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(23 Marzo 2011) Enzo Apicella
Questo pomeriggio carri armati israeliani hanno bombardato Gaza: 5 civili uccisi, 10 feriti. 3 bambini ammazzati. Stavano giocando a calcio.

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Paese Basco. Una delegazione di Batasuna in Italia ha ribadito che la lotta continua nonostante la repressione

(9 Dicembre 2007)

Nei giorni scorsi una delegazione composta da due dirigenti del partito della sinistra basca Batasuna è stata protagonista di assemblee pubbliche ed incontri con i rappresentanti delle forze politiche della sinistra italiana oltre che con i movimenti di solidarietà con la causa basca. Dal 4 al 7 dicembre il responsabile delle relazioni internazionali di Batasuna, Eusebio Lasa, e il responsabile per l’Europa della commissione esteri, Jonan Lekue, hanno avuto la possibilità di esporre il loro punto di vista durante affollate assemblee pubbliche, la prima realizzata a Milano presso il centro sociale Vittoria, la seconda a Roma presso la Casa della Pace. In queste due occasioni i due rappresentanti della sinistra basca hanno ribadito la volontà di Batasuna di non rinunciare alla lotta per l’autodeterminazione del loro popolo nonostante la repressione ed hanno interloquito con le forze politiche della sinistra alternativa, con i centri sociali, le associazioni, i sindacati di base riguardo alla situazione attuale nel Paese Basco e sulle prospettive future della lotta di liberazione.

Durante il loro soggiorno in Italia i rappresentanti di Batasuna hanno voluto incontrare numerosi rappresentanti istituzionali dei partiti della sinistra di governo: un incontro si è tenuto al Senato con Mauro Bulgarelli, Giorgio Mele e Giuseppe di Lello; un altro alla Camera con Luciano Pettinari, Salvatore Cannavò e Francesco Caruso; un altro ancora con Marco Rizzo nella sede romana del Parlamento Europeo. In un altro incontro Eusebio Lasa - che ha recentemente sostituito Joseba Alvarez, arrestato dalle autorità spagnole all’inizio del mese di ottobre - ha avuto l’occasione di incontrare il senatore del PRC Fosco Giannini. Colloqui non ufficiali si sono svolti invece con i responsabili del dipartimento esteri del PRC e dei Verdi. In ogni occasione i dirigenti della sinistra basca hanno voluto ribadire la richiesta alla comunità internazionale e a maggior ragione alle forze progressiste affinché non cessino e anzi si intensifichino le pressioni nei confronti delle autorità dello stato spagnolo per una risoluzione pacifica del conflitto che, dopo il fallimento della trattativa e la rottura del negoziato, è ripreso in tutta la sua violenza. Nello scorso mese di maggio le condizioni per l’inizio della soluzione del conflitto con il consenso di ambo le parti c’erano tutte: una commissione formata da osservatori internazionali neutrali aveva presentato un documento di mediazione che aveva raccolto da subito l’adesione di Batasuna, mentre l’ETA aveva affermato che se su quel testo ci fosse stata la convergenza di tutte le parti l’organizzazione armata avrebbe abbandonato le armi. Ma il governo del socialista Zapatero, nonostante la disponibilità espressa nelle settimane precedenti, aveva rigettato il testo abbandonando la trattativa.

Ora, mentre l’ETA ha ripreso le sue azioni armate, il governo spagnolo ha scatenato di nuovo una ondata repressiva che mira esplicitamente alla distruzione fisica di tutta la sinistra indipendentista: all’inizio di ottobre sono finiti in carcere 19 dirigenti di Batasuna catturati per lo più durante una riunione della direzione, mentre tra il 30 novembre e il 1 dicembre il tribunale speciale di Madrid ha ordinato l’arresto di ben 46 militanti di organizzazioni politiche, sociali, sindacali, ecologiste, oltre a giornalisti, intellettuali ed imprenditori, accusati di sostenere l’ETA e puniti con pene che vanno mediamente dai 9 ai 18 anni di reclusione in un processo farsa la cui sentenza dovrebbe essere pubblicata il prossimo 19 dicembre. Il problema per Zapatero ora è utilizzare la repressione contro la sinistra indipendentista come argomento della campagna elettorale che si concluderà con le elezioni politiche spagnole del marzo prossimo. Nella sfida con la destra del Partido Popular, Zapatero vuole dimostrare che i socialisti sono capaci di gestire una repressione più dura ed efficiente di quella che ha in passato condotto il partito di Aznar e di Rajoy. Batasuna ha ribadito che la repressione – prima quella franchista, poi quella del terrorismo di stato dei GAL, poi la persecuzione giudiziaria e la messa fuori legge operata in maniera bipartizan da PSOE e PP – non ha mai portato alla messa all’angolo di una forza politica profondamente radicata nel corpo della società basca e alla testa di praticamente tutte le mobilitazioni più massicce e interessanti in ambito sociale, sindacale, ambientalista, internazionalista ecc. Solo per fare un esempio, in queste settimane in tutto il territorio basco si stanno tenendo manifestazioni ed azioni di boicottaggio nei confronti della costruzione di una costosissima e dannosa linea ad alta velocità.

Un altro obiettivo di Zapatero sembra essere quello di indebolire il più possibile Batasuna e la rete sociale indipendentista per poter, una volta vinte le elezioni, trattare la riforma dello statuto basco di autonomia direttamente coi democristiani baschi del Partito Nazionalista, senza dover includere il movimento di liberazione nazionale. Zapatero ha incluso nel suo programma di governo una presunta riforma della “Spagna delle autonomie” che mira a cambiare alcuni dettagli del rapporto tra nazionalità e Stato senza toccare la costituzione e lasciando tutto sostanzialmente invariato. Fino ad ora l’operazione gli è riuscita in Andalusia e in Catalogna, ma non nel Paese Basco, dove la sinistra indipendentista ha impedito la nuova truffa. Lasa e Lekue hanno avvertito che se non si risolveranno i nodi che causano il conflitto - il riconoscimento per il popolo basco del diritto all’autodeterminazione, e la riunificazione di tutti i territori baschi divisi tra Stato spagnolo e Stato Francese - il conflitto non potrà essere realmente risolto. La sinistra basca ha riconfermato la sua disponibilità, nonostante la repressione, a riprendere la trattativa, e già durante gli scorsi mesi ha presentato al governo spagnolo una proposta che potrebbe essere accettata da tutte le parti in causa senza che ognuna debba fare concessioni ritenute eccessive. Batasuna ha proposto la riunificazione dei 4 territori baschi all’interno della frontiera spagnola in una unica autonomia, mettendo fine alla partizione operata tra Navarra e Comunità Autonoma Basca alla fine degli anni ’70 dalle istituzioni descritte come democratiche ma in realtà nate dall’autoriforma del franchismo. Sorgerebbe così una nuova autonomia dotata di uno statuto che riconosca la possibilità di un’ulteriore evoluzione istituzionale e del “diritto a decidere”. La Navarra tornerebbe a riunirsi dopo decenni di separazione con il resto delle province basche spagnole, in seguito ad un processo non di natura annessionistica ma di coinvolgimento della popolazione tramite una consultazione popolare. Per quanto riguarda i territori baschi dentro le frontiere francesi Batasuna ha proposto la creazione di un dipartimento che le riunisca e che formi una autonomia dotata di competenze in ambito economico, culturale, linguistico, sociale. Le due comunità potrebbero così rafforzare la cooperazione cosiddetta transfrontaliera pur rimanendo all’interno di due stati separati. Nulla di particolarmente radicale, in effetti, ma questa proposta è stata finora rigettata tanto dalle autorità di Madrid che da quel Partito Nazionalista Basco che ha paura di perdere i privilegi accordatigli in questi decenni in cambio della propria fedeltà al centralismo spagnolo.

Altre ondate repressive potrebbero scandire il countdown verso le elezioni spagnole di Marzo: nel mirino ci sono il Partito Comunista delle Terre Basche – che ha un gruppo di 9 deputati nel parlamento regionale basco – e Azione Nazionalista – che ha invece ottenuto un ottimo risultato elettorale nelle elezioni di maggio portando nei comuni centinaia di consiglieri comunali e ottenendo una cinquantina di sindaci nonostante la persecuzione giudiziaria e l’annullamento di più della metà delle liste elettorali presentate. La magistratura ha già messo in atto un dispositivo che potrebbe portare alla messa fuori legge di entrambe le formazioni politiche che si sono prestate a rappresentare tutta la sinistra indipendentista basca dopo l’illegalizzazione di Batasuna. La decisione, avvertono i rappresentanti baschi, sarà di natura politica e non certo giuridica.

Ai parlamentari della sinistra italiana Batasuna ha chiesto uno sforzo in termini di informazione - perché i media continuano a disinformare - ed un impegno diretto nel sostegno, in tutti gli ambiti istituzionali italiani ed internazionali, di tutte quelle iniziative che portino alla ripresa del negoziato e alla fine della brutale repressione contro la società basca.

Marco Santopadre

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