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    Brescia: Sospesi tre giorni per «conflitto d'interesse»

    Diritti. Iscritti alla Fiom hanno scioperato con i Cobas. L'azienda li sanziona, la Fiom di Brescia li difende

    (25 Novembre 2007)

    Lo sciopero è un diritto individuale del lavoratore, garantito dalla legge e dalla Costituzione, non vincolato dall'appartenenza a un sindacato. Non occorre essere delle cime per saperlo.

    Lo sciopero è un diritto indivuale del lavoratore, garantito dalla legge e dalla Costituzione, non vincolato dall'appartenenza a un sindacato. Non occorre essere delle cime per saperlo. Sembra ignorarlo il capo del personale della Redaelli Tecna di Castegnato (Brescia) che ha comminato tre giorni di sospensione a tre lavoratori iscritti alla Fiom che il 9 novembre hanno partecipato allo sciopero generale proclamato dai sindacati di base. In quanto iscritti alla Fiom, recita la lettera di contestazione, non potevano aderire allo sciopero di altre organizzazioni che, per di più, non sono firmatarie del contratto dei metalmeccanici. Avendolo fatto, sono incorsi «in un tipico conflitto d'interessi» (una battuta davvero straordinaria nel paese di Berlusconi).

    Il giuslavorista Massimo Roccella stenta a crederci. Quando realizza che non stiamo scherzando, dice che quelle sanzioni sono illegittime e antisincandali «a colpo d'occhio». L'azienda dovrà rimangiarsele. Il caso, aggiunge, ha un versante paradossale. L'unica ad avere titolo di rifilare una sanzione «endoassociativa» ai tre suoi iscritti sarebbe la Fiom (che, vi anticipiamo, non lo farà). «Di certo, l'azienda non può metterci becco».

    I tre (momentaneamente) sospesi sono Antonio Soriano, Oscar Malanca e Fabio Bontempi. I primi due sono delegati della Fiom, il terzo è un iscritto. Aderiscono alla Rete 28 Aprile. Un anno fa sono riusciti a «portare» il sindacato nel magazzino della Redaelli. Il gruppo vanta due secoli di storia, produce cavi, tiranti, funi d'acciaio a Gardone Val Trompia. Nel magazzino di Castegnato lavorano una trentina di operai, «metà sono precari», precisa Paco Soriano, andaluso trapiantato nel bresciano.

    Con magniloquenza spagnolesca Paco ricorda che «la libertà di sciopero è l'atto di nascita, il fondamento del movimento operaio». E' convinto che i tre giorni di sospensione non sono «la decisione di uno sprovveduto». Vogliono «intimidirci, isolarci, tornare alla situazione di prima, quando non c'era il sindacato». Paco spiega d'aver scioperato il 9 novembre perché «condivido il giudizio negativo che i sindacati di base danno sul protocollo welfare, sulle pensioni, sulla finanziaria». Claro, ha scioperato con la sua Fiom per il rinnovo del contratto. «E continuerò a farlo, lo sciopero è l'unica arma dei lavoratori».

    La Fiom di Brescia, pur non avendo gradito che tre suoi iscritti abbiano scioperato con i sindacati di base, non prenderà provvedimenti disciplinari contro di loro. «Apriremo semmai una discussione politica», dichiara la segretaria Michela Spera. E poiché è pacifico che lo sciopero è un diritto soggettivo, la Fiom offrirà ai tre assistenza legale per il ricorso contro l'azienda.

    La Rete 28 Aprile dà ovviamente piena solidarietà ai tre sospesi, «nella convinzione che questo assurdo provvedimento anticostituzionale dovrà sicuramente essere cancellato».

    m.ca (Il Manifesto, 23/11/2007)

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