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(14 Agosto 2012) Enzo Apicella

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    "Per Marzotto una nuova via al lusso"

    intervista del Corriere della Sera a Innocenzo Cipolletta, presidente della Marzotto del maggio 2000

    (10 Agosto 2000)

    Economista, gran divoratore di dati e statistiche quando dirigeva l'Isco, l'Istituto studi sulla congiuntura, funzionario del Tesoro, consulente di ministri, direttore generale della Confindustria. Innocenzo Cipolletta, in trent' anni di carriera, ha cambiato ruolo molte volte. Ma, pur conoscendo l'industria a menadito, gli mancava finora una esperienza sul terreno.

    Dall'8 maggio è presidente della Marzotto e in questi cinque mesi ha già sentito quanto sia diversa la qualità del suo lavoro.

    "La Confindustria è una organizzazione che tratta con la politica - spiega da Parigi dove ha partecipato alla Fiera dei filati -. Tutti si attendono una risposta su tutto, la più rapida e la più incisiva possibile. Qui ritrovo lo stesso mondo industriale, ma dall'altra parte del tavolo. In azienda le risposte ai problemi debbono seguire una strategia di lungo periodo. E oggi ho tempo per riflettere".

    E' più difficile parlare con i giornalisti alla Confindustria o alla Marzotto?

    "Dalla Confindustria voi volete reazioni che seguano il ciclo della politica. Alla Marzotto si segue il ciclo dell'industria".

    E il suo passato di economista l'ha riposto nel cassetto?

    "Conosco economisti che hanno trascorso la vita negli uffici studi, poi , una volta arrivati a un ruolo di responsabilità, parlano male degli uffici studi. Non farò mai così. Farò il presidente con il mio bagaglio di statistico e analista".

    Questo per lei è un vero passaggio in fabbrica. La Marzotto ha le sue radici nell a vecchia industria dove si sente ancora lo sferruzzare dei telai...

    "E' vero, ma stia attento a non dare un' immagine troppo convenzionale. Tre quarti del fatturato Marzotto proviene ormai dall'abbigliamento, il 79% è prodotto all'estero, abbiamo marchi come Missoni, Ferrè e soprattutto Hugo Boss che si collocano nei segmenti alti dalla moda".

    Eppure la percezione è un' altra: Marzotto vecchia industria, carica di tradizione, ma poco innovativa.

    "La transizione è in corso ormai da molto tempo. Non siamo riusciti ancora a spiegarla, a farla comprendere al pubblico".

    Allora, come definirebbe questo mutamento in modo semplice e conciso? Dal filo di lana ai confini del lusso?

    "Direi al lusso abbordabile. Il nostro target è sempre più elevato e ci spostiamo nei segmenti ad alto valore aggiunto. Senza abbandonare il tessile, dove siamo leader assoluti (soprattutto nei filati di lana e lino). Lo stesso vale per il mercato mondiale: sempre più internazionali, senza lasciare l'Italia. Alla Marzotto abbiamo avviato una riflessione strategica e certamente ci sono aspettative molto forti".

    Nel vostro futuro c' è ormai l'abbigliamento e la moda. Il tessile rappresenta il passato?

    "Nient' affatto. Nel tessile stiamo portando avanti una for te ristrutturazione che significa nuove tecnologie. Sono qui a Parigi per la fiera dei filati. Lei non ha idea che livello di innovazione occorre per produrre stoffe sempre più sofisticate, che resistano alle condizioni esterne, siano morbide e facil i da portare, diano effetti nuovi di colore, di lucentezza".

    Un gruppo integrato dal filo al vestito. Non ce ne sono più molti. Non è anche questo un residuo del passato?

    "Marzotto, in effetti, è pressoché unico; Zegna, Loro Piana, Cerruti, hanno dim ensioni ben più piccole. E' una specificità italiana quella di conciliare il tessuto e la moda. E noi vogliamo coltivarla".

    Ma le produzioni si fanno sempre più all'estero.

    "Stiamo seguendo il classico ciclo del prodotto: in Italia resta quello ad alto valore aggiunto, all'estero gli altri, importanti in termini di volume. Del resto, in Veneto o in buona parte del Nord Italia non si trovano più operai. La nostra strategia è spostare l'azienda sempre più verso il consumatore. l'e-commerce e i l business-to-business saranno di notevole aiuto. Un vestito non lo si compra con un clic sul computer, ma Internet è formidabile per avvicinare il cliente".

    Ciò vuol dire più distribuzione, meno produzione?

    "No, una logica manifatturiera che arriva alla distribuzione dove vogliamo espanderci ancora. Il nostro approccio è offrire uno stile di vita. Hugo Boss è già orientata in questo senso. Così come Marlboro Classics, con uno stile sportivo, all'aria aperta, diverso da quello urbano di Hugo Boss. Lo stesso vale per gli altri marchi e le altre licenze".

    Che cosa succede con Ferrè se l'azienda cambia proprietà?

    "Aspettiamo di vedere se le discussioni aperte porteranno a qualcosa. Ma per noi Ferrè resta importante. E il contratto rimane valido".

    Per espandere l'offerta avete bisogno di acquisire altre aziende. State pensando a qualche obiettivo in particolare?

    "Ci guardiamo intorno, naturalmente. Ma la nostra filosofia non è comprare per comprare".

    Quando diceva che non è stato spiega to bene il cambiamento, voleva dire che il mercato non vi ha capito?

    "Siamo stati a lungo in mezzo al guado. Nel 2001 giungeranno a compimento i processi avviati, a quel punto sarà più chiara la nostra riorganizzazione in termini di marchi e di strut tura

    Parigi, 10 Agosto 2000

    Stefano Cingolani

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