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Sotterranei della giustizia

Sotterranei della giustizia

(14 Novembre 2009) Enzo Apicella
Tre medici e tre agenti penitenziari indagati per la morte di Stefano Cucchi

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    (Omicidi di stato)

    Sulla morte di mio fratello, Aldo Bianzino

    (16 Dicembre 2007)

    Cari amici,
    vorrei mandarvi una copia della lettera che ho recentemente spedito al Presidente della Repubblica riguardo alla morte di mio fratello avvenuta nel carcere di Capanne. Grazie dell'attenzione.
    Claudio Bianzino

    Aldo Bianzino

    Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

    Signor presidente, nonostante la grande stima che ho nei suoi confronti, mi perdonerà se, seguendo l’esempio dei miei genitori, volutamente non uso le lettere maiuscole nel rivolgermi a lei ed alle istituzioni in genere, nel tentativo di riavvicinarvi un po’, almeno simbolicamente, alla popolazione italiana.

    Leggo sui giornali, con immensa gioia, che é stata finalmente presentata all’ONU la moratoria internazionale sulla pena di morte. Credo che sia una grande battaglia di civiltà portata avanti dal nostro Paese.

    La vicenda di cui vorrei informarla, però, è un’altra.

    Non so se ha sentito parlare di quell’uomo di 44 anni, trovato morto nel carcere di Capanne, nei pressi di Perugia, la mattina del 14 ottobre scorso.

    Quell’uomo era un falegname che viveva nelle campagne dell’Umbria, nel cuore del nostro Paese, e conduceva una vita fatta di duro lavoro, amore per la propria famiglia ed i suoi tre figli, di preghiera ed amore per la natura. Quell’uomo costruiva mobili, mensole, porte, finestre, soppalchi. Era una delle persone più tranquille del mondo, quell’uomo, ed era circondato da centinaia di persone che gli volevano bene. Era un nonviolento, un “gandhiano”, e, come me, avrebbe apprezzato moltissimo l’iniziativa per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo. Quell’uomo la sera del 12 ottobre è stato arrestato perché nel suo orto è stata trovata qualche piantina di canapa indiana per uso personale.

    La canapa, come è noto, è quella pianta che i nonni dei nostri nonni hanno coltivato e utilizzato per centinaia di anni, fino all’introduzione in Europa del tabacco, pianta che, a differenza della canapa, provoca dipendenza e causa milioni di morti in tutto il mondo.

    Va da sé che se in un Paese aumentano le cose considerate illegali, il mondo dell’illegalità trova nuova linfa per alimentarsi e diventare sempre più forte. Ecco probabilmente perché, venendo incontro alla mafia, alla camorra, alla ‘ndrangheta, alle multinazionali del tabacco, nonché alla malavita in genere, la canapa è stata equiparata alle droghe ed inserita tra le sostanze illegali.

    Fermo restando, comunque, che il problema della droga, quella vera, quella che si trova con gran facilità in tutte le discoteche, o quella di cui fanno uso molti uomini d’onore che siedono sui banchi di Montecitorio e Palazzo Madama, sia un problema molto serio. Ma torniamo al nostro uomo, un problema ancor più serio.

    L’arresto è avvenuto al termine di una giornata di perquisizioni, a seguito delle quali, oltre alle piantine, si è scoperto che il falegname aveva soldi in casa per un valore di 30 (trenta) euro, e nessun conto in banca o in posta. E’ stato quindi deciso di mettere l’uomo, totalmente incensurato, in una cella di isolamento, e lasciare a casa, per un tempo indeterminato, un ragazzino di 14 anni in compagnia della nonna ultranovantenne in precarie condizioni di salute.

    C’è chi dice che l’uomo sia stato scambiato per qualcun altro, forse per uno spacciatore, forse per un anarchico o chissà chi.

    I fatti ci raccontano che dopo l’arresto, sono state effettuate le consuete ed accurate visite mediche e psichiatriche, attestanti che l’uomo era in perfette condizioni psico-fisiche, con pressione arteriosa e battito cardiaco ottimali. La mattina del 14 l’uomo è stato trovato morto.

    I medici legali, la voce della scienza, ci dicono che dopo la prima autopsia sul corpo dell’uomo sono state riscontrate delle lesioni. Lesioni compatibili con l’omicidio. Compatibili con la tortura. Tortura che, se confermata, è stata certamente compiuta da professionisti, gente addestrata ad uccidere con metodi che non lasciano segni esteriori, ma svariate lesioni interne, riscontrabili solo tramite esami autoptici.

    Ovviamente c’è un’indagine in corso, che potrà confermare o meno queste ipotesi. Ed a proposito dell’indagine, essendo lei anche il presidente del Csm, vorrei informarla di alcuni particolari. Si sa che un carcere di “sicurezza” è tenuto ad essere videosorvegliato ed a fornire le immagini di tutto ciò che succede al suo interno, 24 ore su 24. Ma le attese immagini chiarificatrici non hanno ancora chiarito nulla. Si sa anche che quando un magistrato fissa l’incidente probatorio è obbligato a convocare tutte le parti in causa. Ma anche questo non è successo. Ultima precisazione, poi, che potrebbe apparire alquanto bizzarra: il magistrato che sta conducendo le indagini è la stessa persona che ha ordinato l’arresto dell’uomo.

    E’ ovvio, comunque, che in un Paese civile come il nostro, un Paese che diffonde democrazia, pace e giustizia in tutto il mondo, ci si aspetterebbe che, se ci fosse qualcuno sospettato per aver commesso un simile assassinio, costui fosse quanto meno sospeso dal proprio incarico. Beh, non ci crederà, signor presidente, ma questo non è successo.

    Un Paese come il nostro, che porta alta la fiaccola dei diritti umani ed urla al resto del mondo di abrogare la pena di morte, consente a propri dipendenti, sospettati di simili atrocità, di continuare ad esercitare la loro “professione” indisturbati, magari nei confronti di altri uomini o donne. Magari proprio in questo momento, mentre le sto scrivendo.

    Sabato 10 novembre a Perugia c’è stata una grande manifestazione, piena di giovani e con oltre duemila persone, che chiedevano verità e giustizia per quell’uomo. Chiedevano di poter vivere in un Paese migliore, signor presidente.

    Ho la speranza, signor presidente, che un giorno qualche nazione, ancora più civile della nostra, vada all’ONU a chiedere che venga fatta piena luce sulle centinaia di morti che avvengono all’interno delle carceri italiane.

    Questo per sperare di poter vivere in un mondo un po’ più giusto, un po’ più libero, un po’ più vivibile.

    Così come avrebbe voluto anche quell’uomo. Quell’uomo che si chiamava Aldo. E che era mio fratello.

    Distinti saluti.

    Claudio Bianzino

    Fonte

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    Commenti (2)

    Purtroppo la legge non è uguale per tutti

    Sono entrata per caso in questo sito cercando delle rose da pintare nel mio giardino come dono per mio figlio Fabio che è volato in cielo.
    Mi dispiace davvero tanto per Aldo certo anche se avesse sbagliato poteva essere giusto il carcere ma di sicuro non questa fine ,avrebbe scontato la sua pena ma era Vivo ,il problema è che in italia non abbiamo una legge che punisce chi causa la morte di persone innocenti,non ci si rende conto se non si prova sulla propria pelle sono vicina al dolore della famiglia non ci si può rassegnare quando si perde una persona cara sensa un perchè.
    Dovremo ribellarci tutti ,e non voltare le spalle solo perchè non è capitato a me e quindi non mi interessa. Io perso mio figlio ,aveva soli quindicianni,una vita davanti è per colpa di un maledetto che non si è fermato allo STOP ,ha spezzato in un attimo la sua vita ,tutti i suoi sogni,in un attimo a distrutto tutto,e tutti noi lasciandoci nel dolore più atroce perdere un figlio ,è l'unicio fratello per l'altro figlio che mi è rimasto,e anche in questo caso come tanti analoghi tanti ragazzi che hanno perso la vita in incidenti stradali per colpa di altri dovè la giustizia ? dovè lo stato ? Purtroppo i nostri figli non ci sono più ,e più nessuno potrà restituirceli, ma almeno un pò di pace e giustizia dovevano darcela, invece vengono incolpati per omicidio colposo e sono più liberi di prima non cè un solo giorno di carcere per loro ,ho il ritiro della patente niente pronti ad uccidere ancora ,a farsi publicità , ho a diventare personaggi
    è i nostri figli ? già dimenticati ? il nostro dolore ?
    Per questo capisco la famiglia del povero Aldo che magari è finito in carcere per cosa di poco conto rispetto ad un assassino che gira liberamente ,a godere del sole ,quando persone come Aldo ,e mio figlio non potranno più vederlo per colpa loro.
    Scusatemi per lo sfogo
    saluti grazie

    (21 Febbraio 2008)

    una mamma disperata

    f.finizio@alice.it

    Aldo non verrà dimenticato tanto presto.

    (Un saluto anche alla mamma disperata.)

    (24 Agosto 2008)

    A.

    info@hempyreum.org

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