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(31 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Aereoporto della Tuscia: una posizione contraria c’è!

(16 Dicembre 2007)

La posizione favorevole alla realizzazione del terzo scalo aeroportuale a Viterbo, da parte dell’Università degli Studi della Tuscia, è apparsa più volte sulla stampa locale.

Facendo parte dell’Università, sia come semplice iscritto, che come rappresentante degli studenti in uno degli organi di Ateneo, voglio esprimere la mia posizione fermamente contraria all’aeroporto.

Posizione, per altro, già espressa da me in altri ambiti della vita politica e sociale della città.

Probabilmente con questa lettera rivangherò soltanto un aspetto che molti non vorranno sentire, ma se una posizione contraria c’è, è bene che emerga.

Leggendo l’articolo del 26 novembre 2007 apparso su “La Stampa” col titolo “L’Italia degli aeroporti inutili” si evince chiaramente l’inutilità (appunto) dei numerosi, se non numerosissimi, scali aeroportuali presenti nel nostro territorio.

Ci troviamo di fronte a ben 101 impianti con tanti altri in attesa di realizzazione o ancora in cantiere.

Invito quindi, tutti coloro che auspicano uno sviluppo per la Tuscia a confrontarsi con le realtà che già vivono questa situazione (o questo problema, a seconda dei punti di vista) per valutare quale tipo di “evoluzione” hanno potuto registrare grazie a queste strutture.

Li invito, poi, anche a domandarsi perché, nei luoghi dove è presente un aeroporto, la cittadinanza si mobiliti per avere una migliore qualità della vita e il rispetto per la propria salute. Si veda Ciampino con le manifestazioni NO-FLY; ad una delle quali ho avuto il piacere di partecipare anche io.

Nel caso in cui l’aeroporto non dovesse accogliere un bacino elevato di utenze, dall’articolo si legge: “Insomma, i piccoli aeroporti sono più un costo che un beneficio. Non solo, ma contribuiscono a disperdere finanziamenti, richiedono una mole considerevole di altre spese a carico delle casse pubbliche (dalla viabilità accessoria ai nuovi parcheggi, dai servizi anti-incendio ai controlli doganali) e spesso si cannibalizzano uno con l’altro. Come accade tra Rimini e Forlì. I casi più clamorosi degli ultimi anni sono quelli di Taranto (a fronte di una spesa di 100 milioni di euro nel 2006 ha visto transitare appena 16 passeggeri)”.

Nell’ipotesi in cui l’utenza sarà numerosa, mi rivolgo a chi afferma che la realizzazione di questo scalo andrà addirittura incontro alle direttive del protocollo di Kyoto, stupendomi del fatto che non si comprenda la logica commerciale che sta dietro a tutto, orientata all’aumento del numero di voli nel mondo, non alla riduzione dell’inquinamento. La presenza dei nostri 101 aeroporti lo dimostra; invece di dividersi il traffico aereo, lo incrementano.

Servono più aeroporti perché ci saranno sempre più voli. Più voli ci sono, più aumenta l’inquinamento. Perciò siamo ben lontani dall’osservanza dei parametri del protocollo di Kyoto.

Il fatto poi di utilizzare argomentazioni degne dei totalitarismi novecenteschi (come qualcuno ci ha accusati di fare) mi fa soltanto sorridere insieme all’accusa di “manicheismo” della serie “amico” (se la pensi come noi), “nemico” (se non la pensi come noi) oppure, detta alla “Guccini”: “o con noi o traditore”.

Nei fatti invece, la parte che si è voluta ritenere “anormale” non era di certo quella dei favorevoli all’aeroporto…purtroppo!

Sono intervenuti Europarlamentari e scienziati, a livello nazionale (su giornali e televisioni) per manifestare la loro contrarietà allo scalo viterbese e sulla stampa locale sembrava che avessero parlato dei “giullari di corte” degnandoli della stessa attenzione. Invece, non appena intervistata la prima persona pro-aeroporto di Viterbo, sembrava di trovarsi, ad un tratto, davanti ad una fonte più che autorevole; più “manicheismo” di questo.

Ho appreso poi, con stupore che la tratta Orte - Civitavecchia sarà conclusa.

Questa è l’inequivocabile dimostrazione che a Viterbo non si è voluto intervenire, quando si poteva fare in ogni momento.

Perciò, non ringraziamo le autorità locali e i nostri politici nazionali per la realizzazione dell’aeroporto, ma chiediamo loro perché nessuno è intervenuto per creare infrastrutture adeguate ad un Capoluogo di Provincia come il nostro; non ringraziamo tanto meno il comitato pro-aeroporto, ma chiediamo loro perché non si è creato un gruppo di tale fattezza per andare incontro alle esigenze territoriali di base che interessano la Tuscia.

Un esempio fra tutti sono i pendolari, riunitisi in vari comitati o coordinamenti per esprimere il loro disagio causato dagli innumerevoli ritardi e dalle assurde soppressioni dei treni, pur non avendo ottenuto lo stesso successo. Perché pensiamo all’aeroporto e non pensiamo a potenziare le linee ferroviarie già esistenti?

Altro esempio: perché nessuno fa niente per evitare la riconversione a carbone della centrale Torrevaldaliga nord?

Forse perché quasi tutti gli organi di informazione e quasi tutta la politica si smuovono solo quando ci sono mega (inutili) progetti da compiere.

Tutto ciò che si pensa possa derivare dalla costruzione dell’aeroporto era semplicemente ottenibile con il volere di chi ci ha governati fino ad ora e non ha mai voluto.

Ci troviamo in una città medioevale con risorse naturali, culturali ed artistiche su cui dovremmo porre veramente attenzione.

Abbiamo l’Università, i beni culturali, la zona termale; sono questi i centri da cui dovrebbe svilupparsi l’economia di un territorio.

E’ per questo che la scelta senza remore, da parte dell’Università degli studi della Tuscia, di appoggiare quest’opera, la considero profondamente sbagliata.

Naturalmente questa lettera è firmata a titolo personale, ma vuole essere uno stimolo nei confronti di chi all’interno dell’università, non approva, come me, questa scelta.

Invito perciò tutti i docenti, gli studenti, i ricercatori e i laureati (specie in Beni Culturali) che si vogliono opporre a questo scempio, ad esprimere il proprio dissenso.

Fabrizio Cardoni

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