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(20 Settembre 2009) Enzo Apicella

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sintesi dell'intervento letto dal palco dai comitati vicentini agli Stati Generali della Sinistra-Arcobaleno

(12 Dicembre 2007)

Veniamo da Vicenza; alle nostre spalle, una lunga notte in autostrada, per giungere fin qui e portarvi la nostra voce, rumorosa e determinata. Siamo donne e uomini che da oltre un anno dedicano la propria quotidianità per contrastare la realizzazione di una nuova base di guerra. Vogliamo difendere la nostra terra per contribuire a costruire una clessidra della pace, un tempo in cui armi e violenza non rappresentino più la quotidianità del nostro mondo.

In questi mesi abbiamo dedicato ogni energia ed ogni pensiero ad immaginare come inceppare la macchina statunitense ed impedire la realizzazione della nuova installazione militare al Dal Molin, a cui l'attuale Governo ha dato il proprio beneplacito; abbiamo fatto assemblee, convegni, manifestazioni, sit in; ma, anche, occupazioni, boicottaggi, blocchi. Abbiamo rinunciato alle ferie, rischiato denunce, perso ore di sonno. Durante i blocchi delle scorse settimane, poi, uno di noi è finito all'ospedale, investito volontariamente dall'auto di un militare italiano.

Nel mese scorso, per tre giorni e tre notti, abbiamo presidiato in centinaia gli ingressi dell'aeroporto Dal Molin impedendo agli operai addetti alla bonifica (funzionale alla realizzazione della nuova base) l'accesso. La notte, al freddo, un fuoco bastava per accendere l'entusiasmo e le nostre discussioni; alcuni Parlamentari vennero a trovarci, rinnovando l'impegno già preso lo scorso 28 giugno: una moratoria sui lavori in attesa dello svolgimento della Seconda Conferenza sulle servitù militari, prevista dal programma dell'Unione.

Pochi giorni dopo, però, la smentita: i 170 Parlamentari che si dicono contrari al Dal Molin, invece di presentare a Prodi la richiesta di moratoria ponendogli la questione vicentina come discriminante, hanno fatto un passo indietro - l'ennesimo - chiedendo a noi di impegnarci a raccogliere migliaia di firme; come se anche i compiti e le responsabilità di chi siede in Parlamento debbano ricadere su chi, in questi mesi, ha sostenuto il peso maggiore della mobilitazione contro la militarizzazione di Vicenza.

Non chiediamo la luna, ma il rispetto delle promesse fatte; vogliamo che alle parole seguano atti concreti in grado di riaprire la questione politica su Vicenza. Voi vi apprestate a dar vita ad un nuovo soggetto politico che avrà nel suo simbolo l'arcobaleno della pace: vi chiediamo di dar concretezza a quei colori che non devono e non possono sbiadire nella dialettica politica. Vogliamo che la pace diventi azione concreta, a partire dalla questione vicentina che coniuga il peggio del Governo Prodi: accettazione delle logiche di guerra e subordinazione della politica nazionale alle esigenze militari statunitensi, devastazione dell'ambiente e distruzione dei beni comuni, rottura del rapporto con la comunità locale attraverso l'imposizione calata dall'alto.

In questi mesi molte e molti di voi sono stati al nostro fianco; sappiamo che la nostra lotta è anche la vostra lotta. Ma siamo convinti che chi siede nelle istituzioni possa e debba fare qualcosa di concreto: il tempo delle parole è ormai finito e, con la bonifica bellica, i lavori per la nuova base statunitense sono iniziati. La pace non è soltanto una questione politica, ma prima di tutto etica e morale. La moratoria deve essere attuata subito, ponendo a Prodi la discriminante su Vicenza che non può essere svenduta alla guerra.

Non vogliamo essere ricordati per coloro che hanno sostenuto una battaglia giusta, ma hanno dovuto accettare di perderla, seppur con onore: vogliamo vincere, impedendo la costruzione della nuova base Usa. Tante tracce d'inchiostro contro il Dal Molin sono state lasciate sui giornali, ma non un'istanza concreta è stata portata in Parlamento. Chiediamo che la moratoria diventi un atto reale entro la grande manifestazione del 15 dicembre prossimo, quando a Vicenza giungeranno migliaia di donne e uomini, il popolo arcobaleno e le tante comunità resistenti sparse in Italia e in Europa.

Chiediamo, anche, che chi ne ha la possibilità si faccia carico della democrazia, costituendo oggi e non oltre con noi un tavolo di garanzia che possa garantire i treni che raggiungeranno Vicenza sabato prossimo: partecipare è un diritto di tutti.

Rivendichiamo il nostro percorso politico, autonomo e indipendente dai partiti; rivendichiamo la nostra trasversalità e, anche, la nostra diversità. Siamo disomogenei, un magma di pensieri e speranze, un crogiolo di differenze e emozioni. Siamo pronti, se sarà necessario, a metterci davanti alle ruspe, a mettere in gioco i nostri corpi e la nostra quotidianità per difendere l'acqua, l'aria, la terra dagli strumenti della guerra.
Ma non vogliamo essere presi in giro di chi dice di voler essere al nostro fianco: il Dal Molin non è una questione di equilibri, è una questione di principi; e chi vuol portare con orgoglio la spilla della pace al petto non può avere sulle proprie spalle la responsabilità di aver permesso la realizzazione del più importante centro militare statunitense in Europa.

Alex Zanotelli scrive che "dobbiamo reagire, protestare ,urlare!"; noi aggiungiamo che "vola solo chi osa farlo". Ora o mai più.

Presidio Permanente contro la costruzione della nuova base Usa
No Dal Molin

Fonte

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