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Addio compagne

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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
Il logo della campagna di tesseramento del prc 2010 è una scarpa col tacco a spillo

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Rifondazione Comunista : una fine annunciata

Perché lasciamo Rifondazione Comunista

(16 Dicembre 2007)

collettivo vallagarina

Quando Rifondazione mosse i suoi primi passi, 16 anni fa, tanti di noi colsero in quel fatto non solo e non tanto una sorta di risposta allo scioglimento del PCI, ma il segno di una volontà politica e culturale fortemente consapevole sia della necessità di fare i conti con l’esperienza del comunismo storico novecentesco, sia della necessità di una rivisitazione analitica delle categorie interpretative della realtà fin lì usate. Un’ipotesi progettuale che aveva l’ambizione di riproporre la necessità della rottura e del superamento del modo di produzione capitalistico proprio nel momento in cui esso appariva vincente e destinato ad essere l’unico orizzonte possibile dell’organizzazione sociale. La Rifondazione, in fondo, con quest’ordine di questioni doveva misurarsi. Siamo riusciti a farlo? L’onestà intellettuale impone di rispondere NO.

La storia politica di Rifondazione Comunista ha portato da altre parti. Abbiamo navigato a vista, in qualche modo garantendoci la sopravvivenza come soggetto politico, mentre le questioni fondamentali, di cui si è detto sinteticamente prima, sono state abbandonate come un cane morto, semplicemente scegliendo di voltare pagina rispetto all’esperienza storica che l’aggettivo comunista poteva richiamare.

Non appare perciò infondata l’ipotesi che sia stato questo deficit analitico e dunque progettuale ad aver dato lentamente alimento all’idea che quell’aggettivo fosse un elemento di disturbo da buttare via e con esso le ragioni che nel processo storico concreto lo alimentavano e lo legittimavano. A presentarsi decisivo è, dunque, un forte elemento di soggettività, che negli ultimi anni ha prodotto una pratica di abbandono dei luoghi del conflitto sociale e perciò la rinuncia a cercare risposte progettuali nel concreto presentarsi della contraddizione capitale/lavoro. La ricerca e lo scavo critico che dovevano fondarsi sul rapporto teoria-prassi-teoria non potevano che venir meno. Ma il bertinottismo e il gruppo dirigente che lo incarna l’hanno fatta semplice ( a conferma che degli autodidatti non ci si deve fidare mai) : hanno fatto del Partito della Rifondazione Comunista un partito di opinione incardinato su campagne mediatiche che hanno alimentato derive personalistiche di cui la triste vicenda della partecipazione di Bertinotti alle Primarie dell’Unione è stata nello stesso tempo causa ed effetto. E la conseguenza che ne deriva sempre è che in un partito di tal natura non possono trovare spazio né partecipazione né democrazia. In questo senso quello che sta accadendo nelle ultime settimane ne è solo la naturale e ovvia conseguenza, anche se non bisogna dimenticare che Rifondazione ha sofferto da sempre, e a tutti i livelli, di logiche verticistiche e antidemocratiche a partire da quando il buon Cossutta , nell’estate del 1993, convinse l’ex socialista Bertinotti, che, tra l’altro, nel 1991 aderì al PDS di Occhetto, a iscriversi a Rifondazione per….fare il Segretario politico….

E oggi siamo all’epilogo, mentre lasciano il tempo che trovano le denunce di tanti compagni/e sulle pratiche antidemocratiche relative alla cosiddetta Cosa rossa o alla questione del simbolo di cui tanto si parla in questi giorni.

Proteste inutili.

I Circoli si sono andati svuotando perché la dirigenza bertinottiana ha preferito rincorrere le alleanze elettorali col risultato di cancellare l’impegno e l’intervento politico nei luoghi della contraddizione sociale abbandonando definitivamente ogni ipotesi di trasformazione intorno a cui costruire conflitto e aggregazione, le sole condizioni in grado di muovere le donne e gli uomini concreti verso obiettivi condivisi e, dunque, su un piano di massa, le sole condizioni in grado di garantire rapporti di forza favorevoli per gli operai, per i pensionati, per i precari, per i senza diritti e di conseguenza per lo stesso Partito. Proprio l’esatto contrario della direzione di marcia imboccata.

Basta solo pensare alla vicenda della cosiddetta Sinistra Europea, un fantasma confuso nel fumo del pressappochismo politico che ha avuto come unico risultato quello di disorientare i compagni permettendo , però, nel contempo al gruppo dirigente bertinottiano di cancellare l’opzione comunista liquidata come un non problema. Per non parlare del metodo con cui il tutto è stato calato sui compagni e sul Partito. Per fortuna la realtà non perdona e ci sarebbe da chiedersi dove è andata a finire quella geniale trovata……

Per quanto ci riguarda è solo un esempio del modo con cui in questi anni il gruppo dirigente del Partito della Rifondazione Comunista ha concepito il proprio agire politico.

Sul piano metodologico è la stessa identica pratica che ha condotto il Partito all’alleanza di Governo i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti o, meglio, sono tutti sul groppone di operai, pensionati, precari e migranti. Difesi a parole e tartassati nei fatti, visto che Rifondazione Comunista ha scelto in Parlamento di votare le peggiori sconcezze al punto che anche padre Zanotelli ha sentito il bisogno di invitarli pubblicamente a vergognarsi insieme ai loro sodali della cosiddetta Cosa Rossa.

E sono proprio le vicende di questi ultimi anni e mesi a imporci di lasciare Rifondazione Comunista.

Ce ne andiamo per rimanere coerenti con ciò che pensiamo, con ciò che in questi anni abbiamo affermato e praticato, ma soprattutto per poter continuare a stare dalla parte degli operai, dei pensionati e di chi è senza diritti.

In un nostro documento di due anni fa, quando il gruppo dirigente bertinottiano trascinò il nostro partito dentro l’ Unione senza nemmeno discutere di contenuti (ricordate? il cosiddetto programma arrivò mesi dopo), scrivevamo : non si tratta di condividere opzioni generiche [con gli altri partiti dell’Unione n.d.r.] ma [di condividere] scelte ben definite a tutela di interessi sociali precisi e determinati…. individuando….obiettivi e strumenti. Senza questa condizione minimale giudicavamo pericolosa e avventata l’adesione all’Unione e la partecipazione al Governo che ne sarebbe eventualmente derivato perché, proseguiva il nostro documento di allora, continuiamo a sentire i Fassino, i D’Alema, i Rutelli e compagnia sciorinare il rosario liberista sulla contrattazione, sui salari, sulle privatizzazioni, sul sostegno a Confindustria, sulle pensioni, sulla guerra, sulle missioni militari italiane e altro ancora. Almenoché, aggiungevamo, il nostro segretario non sia convinto di spostare a sinistra Luca Cordero di Montezemolo con annessa Confindustria, che non fa mistero di aver abbandonato la barca berlusconiana per prendere a referente politico credibile l’Unione e il suo ceto politico.

Ma più di qualsivoglia documento, oggi parlano i fatti. La presenza al Governo di Rifondazione Comunista non solo non ha portato il segno di una onesta socialdemocrazia, ma si è rivelata una presenza totalmente subalterna agli interessi dei grandi potentati economico-finanziari, evitando persino, come forza politica, pratiche di battaglia sociale che dovevano,invece, rimanere al primo posto di un impegno coerente. E’ il caso della campagna per la raccolta delle firme per la presentazione della Proposta di Legge di iniziativa popolare per il ripristino della Scala Mobile che Rifondazione ha totalmente ignorato in 4 regioni (tra cui la Puglia a presidenza Vendola) per non dire dell’impossibilità di trovare, per quella campagna, un responsabile per ogni Federazione. E oggi quelle firme giacciono negli scatoloni del Palazzo senza che il Partito si preoccupi di portare quella proposta in Parlamento. Non sarebbe questo un agire concreto per difendere il potere d’acquisto di salari e pensioni ? Ma non basta. Mentre il Governo Berlusconi prevedeva lo scippo del TFR dei lavoratori dal gennaio 2008, questo Governo, nel silenzio più totale di Rifondazione, si è permesso di anticipare al 30 giugno 2007 la scadenza della scelta, regalando così alle Società che gestiscono i Fondi sei mesi di entrate finanziarie. Per non dire del fatto che, mentre non si trovano risorse per Scuola, Sanità e Servizi sociali (basti pensare alla vicenda vergognosa dei contratti), questo Governo riesce a trovare 23,5 miliardi di Euro per le spese militari nel 2008 che vanno ad aggiungersi a quel 13%% in più (rispetto all’ultima Finanziaria di Berlusconi) del 2007. Soldi di tutti, questi, che saranno utilizzati per i satelliti spia militari e per le armi pesanti compresi gli aerei da combattimento nel rispetto del protocollo firmato a Washington, nel febbraio scorso, dal sottosegretario alla difesa. E che fa il pacifista e non violento Partito della Rifondazione Comunista ? Esattamente come ha fatto per la guerra in Afghanistan, vota, vota e ancora vota a favore di tutta questa robaccia ad eccezione di Turigliatto e Rossi. Dove sono, in pratica, i no alle guerre e alla corsa agli armamenti gridati per anni nelle strade e nelle piazze d’Italia? Esemplare in questo senso è la questione della base militare americana di Vicenza contro cui si sta ribellando un’intera popolazione, mentre dalle parti del Governo si ribadisce che l’impegno preso con gli americani deve essere mantenuto. Non c’è un problema di sovranità da difendere specie a fronte delle servitù militari ? É questo che tutti noi e con noi milioni di uomini e donne volevano da Rifondazione Comunista? A nome di chi stanno in Parlamento e al Governo i Giordano, i Bertinotti, i Migliore e tutti gli altri ? Si potrebbe continuare a lungo, con la questione dell’aumento dell’età pensionabile, con i precari che continueranno a rimanere precari e anche peggio, con gli immobili della Chiesa che continueranno a non pagare l’ICI (Rifondazione ha votato una ventina di giorni fa contro un emendamento che prevedeva l’abolizione di questo privilegio), con una condizione salariale che si sta facendo ogni giorno più drammatica per milioni di famiglie italiane.

NO, non possiamo più essere complici di tutto questo, di questa colossale truffa consumata ai danni di milioni di uomini e donne del nostro Paese da un manipolo di burocrati che, dopo essersi impadroniti del Partito col metodo dei colpi di mano, lo hanno allontanato dalle ragioni di milioni di lavoratori, pensionati e giovani il cui futuro è nelle nebbie della più totale incertezza.

E vien da sorridere quando si sente Bertinotti affermare che il governo ha fallito.

Purtroppo non è così.

Prodi e il suo Governo hanno fatto esattamente quello che intendevano fare. Hanno rispettato perfettamente le consegne.

Ad aver fallito è Bertinotti e il gruppo dirigente bertinottiano, uscito dal Congresso di Venezia.

Un fallimento che si tinge persino di ridicolo quando si pensa che Franco Giordano, subito dopo la manifestazione del 20 ottobre scorso, dichiarava : da questo momento Prodi è più forte di prima….. La dimostrazione del fatto che aveva capito tutto….

E come risposta a tanto disastro, e ancora con un colpo di mano, ci stanno propinando una soluzione organizzativa, la ormai non più Cosa Rossa, fatta di generiche opzioni progressiste, subalterne al dominio del presente al punto da far apparire rivoluzionarie le vecchie socialdemocrazie del Novecento.

Ma la compagnia (Verdi, Mussi e PdCI) con cui Bertinotti e Giordano stanno cercando di mettere insieme questo cosiddetto nuovo soggetto politico ha avuto, in questi mesi di partecipazione al Governo, gli stessi comportamenti di Rifondazione su salari, precari, pensioni, guerra ecc. ecc. Sarebbe questa la risposta a tanto disastro sociale ?

Non è evidente che siamo di fronte solo ad apparati di Partito che stanno cercando solo di salvare se stessi come ceto politico ?

Per tutto questo il nostro rapporto col Partito della Rifondazione Comunista si conclude qui. Quello che invece non finisce, perché siamo e rimarremo comunisti, è il nostro impegno politico che continuerà accanto a tutte quelle realtà collettive che nel nostro Paese, in questi mesi, si stanno battendo con coerenza contro le guerre e le spese militari, per i diritti del lavoro e contro la precarietà, per un mondo liberato dalle ingiustizie sociali e dallo sfruttamento che il modo capitalistico di produzione cala sull’uomo. Sappiamo di non essere soli. Sarà la realtà concreta del processo storico e le battaglie di classe che saremo capaci di combattere a determinare e a indicare le forme e gli strumenti, anche organizzativi, che ci permetteranno di continuare a batterci per un mondo di individui liberi ed uguali, per quel socialismo che qualcuno vorrebbe cassare anche dal vocabolario.

Sappiamo che dentro Rifondazione Comunista ci sono compagni che sicuramente ritroveremo nelle lotte per un mondo più giusto e anche a loro ci rivolgiamo con queste nostre note.

A Rovereto ci troverete ancora in via Portici 33, dove, da questo momento, non ha più sede Rifondazione Comunista, ma il Collettivo Politico della Vallagarina ! NO PASARAN.

Due parole che vogliono richiamare la volontà di combattere e di resistere, superando con l’agire collettivo, difficoltà e differenze. Esse furono la parola d’ordine con cui i combattenti della Repubblica spagnola affrontarono con un coraggio senza pari le armate fasciste di Franco a pochi anni dall’inizio della seconda guerra mondiale.

Rovereto, 12 dicembre 2007

Approvato all’unanimità dal Direttivo del Circolo del PRC della Vallagarina

Antonio Mura - segretario e membro CFP
Enrico Modena - presidente del Collegio di Garanzia e membro CFP
Massimiliano Frapporti - membro Direttivo del Circolo e CFP
Alberto Berti - membro direttivo del Circolo
Sara Volpato - tesoriera, membro del Collegio provinciale di Garanzia e membro CFP
Giuliano Eccher - membro Direttivo del Circolo
Chiara Cavagna - iscritta
Yuri Viesi - iscritto
Giovanna Beberi - iscritta
Costantino Avanzi - iscritto

Il circolo PRC della Vallagarina

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