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L’accordo del 23 luglio 2007 peggiora nei fatti la riforma Maroni

100.000 pensioni di vecchiaia in meno, mentre le pensioni di anzianità sono invariate. Colpite soprattutto le donne”

(6 Dicembre 2007)

“I dati annunciati dall’Inps sull’andamento effettivo delle domande di pensione sono clamorosi. Le pensioni di anzianità hanno un andamento sostanzialmente stabile, che non si distacca se non per poche migliaia di lavoratori da quello che ci sarebbe stato se fosse entrato pienamente in vigore lo scalone Maroni.
Le pensioni di vecchiaia hanno invece un crollo, a causa dell’avvio della nuova normativa che prevede gli scalini, cioè il rinvio, anche per esse.

Questa nuova misura, decisa con il protocollo 23 luglio del 2007, fa più danni alle lavoratrici e ai lavoratori delle parziali attenuazioni ottenute sull’avvio dello scalone.
Molte persone vedranno posticipata la pensione di vecchiaia. Queste sono in particolare donne e operaie, che più di tutte usufruiscono di questo istituto.

In conclusione, per garantire un temporaneo pensionamento a 58 anni con 35 di contributi, che svanirà nel nulla rapidamente e che riguarda poche migliaia di lavoratori, si è drasticamente peggiorata la condizione di tutti gli altri e, in particolare, delle donne.”

“Cgil, Cisl, Uil, mentre si avviano allo sciopero generale contro Prodi e Montezemolo, dovrebbero riconoscere il grave errore. I fatti smentiscono le affermazioni secondo le quali il protocollo avrebbe difeso l’età pensionistica delle donne. Alla fine le finestre e gli scalini di Damiano e Padoa Schioppa determinano una situazione complessiva peggiore di quella che avrebbe prodotto lo scalone di Maroni. Si dimostra così, ancora una volta, che quello del 23 luglio è un accordo a perdere per il mondo del lavoro.”

Roma, 5 dicembre 2007

Giorgio Cremaschi

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