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(7 Agosto 2010) Enzo Apicella
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    (Il nuovo ordine mondiale è guerra)

    No alla guerra

    mozione presentata al Comitato Politico provinciale Venezia

    (21 Dicembre 2002)

    Respinta con 7 voti a favore, 23 contrari, 3 astenuti

    Il Comitato Politico Provinciale invita gli organismi dirigenti, i circoli e gli iscritti del partito ad agire con il massimo impegno per la costruzione di un ampio e unitario movimento per opporsi "senza se e senza ma" alla guerra annunciata contro l'Iraq e il suo popolo dai governi Usa e britannico e contro il sostegno politico e militare a tale aggressione annunciato dal governo Berlusconi. Nel quadro unitario del movimento, il Prc deve impegnarsi per fare la massima chiarezza sulle ragioni imperialiste e neocoloniali della guerra, nonché per denunciare la logica di classe delle posizioni assunte dai gruppi dirigenti dell'Ulivo, pur divisi sui modi per fronteggiare la crescente opposizione popolare alla guerra. L'impegno contro la guerra va investito nella battaglia più generale per la costruzione della più ampia opposizione sociale e politica contro il governo Berlusconi.

    La crisi capitalistica internazionale e le compatibilità della costruzione imperialistica europea costringono il governo delle destre a un netto appesantimento dell'offensiva antioperaia e antipopolare su lavoro, sanità, scuola, pensioni, contratti.

    La crisi dell'Ulivo e dei DS di fronte alle politiche di guerra del governo, cosi come il collateralismo alla cordata bancaria -Intesa Bci - San Paolo Imi - Unicredito - Capitalia- nel corso della vicenda Fiat, rivelano agli occhi delle larghe masse la vera natura di classe dei gruppi dirigenti di questo schieramento (uniti nella rappresentanza degli interessi anche imperialistici del grande capitale italiano, anche se oggi divisi sui modi di fronteggiare la pressione pacifista della propria base elettorale). La preoccupazione di queste forze è preparare l'alternanza liberale per il 2006. Da qui anche la volontà di confinare l'opposizione politica al governo su un terreno essenzialmente democratico e istituzionale.

    Le proposte diverse che vengono dalla sinistra dei DS, da Cofferati, dal gruppo dirigente della Cgil, cosi come la proposta di un nuovo soggetto politico ( partito del lavoro?) lanciato in questi giorni da autorevoli esponenti sindacali della Cgil e della sinistra politica di area socialdemocratica, non sono in grado di rappresentare una vera alternativa a questa politica liberale, sia perché puntano strategicamente a un accordo con le forze che la incarnano (esemplare la proposta di accordo col il centro borghese di Prodi) sia perché non propongono una vera alternativa in termini di programma e di piattaforma di lotta contro il governo, su cui impegnare una lotta generale per riaggregare e riunificare il blocco sociale alternativo, scompaginare la base popolare delle destre, costruire le condizioni per dare la spallata al governo Berlusconi e prospettare un'alternativa di classe.

    La proposta, avanzata dalla maggioranza dirigente del partito, di costruzione di una "sinistra alternativa" che si allea con la sinistra moderata e quindi con il centro borghese, ricostruendo di fatto il centrosinistra dopo aver annunciato la morte dell'Ulivo, ci appare assolutamente insufficiente come alternativa al ricostruendo movimento politico socialdemocratico, in quanto insistente sullo stesso terreno teorico-programmatico, oltre che subalterna e priva di prospettiva per il movimento operaio e delle larghe masse.

    Il nostro partito può e deve contrastare apertamente questi disegni politici.

    La costruzione del partito, tanto più oggi in una fase di sviluppo delle lotte e dei movimenti di massa come l'attuale, deve basarsi su una proposta alternativa nella classe operaia e nei movimenti di massa, impegnando su questo una aperta battaglia per l'egemonia.

    Gli assi della proposta del nostro partito devono da un lato puntare a costruire una piattaforma di lotta unificante, dall'altro indicare una prospettiva generale per la sconfitta delle destre. L'indicazione di una lotta ad oltranza, della costruzione di uno sciopero generale prolungato, l'occupazione degli impianti delle aziende che licenziano, la rivendicazione della nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori, ecco gli assi rivendicativi transitori, con l'obiettivo di un governo dei lavoratori.

    Su queste basi il nostro partito può e deve incalzare con una proposta di unità d'azione, previa rottura col centro borghese, tutte le forze della sinistra socialdemocratica (Cofferati) anche al fine di svelarne il ruolo subalterno politico e sindacale.

    Venezia 19. 12. 2002

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