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Dulce et decorum

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(1 Marzo 2011) Enzo Apicella
Un altro soldato italiano ucciso in Afghanistan. I soliti discorsi ipocriti

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    (Imperialismo e guerra)

    Truppe italiane sotto attacco: dall’Afghanistan notizie dimezzate

    (18 Novembre 2007)

    Cinque razzi caduti sull'aeroporto di Herat, in Afghanistan, controllato dai militari italiani dell'Isaf. I Taliban rivendicano, aggiungendo che l'obiettivo erano i militari della Forza d’assistenza alla sicurezza (Isaf) della Nato, che nella provincia di Herat è sotto comando italiano. Il giorno prima le forze italiane erano sfuggite ad un attentato, nella provincia occidentale di Farah.
    Questi i fatti descritti da stampa e tv in questi giorni.
    I nostri “bravi ragazzi” sotto il fuoco dei talebani mentre, come sappiamo, sono in quel paese in missione di pace, a “ridurre il danno” portato da altre forze della coalizione, meno inclini alla soldatesca solidarietà italiana.

    Nessuna parola sulle recentissime operazioni militari che, nella zona di Farah, hanno visto scendere in campo le truppe speciali italiane, gli elicotteri Mangusta ed i blindati Dardo, inviati a rafforzare l’esercito con il voto bipartisan di senatori e deputati. Nelle operazioni militari decine di afgani sono stati uccisi, per i dispacci d’agenzia rigorosamente talebani.

    Nessun collegamento tra questi attacchi e l’elezione a Presidente del Comitato militare della NATO - massimo organo militare collegiale dell'Alleanza - dell'ammiraglio Giampaolo Di Paola, capo di Stato maggiore della Difesa italiana.
    Il Comitato militare della NATO è l'interlocutore del Consiglio Atlantico, l'organo politico della Nato. Il suo compito è elaborare strategie militari e durante le crisi esprimersi sull'uso della forza, come nel caso dell’attuale guerra in Afghanistan.

    La gestione oculata delle notizie dai fronti di guerra è parte integrante della guerra stessa. Gli avvenimenti descritti ne sono un esempio eclatante.

    Dopo anni nei quali i “nostri” contingenti sono riusciti a mimetizzarsi nelle caserme di Herat e Kabul, l’offensiva della resistenza afgana costringe anche gli italiani ad uscire e combattere, con immaginabili conseguenze per il prossimo futuro, nel quale le campagne stampa deformanti potrebbero rivelarsi insufficienti a legittimare l’attività armata e i possibili nuovi lutti.
    Ciò dipenderà anche dalla capacità del movimento contro la guerra nel produrre corretta informazione sui tragici e quotidiani combattimenti in Afghanistan.

    Rilanciare sin da subito la mobilitazione contro la presenza delle truppe italiane all’estero deve essere uno degli obiettivi centrali del movimento, gettando così le basi per una nuova, grande mobilitazione contro il rifinanziamento delle missioni nel febbraio 2008, contro un governo che fa dell’interventismo estero l’elemento strategico per il rilancio della cosiddetta “azienda Italia”.

    La Rete nazionale Disarmiamoli!

    Fonte

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