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(9 Aprile 2013) Enzo Apicella

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    No alla privatizzazione della RAI

    sciopero il 20 dicembre

    (19 Dicembre 2002)

    Il consiglio di amministrazione ha ridotto le potenzialita' del nostro centro di produzione, ha lottizzato sperperando, ha emarginato per ragioni politiche biagi e santoro:dimettersi è il minimo. ci vuole l'elezione popolare del consiglio di amministrazione e il finanziamento rai attraverso la fiscalita' generale!

    Opponiamoci alla riforma gasparri che vorrebbe privatizzare la rai, regalare la nomina del cda al governo e favorire sfacciatamente mediaset.

    Partecipiamo tutti allo sciopero rai del 20 dicembre!



    L'ATTUALE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE, espressione del Polo berlusconiano, ha effettuato una pioggia di nomine targata Forza Italia-Alleanza Naz.-Lega Nord, permettendo così al neoduce Berlusconi di utilizzare Rai e Mediaest a "reti unificate" per manipolare le coscienze a livello di massa. E le nuove nomine dei dirigenti promosse dal CdA sarebbero costate, secondo l'Usigrai, ben 3,5 mln di euro,quasi 7 miliardi di vecchie lire! L'estromissione di Biagi e Santoro dai palinsesti, ha costituito una grave lesione al diritto di espressione, in ossequio alle volontà del neoduce Berlusconi che non vuole trasmissioni a sé sgradite. Guardando i dati di ascolto, inoltre, sembrerebbe che a dirigere il servizio pubblico radiotelevisivo, la destra neofascista abbia messo chi non sa e non vuole fare gli interessi della Rai ma della concorrenza. Quanto poi al Centro di Produzione di Milano, il CdA ne ha portato avanti un'ulteriore accelerazione della disgregazione del ruolo e delle potenzialità produttive: già negli ultimi 10 anni abbiamo perso più di 700 dipendenti, ma col nuovo CdA abbiamo continuato a subire l'utilizzo esasperato degli appalti esterni a scapito della valorizzazione delle professionalità interne, mentre gli studi in Fiera denunciano a tutt'oggi carenze di produzione e di personale, e nella Redazione Regionale permangono problemi di organico e di risorse, continuando a perdersi redattori, impiegati, montatori e telecineoperatori, senza nessun reintegro a fronte di una sempre maggiore produzione. Per non parlare dell'aggiornamento professionale che, pur in presenza di tecnologie mutevoli, è deficitario, o del lavoro a tempo determinato utilizzato ovunque in eccesso. Sorge dunque legittimamente da più parti il dubbio che si voglia mandare in malora la Rai per poi privatizzarla!!

    A questa situazione si aggiunge il fallimento della divisionalizzazione, amaro frutto del precedente CdA espressione del centro-"sinistra", che ha causato il moltiplicarsi delle poltrone e dei conflitti divisionali. Lo stesso centro-"sinistra" ha favorito più volte Berlusconi: Violante (DS) nel suo discorso in Parlamento il 28 febbraio 2002 disse che nel 1994, al tempo del governo Dini, assicurò Berlusconi che le sue tv avrebbero continuato a fare affari (e infatti durante i governi di centro-"sinistra" il fatturato di Mediaset è aumentato di ben 25 volte); e furono proprio i governi di centro-"sinistra"a confermare le concessioni di Berlusconi sull'etere, aiutandolo a ripianare i suoi debiti trasformandoli in capitale azionario che le banche non avrebbero sottoscritto se il governo di centro-"sinistra", come ha spiegato sempre Violante alla Camera, non avesse assicurato la sua protezione a Mediaset. E nel 1993 Oscar Mammì, sostiene in un'intervista al Corsera del 20/8/2002, propose l'ineleggibilità di Berlusconi perchè la legge elettorale proibisce di presentarsi alle urne a chiunque possegga concessioni dello Stato "in proprio o come rappresentante legale", ma fu proprio la "sinistra", per interpretazione di Franco Bassanini, a stabilire che "in proprio " andava inteso come "ditta individuale" lasciando così strada libera al neoduce.

    DOBBIAMO DIRE UN GROSSO NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELLA RAI SOTTO QUALSIASI FORMA e quindi opporci alla riforma Gasparri, che la vorrebbe "Public company"venduta per azioni dal 2004!.

    Il servizio pubblico radiotelevisivo deve essere difeso, rafforzato e non indebolito: esso è insostituibile per la sua funzione assolutamente indispensabile. La privatizzazione della Rai, oltre ai prevedibili riflessi negativi su chi lavora, come già tristemente avvenuto per altre imprese privatizzate, porterebbe ad una omologazione verso modelli di basso profilo culturale, perché il criterio di messa in onda dei programmi sarebbe quello dettato dall'audience e dalla pubblicità. Il servizio pubblico RAI non può essere ridotto a impresa di mercato a scopo di lucro, ma va invece reso sensibile alle esigenze e alle istanze delle masse lavoratrici e popolari, garantendo il diritto di accesso gratuito all'informazione radiotelevisiva pubblica da parte dei movimenti di lotta di carattere politico, sindacale, studentesco, femminile, giovanile e sociale, da realizzarsi attraverso forme autogestite e servizi giornalistici che siano veritieri e rispondenti alle aspettative delle masse stesse.

    IL SERVIZIO PUBBLICO RADIOTELEVISIVO VA FINANZIATO MEDIANTE LA FISCALITÀ GENERALE, permettendo così di liberarlo dalla schiavitù dell'audience, dai pubblicitari, e quindi da trasmissioni di basso profilo culturale e dall'appiattimento verso i format della televisione privata con conseguente perdita dell'identità propria del servizio pubblico

    LA NOMINA DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE VA TOLTA ALLA LOTTIZZAZIONE PARLAMENTARE: bisogna trasformare la Rai da carrozzone lottizzato dai partiti del regime neofascista in ente pubblico controllato dalle masse popolari attraverso l'elezione popolare dei membri del Consiglio di Amministrazione. Dobbiamo opporci fermamente alla nomina affidata al Ministero del Tesoro, quindi al governo, come vorrebbe la riforma Gasparri!

    La stessa riforma permetterebbe a Mediaset di avere più televisioni, più pubblicità ed ingresso anche nella carta stampata, stravolgendo così le attuali norme antitrust. Qualsiasi privato o società non deve detenere il controllo di aziende e gruppi che superino complessivamente il 10% del mercato nel settore delle telecomunicazioni e dell'informazione e si deve vietare a qualsiasi esponente di partito di possedere il controllo o partecipazioni azionarie di grandi aziende nel settore dell'informazione e delle telecomunicazioni!

    Mi 14/12/02

    Franco Pinerolo
    sinistra CGIL della Rai di Milano

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