO

baroni3@alice.it

Chi sono le guardie carcerarie?

Sono venuta a conoscenza di questo caso solo in questo momento, ma non posso non pormi molte domande: non sono troppi i casi di suicidia in carcere? non sono troppi i casi di morte accidentale in carcere? Piuttosto che invitare a determinate riflessioni, il direttore del carcere di Perugia, Giacobbe Pantaleone, non farebbe meglio a promuovere un'inchiesta? Sono troppi i casi di queste morti "strane", non crede che, ormai, per ognuna di esse si dovrebbero approfondire tutte le circostanze? Mettendo da parte qualsiasi questione sul caso in particolare, non sarebbe opportuno che le persone addette a determinati incarichi debbano essere soggetti a trasferimenti annuali, anche a spese dello stato, per evitare collusioni con persone accusate, per evitare omertosi silenzi per proteggere i colleghi, ecc.

(8 Maggio 2010)

Bianca Maria

bimaca@alice.it

73753