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(28 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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Lavoratori del commercio in lotta per un contratto dignitoso!

(21 Dicembre 2007)

Dopo poco più di un mese (16,17 novembre 2007) dall’ultimo sciopero generale di categoria, i lavoratori del commercio TDS incrociano nuovamente le braccia e scendono in piazza per il rinnovo del loro contratto nazionale di lavoro.

Un contratto scaduto da circa un anno e su cui la voce grossa di Confcommercio ,una delle piu’ feroci controparti datoriali del mondo del lavoro, si fa’ ampiamente “sentire” rifiutando di fatto ogni confronto e riavvicinamento negoziale e premendo su libertà aziendali in termini di flessiblità e ristrettezze salariali.

C’e’ da dire però che sebbene una situazione del genere non trova di sicuro precedenti simili, il tutto non può e non deve essere attribuito all’unica responsabilità della controparte ma ad una politica sindacale che mai come in questo settore sconta gli effetti di un’impostazione sbagliata in termini di direzione politica generale a cui attingono a piene mani le esigenze padronali.

Gli enormi profitti conseguiti dalle più grandi aziende della distribuzione presenti in Italia( COIN, PANORAMA,ESSELUNGA, AUCHAN, OVIESSE, CARREFOUR, COOP ecc) sono il risultato di accordi che negli anni hanno consentito a queste imprese di spadroneggiare nel settore e di acquisire piena libertà nel mercato del lavoro.

Aziende che ora si prendono addirittura il lusso di elargire i cosiddetti “30 denari” come futuro anticipo di aumenti salariali contenuti nel ccnl in via di rinnovo(MEDIAWORLD) o addirittura di concedere 250 euro di buoni spesa per i propri dipendenti(BILLA)!

Tutto questo per attaccare alla base il Contratto Collettivo di Lavoro Nazionale, renderlo carta straccia ed aumentare livelli di sfruttamento e di profitto!

Non bastano quindi piattaforme rivendicative che cerchino solo di frenare i forti appetiti del capitale commerciale o che tentino di far “ragionare” le potenti multinazionali del settore sulla necessita’ di raggiungere accordi che limitino una precarieta’ ed una flessibilita’ devastanti.

Va osservato che se nell’industria, o in genere in tutte quelle attività economiche sottoposte alla concorrenza dei paesi in via di sviluppo con basso costo del lavoro, la precarietà e la flessibilità vengono presentate come mali necessari per mantenersi competitivi sui mercati mondiali, tutto ciò non è giustificabile nel commercio. Il settore della grande distribuzione non è sottoposto alla concorrenza asiatica , le merci vengono vendute in loco, non è possibile pensare di delocalizzare la vendita del latte a Milano aprendo un ipermercato a Pechino. Nessuna motivazione di ordine economico giustifica quindi la precarietà e la flessibilità come prodotti della competizione globale. L’unico motivo è l’incremento dello sfruttamento da cui i profitti sono proporzionali.

Occorre rimettere in discussione l’intero sistema economico-produttivo che delocalizzando sempre piu’ industrie e siti produttivi in altre parti del mondo, non riesce poi, a mantenere adeguatamente le varie prospettive di crescita economico-sociale che sul territorio dice di poter sviluppare.

I lavoratori del commercio TDS rappresentano una delle categorie in cui piu’ alto e’ il livello di ricattabilita’ aziendale ed in cui piu’ elevate sono le cosiddette tipologie di assunzione.

Ristabilire giuste e degne condizioni di lavoro significa combattere il male alla radice: contrastare il pacchetto Treu del ’95, lottare contro la legge 30 del passato governo Berlusconi e sconfessare il protocollo sul Welfare appena varato dal Governo Prodi, portatore di nuovi regali alle imprese e a ulteriori sacrifici per i lavoratori!Aiutata da un quadro politico assai favorevole, Confcommercio rappresenta un simbolo di forte arroganza sociale ; non si presenta ai tavoli perche’ritiene di poter chiedere sempre di piu’. Ovviamente ognuno svolge il “proprio” mestiere; sono altri che l’hanno abbandonato e di fatto favorito queste situazioni!

Le misere elemosine delle Controparti Cooperative(50 euro anticipate, piccole concessioni sul mercato del lavoro ecc.) dimostrano come il modello FIAT di Marchionne abbia fatto breccia purtroppo in questa categoria ed e’ doveroso denunciare dunque come un errore il fatto che non si sia indetto lo sciopero anche nel settore della distribuzione cooperativa.

Un errore che tende a dividere il fronte di lotta dei lavoratori e che quindi lo rende piu’ debole!

Le rivendicazioni salariali contenute nella piattaforma( 78 euro) e le piccole richieste normative tendenti alla “normalizzazione” dell’intero comparto dimostrano ancora una volta quanto sia forte la cosiddetta sindrome del governo amico da parte di moltissimi solerti dirigenti sindacali.

Rompere con questa impostazione tardoconcertativa e’ utile e quanto mai necessario per riprendere in mano le redini della trattativa e farle assumere anche un profondo significato democratico dal sapore antigovernativo!

-contro ogni forma di precarieta’ e flessibilita’ vere cause del degrado economico e sociale!
-contro la distruzione del Contratto collettivo nazionale di lavoro unica garanzia di unita’ e diritti!
-contro le elemosine delle imprese ed i regali fiscali a queste del governo!
-per la tutela generale di salari, diritti e condizioni di lavoro!
-per un rinnovo contrattuale che recuperi le perdite salariali degli ultimi anni!
-per l’estensione e l’unificazione di tutte le categorie in lotta!

Pellegrini Enrico
Esecutivo nazionale RETE 28 Aprile in Filcams CGIL

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